Notizie Notizie Italia Risiko banche, Bper è pronta, la sposa ideale è Ubi? Per qualcuno nozze meglio di quelle Ubi-Banco BPM

Risiko banche, Bper è pronta, la sposa ideale è Ubi? Per qualcuno nozze meglio di quelle Ubi-Banco BPM

19 Novembre 2019 11:22

Risiko banche, Bper pronta per un’aggregazione nel 2020. Quale sarà la sposa ideale? In un’intervista rilasciata  lo scorso 11 novembre a La Repubblica, il numero uno  Alessandro Vandelli, amministratore delegato di Bper, si era così espresso:

“A questo punto ci sono le condizioni per le aggregazioni, nel mondo bancario: la tempistica non è imminente, ma nemmeno troppo lontana, il 2020 sarà ragionevolmente l’anno delle riflessioni. Bper si farà trovare pronta”

Vandelli aveva precisato che al momento “non ci sono dossier aperti” ma “le banche potenzialmente coinvolte non sono molte: Banco Bpm, Ubi, Bper e Mps”.

Quale potrebbe essere a questo punto la partner perfetta per Bper? Equita oggi dirama una nota, commentando l’intervista che è stata rilasciata al Sole 24 Ore dal numero uno di Ubi banca, Victor Massiah.

Nella nota, Equita mette in evidenza quelli che sono, a suo avviso, i punti principali dell’intervista:

  • le fusioni fra banche sono frenate allo stato attuale dalla necessità di spesare immediatamente i costi per gli esuberi oltre che dai differenti modelli di calcolo degli assorbimenti patrimoniali. Secondo noi questi, oltre a questi vincoli, gli ostacoli di governance rendono meno probabile una fusione fra UBI e BAMI (Banco BPM, per l’appunto). In base ai nostri calcoli una fusione fra UBI e BPE potrebbe comportare oneri one-off per 1,4bn (di cui 820mn per riduzione del personale), portando il CET1 della combined entity da 12,5% a 11%, livello che potrebbe essere aumentato tramite cessioni e/o un aumento di capitale da 500mn-1bn.
  • La nuova partnership di bancassurance verrà presentata col piano industriale del 1Q (primo trimestre). Indirettamente quindi l’AD conferma che UBI opterà – come era ragionevole attendersi – per la conferma dell’attuale assetto che fa leva sul know-how di un player industriale, rinunciando quindi al riacquisto delle quote delle società. In base ai nostri calcoli la vendita e il riacquisto delle quote nelle fabbriche prodotto assicurative potrebbe portare a un rilascio di capitale di circa 90bps.
  • UBI non intende applicare tassi negativi sulla raccolta.

Secondo Equita, insomma, è molto più probabile un matrimonio tra Bper e Ubi Banca, che non tra Ubi Banca e Banco BPM. Ed è anche su questa ipotesi che il mercato sta scommettendo, premiando Bper, che si conferma il titolo bancario migliore del 2019, e che viaggia ai massimi dal 2018.

Un assist al settore bancario arriva oggi con la nota di DBRS, che plaude agli ulteriori progressi che gli istituti di credito italiani hanno continuato a fare nel terzo trimestre, riducendo ancora gli NPL, ovvero la mole dei crediti dei deteriorati.

Commento positivo, da parte dell’agenzia di rating, anche riguardo al controllo sui costi operato dalle banche. Non tutto è andato però bene, a causa delle conseguenze negative prodotte dal contesto dei tassi al di sotto dello zero.

Nella nota si legge infatti, in riferimento al settore delle banche, che “i loro coefficenti patrimoniali si sono ulteriolmente rafforzati, ma i ricavi core hanno continuato a essere sotto pressione in uno scenario caratterizzato da bassi tassi di interesse e dalle strategie di de-risking in corso”.

In generale, gli analisti di Dbrs hanno indicato che le cinque maggiori banche italiane (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Mps, Ubi Banca) hanno registrato profitti netti complessivi per 2,4 miliardi di euro nel terzo trimestre 2019 rispetto a 1,1 miliardi dell’analogo periodo nel 2018.

“Questo significativo miglioramento – hanno spiegato – riflette principalmente alcuni oneri straordinari per circa 800 milioni di euro del terzo trimestre. Escludendo questi elementi, l’utile netto aggregato è aumentato del 28% su base annua”.

DBRS ha dato indicazioni positive anche sul Return on Equity totale relativo ai primi nove mesi del 2019 si è attestato al 6% in media contro 5,5% nello stesso periodo del 2018.

Riguardo invece all’intervista che il numero uno di Ubi Banca Victor Massiah, ha rilasciato al Sole 24 Ore, dal colloquio è emersa una certa cautela riguardo al dossier delle aggregazioni bancarie.

Ciò non significa che l’AD di Ubi Banca si sia mostrato contrario a procedere a una fusione. I suoi sono stati piuttosto degli avvertimenti:

Le fusioni tra banche? Non si improvvisano. Servono analisi serie perché la storia ci dimostra che non tutte le aggregazioni sono state di successo”.

Ovvero?

“A livello di sistema esiste indubbiamente una frammentazione che va superata. Ma servono analisi serie. In particolare con una approfondita valutazione di almeno due elementi di cui si parla poco. Il primo: i nuovi principi contabili internazionali impongono di spesare interamente all’inizio i costi di fusione, che riguardano soprattutto gli esuberi di personale. Il secondo: la attenta valutazione dei modelli interni di rating delle banche coinvolte e l’impatto della loro armonizzazione sugli indici di capitalizzazione”.

Si tratta di due elementi che tuttavia, precisa Massiah, non sono “impedimenti”, ma che richiedono “un attento esame sia per valutare quale sia l’opportunità migliore sia, addirittura, per decidere di non procedere ad aggregazioni in questa fase”.