Notizie Notizie Italia Pop Bari: da Fitd subito 400 milioni? Intanto scatta operazione ‘Fake Bank’ su Banca Base

Pop Bari: da Fitd subito 400 milioni? Intanto scatta operazione ‘Fake Bank’ su Banca Base

20 Dicembre 2019 08:39

Mentre arrivano nuove indiscrezioni sull’operazione salvataggio Pop Bari, i militari della Guardia di Finanza di Catania e del nucleo speciale di polizia valutaria arrestano il presidente del Cda e il direttore generale di Banca Base, Piero Bottino, di 63 anni, e Gaetano Sannolo, di 47, nell’ambito dell’operazione ‘Fake Bank’.

Banca Base si conferma l’ultima banca italiana che, nelle ultime ore, alimenta nuovi interrogativi sull’attività di vigilanza di Bankitalia e, in generale, delle autorità di controllo sui mercati.

Ma iniziamo dai rumor che riguardano il dossier Popolare di Bari, secondo i quali il Fondo Interbancario di tutela dei depositi potrebbe agire con un “intervento lampo”. E’ quanto scrive il Sole 24 Ore, parlando di un esborso di 400 milioni e facendo riferimento alla riunione del Consiglio dell’Fitd che si terrà oggi.

I soldi potrebbero arrivare entro la fine di quest’anno o, più tardi, entro il gennaio del 2020. “Secondo alcune interpretazioni, l’operazione dovrebbe essere realizzata già entro il 31 dicembre per riportare gli indici patrimoniali – in particolare il Cet 1 ratio e il Total capital ratio – oltre le soglie di guardia. Secondo altre letture, invece, ci sarebbe tempo per fare il tutto a gennaio, in vista delle segnalazioni dei dati prudenziali fissate per l’11 febbraio“.

Il senso improvviso di urgenza si spiegherebbe – stando a quanto ha riportato il quotidiano di Confindustria – con la preoccupazione della Bce, che monitora attentamente l’ennesimo caso bancario italiano, anche se la vigilanza diretta spetta a Bankitalia (che ha commissariato l’istituto)

Al momento, l’opzione preferibile per sostenere subito Pop Bari auspicata dai  tecnici del fondo guidato da Salvatore Maccarone e da Giuseppe Boccuzzi e dagli advisor (Kpmg per il Fitd, Mediobanca e Oliver Wyman per la banca) – scrive ancora il Sole – potrebbe prendere la forma di una sottoscrizione di un bond subordinato At1.

L’istituto pugliese è stato salvato dal governo M5S-PD con un decreto, che punta anche alla realizzazione di una banca di investimento. I registi principali del salvataggio saranno Mediocredito Centrale (MCC) e il Fondo interbancario:

“In base al decreto verrà disposto un aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), confermando così la determinazione del Governo nel tutelare i risparmiatori, le famiglie, e le imprese supportate dalla BPB”.

Con il decreto governativo, vengono stanziati  «fino a 900 milioni» per la Banca Popolare di Bari. I soldi arriveranno a Invitalia, ovvero all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. (società per azioni italiana partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia) che li erogherà poi a Mediocredito, che potrà rilevare le azioni di Banca Popolare di Bari, consentendone così il rilancio, attraverso una operazione di ricapitalizzazione.

Quella di oggi, con la riunione del Consiglio del Fondo interbancario di tutela dei depositi, potrebbe dunque essere una giornata cruciale per Pop Bari, quanto meno per definire la tempistica degli aiuti e per cercare di smorzare i timori della Bce.

Crack Banca Base, con operazione Fake Bank arrestati presidente e direttore generale

Nelle ultime ore, si sta parlando anche di un’altra banca italiana. Una banca piccola: Banca Base, dopo che, nella giornata di ieri, il presidente del Cda e il direttore generale Piero Bottino, di 63 anni, e Gaetano Sannolo, di 47, sono stati arrestati, e posti ai domiciliari, da militari della guardia di finanza di Catania e del nucleo speciale di polizia valutaria nell’ambito dell’inchiesta sul crack dell’istituto di credito

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa, i reati ipotizzati dalla Procura distrettuale di Catania, sia  per gli arrestati che per i 18 indagati, sono, in concorso, bancarotta fraudolenta, falso in prospetto, ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza e aggiotaggio.

