Pmi eurozona e inflazione salari, notizie contrastanti per la Bce
Gli indici Pmi preliminari di maggio hanno evidenziato un nuovo slancio della ripresa economica nell’Eurozona. La crescita continua ad essere trainata dai servizi, ma la produzione manifatturiera si è avvicinata a livelli di stabilizzazione. Ci sono indicazioni positive anche per quanto riguarda l’inflazione, un tema sempre caro alla Bce in ottica di tagli dei tassi di interesse. Dall’altro lato, la crescita dei salari negoziati del primo trimestre ha superato le previsioni, lanciando un allarme per la banca centrale.
Pmi eurozona: salgono manifatturiero e composito, crescita stabile dei servizi
Secondo la stima flash di maggio, che prende in considerazione l’85% delle risposte al sondaggio, l’indice Pmi composito è salito a 52,3 punti, rispetto a 51,7 di aprile (consensus 52), segnalando un incremento dell’attività economica nel settore privato dell’area dell’euro per il terzo mese consecutivo.
Questo periodo di rinnovata crescita fa seguito a una sequenza sostenuta di cali nella seconda metà del 2023 ed estesa fino al 2024. Inoltre, il tasso di espansione è stato solido, accelerando per il secondo mese consecutivo, fino ad essere il più rapido in un anno.
L’espansione complessiva della produzione è stata nuovamente trainata dal settore dei servizi, dove l’attività è aumentata per il quarto mese consecutivo. Il relativo indicatore è rimasto stabile a 53,3 punti (attese 53,6) mentre il Pmi manifatturiero è cresciuto da 45,7 a 47,4 (stima 46,1), registrando il quattordicesimo mese consecutivo di declino ma anche il valore più elevato della serie negativa.
Pmi Germania in miglioramento, incognita Francia
A livello geografico, si si sono registrate tendenze diverse all’interno della zona euro. La Germania ha registrato un aumento della produzione per il secondo mese consecutivo, con un ritmo di crescita sempre più sostenuto che ha raggiunto il massimo in un anno (52,2 punti).
D’altro canto, l’attività delle imprese in Francia ha fatto un passo indietro, diminuendo a 49,1 punti dopo l’aumento del mese precedente. L’espansione più forte si è registrata ancora una volta nel resto dell’eurozona, dove la produzione è aumentata a un ritmo marcato, risultato il più rapido dall’aprile 2023.
Bene discesa inflazione per Bce, segnali positivi anche per la crescita
Commentando i dati PMI flash, Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha sottolineato le “buone notizie per la Bce, poiché i tassi di inflazione di costi e tariffe nel terziario si sono indeboliti rispetto al mese precedente. Questo sosterrà l’intenzione della Bce di tagliare i tassi alla riunione del 6 giugno. Tuttavia, il miglioramento delle previsioni inflazionistiche non basterà a far annunciare alla banca centrale che, a questi, seguiranno ancora ulteriori tagli”.
Per quanto riguarda la crescita economica, “siamo nella direzione giusta e, considerando i valori del PMI nelle nostre previsioni a brevissimo termine per il PIL, l’Eurozona, durante il secondo trimestre, potrebbe crescere dello 0,3%, scansando la minaccia della recessione. Sembra plausibile che entro quest’anno si possa raggiunger una crescita del PIL di circa 1%, e ci sono persino dei rischi di rialzo.”
La view di Ing su Pmi eurozona e Bce
Per gli esperti di ING, “l’attuale miglioramento dell’attività economica rappresenta una chiara rottura con il periodo di stagnazione in cui si trovava l’economia dell’Eurozona nel corso del 2023. Una ripresa dei salari reali è importante in questo caso, ma anche le condizioni finanziarie si sono leggermente allentate rispetto allo scorso anno e le aspettative per la domanda globale stanno migliorando. Questo si traduce in aspettative di crescita del PIL di circa lo 0,3 -0,4% per trimestre quest’anno.” Sul fronte della politica monetaria, per gli analisti, “il fatto che l’inflazione si sia attenuata a maggio sarà stato un sollievo per la Bce.”
Secondo l’indagine, infatti, i tassi di inflazione dei costi dei fattori produttivi e dei prezzi alla vendita sono diminuiti, pur rimanendo in ambedue i casi al di sopra della media pre-pandemia. La crescita dei prezzi di output ha rallentato soprattutto nel settore dei servizi, che “sarà attentamente monitorato dalla Bce prima della decisione sui tassi tra due settimane e potrebbe alimentare le aspettative di una riduzione, nonostante la ripresa dell’attività economica. Tuttavia, la portata dei tagli rimane limitata per ora, poiché si prevede che la crescita dei salari dell’Eurozona sarà più elevata di quanto inizialmente sperato questa mattina.”
Salari negoziati eurozona +4,7% nel 1Q
Nei primi tre mesi dell’anno le retribuzioni negoziate nell’eurozona hanno registrato un incremento del 4,7% su base annua, secondo quanto riportato stamani dalla Bce. La crescita dei salari è in accelerazione rispetto al quarto trimestre del 2023, in cui si era attestata al 4,5%. Inoltre, il dato odierno rappresenta la lettura più alta di sempre, al pari con il record del terzo trimestre dell’anno scorso.
Numeri deludenti per la maggior parte degli analisti, che stimavano una rilevazione stabile o in calo, malgrado le avvisaglie giunte ieri dalla Germania. La Bundesbank, infatti, ha annunciato un aumento delle retribuzioni pari al 6,2% nel primo trimestre, sottolineando le persistenti pressioni inflazionistiche sui salari.
Ora il focus per la Bce si sposta soprattutto sui numeri del prossimo 7 giugno, un giorno dopo la riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo. In tale data, Eurostat diffonderà i numeri sui compensi per dipendente, un parametro che secondo il capo economista della Bce, Philip Lane, rappresenta l’indicatore più completo per le pressioni salariali. A marzo, la banca centrale ha previsto che la crescita di questo parametro sarà in media del 4,5% quest’anno e rallenterà al 3% nel 2026, un livello considerato congruo con l’obiettivo di inflazione della banca centrale.