Notizie Notizie Mondo Primo semestre 2020: focus sul possibile temporaneo rialzo tassi

Primo semestre 2020: focus sul possibile temporaneo rialzo tassi

23 Dicembre 2019 15:50

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno è il momento di fare riflessioni su quello che sta per arrivare. Il clima generale è complessivamente ottimista dopo un anno record come afferma Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM secondo cui il possibile temporaneo rialzo dei tassi nella prima parte del 2020 è tale da generare potenziali prese di profitto sulle borse (intorno al 2,5%-3% di T-note decennale tenuto conto dell’attesa di un dividend yield S&P 500 pari a circa il2%) e indurre le banche centrali nuovamente a intervenire.

Possibile temporaneo rialzo dei tassi 

“Da diversi anni sposo l’ipotesi di un trend primario decrescente dei tassi, con sole temporanee (benché talvolta non brevissime) fasi rialziste”, afferma Cesarano. Le ragioni sono molteplici ma, secondo l’analista di Intermonte SIM, due sono quelle principali: 1) il trend tecnologico che ha ridotto drasticamente i costi di produzione grazie anche a una diffusa delocalizzazione; 2) il trend demografico, che sta attraversando una fase acuta di invecchiamento delle principali economie sviluppate (Giappone, Germania e Italia in primis).

“Il rialzo dei tassi potrebbe inizialmente essere salutato come una prova del fatto che davvero qualcosa si sta muovendo in senso positivo per l’economia, come stanno segnalando alcuni indici anticipatori in area Euro e, in particolare, la sintesi offerta dall’indice di sorpresa di Citigroup, al massimo da febbraio 2018” continua l’esperto. Il calo dei listini potrebbe essere indotto anche da una Cina meno amichevole rispetto a quanto appare ora alla vigilia della firma dell’accordo di primo livello, dal momento che semplicemente potrebbe rispettare solo limitatamente i suoi impegni scritti probabilmente in forma vaghi e comunque facilmente eludibili.

 Il calo dei listini potrebbe però allertare le banche centrali, in particolare la FED, preoccupata dal possibile impatto in termini di effetto ricchezza e inducendola a tornare in campo non tanto e non solo tramite un taglio dei tassi, ma soprattutto trasformando l’attuale non QE in un QE vero e proprio incentrato non più sui bills ma sui t-note sul comparto 2-5 anni. La BCE, dal canto suo, potrebbe progressivamente trasformare il QE in un “green QE”, una volta definita in modo più preciso la cosiddetta tassonomia, ossia la classificazione dei criteri necessari per determinare cosa è da reputarsi finanziariamente green e quindi meritevole degli acquisti dell’Istituto.

“In estrema sintesi: un 2020 potenzialmente caratterizzato da una curva complessa da affrontare, nella forma di tassi temporaneamente in rialzo e tali a un certo punto da indurre un calo dei listini azionari con successivo stimolo perilritorno in campo delle banche centrali, FED in primis. Una curva collocabile nell’arco del primo semestre” conclude Cesarano.