Rischi e opportunità nei bond emergenti: la caccia ai rendimenti si fa più selettiva
Prosegue e si intensifica la caccia ai rendimenti. Gli investitori sono ormai consapevoli che continuare a prestare denaro a Paesi come Germania, Francia, Olanda, Spagna non ha più senso visti i ritorni che si ottengono. I rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona trattano infatti sempre più in calo, a causa dei crescenti timori sulla salute dell’economia globale e degli Stati Uniti.
Oltre a ciò, l’azione delle banche centrali di Europa e USA è destinata a consolidare il trend in atto anche nel lungo periodo. Così gli unici Paesi in grado di offrire rendimenti appetibili sono rimasti quelli appartenenti all’area dei Paesi Emergenti, ex BRICS o delle economie di frontiera. Non senza assumersi alcuni rischi che vanno ponderati e valutati caso per caso poiché il debito emergente non è tutto uguale e l’attuale forza del dollaro ha ripercussioni diverse sull’economia dei diversi Stati indebitati in valuta forte.
In aumento i flussi di capitale verso i Paesi Emergenti
In linea generale, comunque, i flussi dall’inizio dell’anno verso i bond dei Paesi Emergenti hanno superato i 31 miliardi di dollari, in aumento rispetto al 2018. Un trend che – secondo gli analisti di TCW – continuerà nel breve e medio termine, dato il sottopeso strutturale che gli investitori istituzionali hanno riservato in quest’area. La crisi in Venezuela e il recente declassamento del rating sul debito pubblico dell’Argentina al limite del default non hanno certo stimolato ulteriormente lo spostamento di capitali verso asset meno sicuri. Tuttavia, nel complesso, una possibilità di rialzo per il mercato emergente potrebbe derivare dalla soluzione o ammorbidimento della disputa commerciale fra USA e Cina in materia di dazi commerciali a maggiore rassicurazione degli animi degli investitori.
Paesi emergenti in precario equilibrio
I bond dei mercati emergenti restano comunque molto rischiosi visto lo stato di precarietà su cui si regge la crescita economica mondiale. Così – spiega Spencer Rodriguez, analista TCW per i mercati emergenti – “se, da un lato l’obbligazionario emergente dovrebbe beneficiare in caso di un moderato rallentamento o di una stabilizzazione della crescita globale, dall’altro sarebbe a rischio nell’eventualità di un rallentamento o di una recessione significativa globale in grado di innescare un ‘flight to quality’ o anche di una brusca ripresa che possa generare inflazione e tassi più alti”. Detto ciò – conclude Spencer – “il nostro scenario di base per il resto del 2019 non prevede nessuno di questi due sviluppi estremi”.
Preferire i bond in dollari a quelli in valuta locale
All’atto pratico gli analisti ritengono che sia più prudente investire in bond emessi in dollari. La forza del biglietto verde rappresenta una minaccia per gli emittenti che si finanziano sui mercati internazionali e, in assenza di più che adeguate riserve locali, i Paesi più deboli rischiano di avere non pochi problemi. Come recentemente è accaduto in Argentina, dove il deludente risultato delle elezioni primarie per innescare un violento sell-off di bond e titoli di stato che il Paese non è stato in grado di arginare. L’effetto contagio non è avvenuto, a dimostrazione che il debito emergente non è tutto uguale.
Brasile, Ucraina e Indonesia
Dal punto di vista operativo – spiega ancora Spencer di TCW – “preferiamo i bond in valuta forte rispetto a quelli in valuta locale e i Paesi con rendimenti elevati e driver di crescita idiosincratici, come il Brasile e l’Ucraina. Il segmento high yield (HY) è rimasto indietro rispetto al rally dei Treasury USA: le posizioni in quest’area potranno beneficiare dei trade di ‘catch-up’. Sono interessanti anche alcuni bond sovrani investment grade (IG), tra cui alcune new entry mediorientali dell’indice, che scambiano con un premio rispetto ai bond IG dei Paesi sviluppati e che dovrebbero continuare a beneficiare dei rendimenti bassi nei mercati avanzati. Infine, ci piacciono i mercati HY nei Paesi dove la crescita è sostenuta dalle azioni della banca centrale, come l’Indonesia”.