Rialzo tassi Fed non fa paura a Société Générale. Che scommette sulle valute emergenti
La Fed non spaventa le valute emergenti e tanto meno spaventa gli analisti di Société Générale, che consigliano di puntare su alcune monete dell’area. Questo, nonostante le strette monetarie che la Fed sta continuando a varare nel processo di normalizzazione dei tassi. In teoria i mercati emergenti dovrebbero essere vulnerabili all’adozione di manovre di natura restrittiva da parte degli Usa, a causa dei diversi debiti contratti che sono stati denominati in dollari e, dunque, per la pressione al rialzo che l’apprezzamento del dollaro avrebbe sui costi di finanziamento dei debiti.
Eppure dall’inizio del 2017 la performance è stata positiva per la maggioranza delle valute emergenti scambiate contro il dollaro, soprattutto per il peso messicano, che è salito del 15%, ma anche per lo zloty polacco, la corona ceca, il rand del Sudafrica, il rublo e lo won della Corea del Sud.
A soffrire è stato invece il real brasiliano, che ha perso il 2% dall’inizio dell’anno, scontando il caos politico che ha investito il paese.
Société Générale accetta la scommessa Fed e dichiara di essere bullish soprattutto sul peso messicano, sul rand e sulla lira turca: ovvero, proprio su quelle valute su cui il consensus è al momento ribassista e l’interesse degli investitori è modesto.
Eppure sarebbero proprio queste monete, per Jason Daw, responsabile della strategia forex nei mercati emergenti di Société Générale, ad avere invece il “maggior potenziale”. Meglio evitare invece il real brasiliano e il rublo ai livelli correnti.
In un’intervista rilasciata a Bloomberg Daw minimizza gli effetti che i rialzi dei tassi della Fed avranno sulle valute emergenti in generale (il secondo rialzo dei tassi del 2017 è atteso proprio nella giornata di oggi).
Daw motiva il proprio ottimismo con l’approccio della Fed, che sta optando per strette monetarie graduali e costanti, senza prendere alla sprovvista i mercati. Di conseguenza, afferma l’esperto, le valute emergenti subiranno un impatto molto lieve e nel corso del prossimo trimestre le operazioni di carry trade continueranno a confermarsi una buona strategia.
Così Daw, in una nota recente:
“Le monete emergenti stanno seguendo il copione degli anni 2004-2007. Quel ciclo ci ha insegnato che le valute possono riportare buone performance anche quando le banche centrali iniziano – comunque lentamente e in modo graduale – a ridurre le loro politiche accomodanti, in uno scenario di reflazione sostenuto da dinamiche di crescita favorevoli”.