Pil Cina rallenta a minimo in 28 anni. Ma caso Tencent alimenta ottimismo su azioni cinesi scambiate in Usa
L’indebolimento dell’economia cinese è conclamato, come emerge dal dato sul Pil reso noto nella giornata di oggi. Tuttavia, a fronte dei timori sulla crescita futura della Cina, alcuni analisti mettono in evidenza come, dopo un 2018 alquanto deludente, il 2019 potrebbe essere l’anno del riscatto dell’azionario made in China.
I fondamentali economici non fanno certo da assist: dai dati ufficiali diramati da Pechino, risulta che il Pil è salito l’anno scorso al ritmo del 6,6% su base annua, in linea con le previsioni, ma in rallentamento rispetto al 2017, quando l’espansione era stata pari a +6,8%.
La frenata è evidente nel quarto trimestre del 2018, con il tasso di crescita che si è ridotto ulteriormente al 6,4% dal 6,5% del terzo trimestre, in linea comunque, anche in questo caso, con le attese.
Sicuramente, a frenare l’espansione cinese, è stata la guerra commerciale Usa-Cina combattuta a colpi di dazi doganali. Guerra commerciale che, deprimendo il sentiment a livello globale, ha avuto i suoi effetti sull’economia di tutto il mondo e che, nel caso specifico cinese, ha zavorrato anche le quotazioni dell’azionario.
Facendo riferimento ad alcune tra le azioni più conosciute, Baidu ha terminato l’anno scorso con una perdita -32%, Tencent ha fatto -23%, Alibaba -21%.
E tuttavia, come fa notare il sito Cnbc, l‘FXI China large-cap ETF è balzato del 7% negli ultimi tre mesi, mentre quei titoli scambiati a Wall Street come Baidu, Alibaba, Tencent e Sina hanno riportato un rally di almeno +8% dall’inizio del 2019.
Tra l’altro, secondo Craig Johnson, responsabile dell’analisi tecnica di mercato presso Piper Jaffray, Tencent sta lanciando un segnale buy.
Tencent, spiega l’esperto, è precipitata del 47% dal massimo testato nel gennaio dello scorso anno fino allo scorso ottobre.
Da allora, il titolo ha segnato un rally che ha portato le quotazioni al record in quattro mesi. E ora, un indicatore chiave dell’analisi tecnica, l’MACD (moving average convergence divergence), segnala secondo Johnson il margine rialzista di cui beneficerebbe il titolo.
“Tutte le volte che abbiamo individuato un segnale buy MACD di una tale portata, abbiamo notato che 30 giorni più tardi il titolo era in rialzo, di norma, di quasi il 13%. E questo è un titolo che compreremmo”.
Tornando al Pil, occhio alla nota di ING, che fa riferimento ad alcune componenti del dato per mettere in evidenza i punti deboli dell’economia cinese.
Tra queste ci sono gli investimenti in asset fissi, balzati a dicembre dell’8,7%. Un trend di tutto rispetto, che tuttavia è stato sostenuto “dagli investimenti in infrastrutture, che da soli sono aumentati del 3,8% su base annua”, provocando la crescita dei metalli utilizzati nella produzione di linee della metro e progetti gestiti dalle autorità locali a salire del 15,4% su base annua”.
A proposito di produzione, si legge ancora nella nota di ING, “la produzione industriale è cresciuta più velocemente, al tasso annuo del 5,7% rispetto al precedente 5,4%. Tuttavia, ancora, se guardiamo ai dettagli, troviamo che i numeri relativi al capex sono in calo, non in crescita. Per esempio, la produzione di robot industriali ha segnato un tonfo del 12,7%, sempre su base annua”.
Il dato sulle vendite al dettaglio, infine, mette in evidenza “la cautela dei consumatori, che non sembrano molto inclini a spendere per beni di lusso. Tra l’altro, emerge che le vendite di automobili a dicembre sono scese dell’8,5% su base annua”.