L’inchiesta ha per oggetto la bancarotta di Banca Base, ovvero di Banca Sviluppo Economico s.p.a. , con lo stato di insolvenza che è stato dichiarato dal Tribunale civile di Catania nel dicembre 2018 e confermato in appello nell’aprile 2019.

L’operazione delle Fiamme Gialle, denominata “Fake Bank’, secondo l’accusa, avrebbe consentito di “tracciare la perpetrazione ripetuta di illecite condotte operate dalla governance della ‘fallita’ banca etnea consistenti in operazioni finanziarie anti-economiche e dissipative del patrimonio societario in dispregio dei vincoli imposti dall’Autorità di Vigilanza”.

A spiegare in modo dettagliato la vicenda Banca Base è un articolo di Sudpress:

Banca Base nasce nel 2007 e nel febbraio del 2009 apre due sportelli a Catania e a Misterbianco. Dal 2010 fino al 2018 Bankitalia compie quattro azioni ispettive attraverso le quali l’istituto bancario si trova “in cattivo stato di salute caratterizzato dall‘imprudente e spregiudicata concessione di prestiti e affidamenti in assenza di garanzie reali e da apporti partecipativi sempre poco trasparenti”.

Nonostante le sanzioni amministrative e i richiami, totalmente ignorati, Banca BASE ha continuato ad operare loscamente.

“Una delle conseguenze del crack bancario è stato che: “tutti coloro che avevano un conto corrente presso l’istituto di credito si sono trovati in difficoltà. I correntisti si sono visti chiudere i loro conti correnti, per cui non avevano la possibilità di prelevare le proprie risorse versate. Per fortuna la normativa di settore è venuta incontro a questi soggetti e con l’intervento dei FONDI INTERBCANCARI DI TUTELA DEI DEPOSITI, la banca è stata assistita durante la fase di chiusura e i correntisti della quota prevista dal fondo sono stati tutetali. Dunque, NON tutti i beni dei correntisti sono venuti meno”, ha dichiarato il colonnello Raffaele D’Angelo, stando a quanto segnala ancora l’articolo.

Così rivela LaSicilia.it, riportando gli esiti delle indagini delle Fiamme Gialle:

“Le investigazioni delle Fiamme Gialle – consistite nell’esecuzione di perquisizioni presso le sedi e i domicili dei soggetti coinvolti nonché di intercettazioni telematiche e di analisi documentali – hanno messo in luce una serie di operazioni commerciali fasulle, non rispondenti alle ordinarie logiche economiche, funzionali a un mero “abbellimento” dei bilanci e concretamente idonee a minare l’integrità del patrimonio di Banca Base. Per esempio, una cessione di una partita di crediti, ormai “carta straccia”, dal valore nominale di 5 milioni di euro, valutati al netto per 250 mila euro, per un corrispettivo di 300 mila euro a favore della società modenese, con uffici operativi a Napoli, “Cooperfin S.P.A.”; tra le anomalie di questa vendita di crediti sofferenti, realizzata il giorno prima della chiusura del I trimestre 2016, spiccano il passaggio totale dei rischi a carico della “COOPERFIN”, la quale avrebbe dovuto corrispondere un importo superiore allo stesso valore netto delle attività acquisite; in altre parole, nel bilancio di Banca Base il portafoglio di 124 crediti sofferenti viene sostituito con un credito nei confronti della società acquirente.

Nel 2016 Bankitalia chiede la ripatrimonializzazione dell’istituto. “L’operazione di capitalizzazione che, secondo Bottino, avrebbe messo in salvo Banca Base, doveva realizzarsi attraverso l’intervento di una Banca degli Emirati Arabi e una società maltese. Anche qualora una simile operazione di immissione di liquidità in Banca Base fosse stata realizzabile, a dir poco non trasparenti apparivano i reali investitori e palese era la difficoltà di risalire ai reali possessori delle disponibilità vista la presenza anche di soggetti collocati in giurisdizioni non cooperative (tra le quali, Cayman) – scrive ancora LaSicilia.it – A tutto questo va aggiunto l’intermediazione di un italiano gravato da precedenti specifici per attività finanziaria abusiva, truffa, appropriazione indebita, formazione fittizia del capitale e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza, bancarotta, trasferimento fraudolento di valori”