Pil Italia 2024: non solo inflazione, ago della bilancia anche lavoro e PNRR. Le stime di ING
“Il ciclo restrittivo dei tassi e l’effetto congiunto di vari fattori geopolitici hanno spinto l’economia italiana in una fase di stagnazione e la fine dell’anno sembra destinata a confermare questo tema“. Parte da questa considerazione l’analisi di Paolo Pizzoli, senior economist di ING, che oggi ha illustrato il nuovo outlook macroeconomico 2024 sull’Italia dal titolo “Aspettando la ripresa”.
Una crescita dell’economia italiana su cui impatterà nel 2024 l’inflazione ma anche la dinamica del mercato del lavoro e lo sviluppo degli investimenti. In un mercato che resta focalizzato sulle mosse delle banche centrali (domani c’è la prima riunione del 2024 della Fed) che arrivano da una “fase straordinaria” e sono chiamate ora a muoversi nella “fase di normalizzazione”.
Mercato vs banche centrali, il punto di partenza
Un punto di partenza imprescindibile sono proprio le attese relative alle mosse delle banche centrali, con il mercato che continua a scommettere su tagli anticipati. “Il mercato si sta mostrando particolarmente aggressivo e si attende un primo taglio dei tassi d’interesse da parte della Bce ad aprile (25 punti base) e una riduzione complessiva per l’intero 2024 di 125 punti base. Noi lo riteniamo eccessivo“, spiega Pizzoli. Al contrario ING si mostra prudente, con un primo taglio atteso a giugno e una riduzione di 75 punti base per l’intero anno. “Ci sono una serie di ragioni che ci inducono a pensare che la Bce sarà più prudente”, afferma Pizzoli che mostra nei due grafici sottostanti le tendenze degli ultimi 30 giorni.
Pil Italia 2024: non solo inflazione, dipenderà anche da dinamica lavoro e dal PNRR
“La crescita dell’Italia nel 2024 dipenderà non solo dall’andamento dell’inflazione e del mercato del lavoro, ma anche dalla velocità e dall’efficacia degli investimenti legati al Recovery Plan. L’impatto di un eventuale allentamento monetario, infatti, sarà solo graduale e l’uscita dalla fase di stagnazione sarà lenta”, segnala l’economista che per il 2023 si attende una crescita dello 0,7% e per il 2024 dello 0,4%.
“La stima per il 2024 potrebbe avere una sorpresa verso l’alto, che potrebbe essere rafforzata se i soldi del PNNR dovessero essere spesi in modo virtuoso e auspicabilmente accelerato”, avverte Pizzoli che per il 2025 indica, invece, un’accelerazione della crescita dell’economia tricolore al ritmo dell’1%.
“Una riaccelerazione che riflette in primis un recupero del potere d’acquisto favorito dall’inflazione e dal fatto che la Bce taglierà i tassi, e sul fronte degli investimenti da considerare la questione che il 2025 sarà l’inizio della volata finale del PNRR – osserva l’esperto di ING -. Ci sarà un boost, a mio modo di vedere, in quella fase che potrebbe anche essere più marcato, dipenderà soprattutto dalla capacità di implementazione”. E sul recovery plan aggiunge: “Se l’esborso della quarta tranche dovesse essere convogliato in nuovi investimenti più rapidamente di quanto previsto, potrebbero concretizzarsi delle revisioni al rialzo per le nostre previsioni di crescita. Un’eventuale partenza lenta dell’economia nel 2024 potrebbe rendere ancor più urgente un’implementazione accelerata del PNRR“.
Dinamiche dell’inflazione svolgeranno un ruolo importante su crescita 2024
“In Italia l’inflazione sta rallentando in maniera molto forte, oltre le nostre attese. Una discesa pilotata dai beni energetici”, sottolinea Pizzoli secondo il quale l’inflazione “rappresenta ancora un elemento di incertezza per quest’anno”, soprattutto “l’inflazione da servizi”.
Osservando le stime formulate di ING, le attese sono di un rialzo dell’inflazione del 6% nel 2023, e via via un rallentamento marcato che dovrebbe portare i prezzi al 2,2% quest’anno e al 2% nel 2025. Pizzoli ribadisce, in particolare, che i consumi “rappresenteranno il driver principale della crescita” e “le dinamiche dell’inflazione svolgeranno un ruolo importante nel delineare il profilo di crescita dell’Italia nel 2024″. E ancora mette in evidenza che “il costante calo dell’inflazione core (al 3,1% annuo a dicembre) giustifica le aspettative di una stabilizzazione dell’inflazione complessiva nell’intervallo 2-2,5% a metà anno. Se confermato, ciò rappresenterebbe un buon auspicio per una graduale accelerazione dell’economia nella seconda metà del 2024, trainata dai consumi privati e dagli investimenti, auspicabilmente sostenuti dagli sviluppi del mercato del lavoro”.
Questione lavoro e salari
Un altro tema sul tavolo è la questione mercato del lavoro. Pizzoli sottolinea che nonostante la crescita economica piatta, il mercato del lavoro è stato resiliente e si conferma una copertura efficace contro i rischi di recessione a breve termine. A novembre l’occupazione è cresciuta dello 0,1% sul mese e del 2,2% sull’anno. “Le intenzioni di assunzione abbastanza solide nel settore dei servizi per il primo trimestre del 2024 indicano una discreta domanda di lavoro in futuro. Il ritmo della dinamica salariale (le retribuzioni orarie sono cresciute del 2,7% annuo a novembre), sebbene non spettacolare, contribuirà a sostenere il reddito disponibile reale, precisa l’economista che aggiunge: “la trasmissione ai consumi sarà però probabilmente frammentaria, in quanto sarà accompagnata da una graduale convergenza del tasso di risparmio delle famiglie (al 6,9% nel terzo trimestre del 2023) verso la media pre-Covid dell’8%. L’impulso ai consumi sarà quindi contenuto, almeno nel 2024”.
Pil Italia 2023: la stima preliminare dell’Istat
Intanto proprio oggi l’Istat ha pubblicato la stima preliminare del Pil italiano per il 2023 che è cresciuto dello 0,7% rispetto al 2022, archiviato a +3,7%. Una cifra non lontana dalle indicazioni contenute nella NaDef dello scorso autunno in cui il governo stimava una crescita al ritmo dello 0,8%. L’Istat ha calcolato, in base alle stime preliminari dell’ultimo trimestre 2023, che la variazione del Pil italiano acquisita per il 2024 è pari a +0,1%.
Numeri che arrivano in una giornata densa di dati macro, soprattutto in arrivo dalla zona euro con la “sfilata” di dati sull’andamento del Pil nelle principali economie della zona euro (Germania, Francia e il dato aggregato per la zona euro).