Pir ancora in rosso: Equita taglia stime raccolta 2019. Per ripartire? “Necessario ripristino vecchia norma”
Per i Piani individuali di risparmio (Pir) la situazione non migliora. Anzi, i deflussi dai fondi Pir proseguono. Lo dicono gli ultimi numeri ufficiali presentati da Assogestioni e contenuti nella mappa trimestrale del risparmio gestito pubblicata a settembre. Stando ai dati dell’associazione nel secondo trimestre 2019 i fondi aperti Pir compliant hanno registrato una raccolta netta negativa pari a -348,3 milioni di euro rispetto ai -2,2 milioni nel primo trimestre 2019. Il loro patrimonio promosso a fine giugno 2019 si è attestato a 18,5 miliardi contro i 18,8 miliardi di fine marzo. “Considerando il trend da inizio anno, abbiamo rivisto al ribasso le nostre stime di raccolta netta del 2019 da zero a -700 milioni di euro“, afferma Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, presentando il settimo “Pir Monitor“.
Equita: vincoli troppo restrittivi, necessario ripristino norma originaria
Un andamento che è da ricondurre alle novità che sono state introdotte a inizio 2019, quando sono arrivate le modifiche alla normativa introdotte con l’ultima legge di bilancio. A tal proposito, Equita ha sottolineato che l’andamento della raccolta da inizio anno ha mostrato come le modifiche apportate alla normativa sui Pir hanno significativamente ridimensionato l’attrattività di questo strumento. “Dopo 8 mesi con raccolta negativa, riteniamo che il nuovo governo dovrebbe considerare di ripristinare la vecchia norma sui Pir, che aveva avuto successo nel convogliare risparmio italiano a imprese italiane”, argomenta De Bellis dopo il messaggio lanciato dal presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos, in una intervista a “Il Sole 24 Ore”.
Aspettando gli Eltif
E mentre il 2019 non prosegue nei migliore dei modi per i Pir, ricorda che lo scorso 27 giugno è stato approvato un emendamento al decreto Crescita che prevede l’introduzione di un regime di esenzione fiscale del 26% sui rendimenti da Capital Gain per i sottoscrittori degli Eltif (European Long Term Investment Funds) fondi chiusi, che investono almeno il 70% del patrimonio in strumenti finanziari (non solo azioni) emessi da Pmi. “Gli incentivi partiranno da gennaio 2020, ma per diventare effettivi è necessaria l’autorizzazione della Commissione Europea e poi decreti attuativi – afferma la sim milanese -. Quello che auspichiamo è che i decreti attuativi siano chiari e senza incertezze interpretativi e applicabili senza interventi normativi successivi.