Petrolio torna a soffrire, WTI in area a 85$ per la prima volta da gennaio. Opec+ starà a guardare?
Il petrolio negli ultimi mesi ha dilapidato buona parte dei guadagni del 2022. Il WTI ha toccato il minimo da gennaio in area 85 $ in coincidenza con l’ennesima prova di forza del dollaro USA (Dollar Index al nuovo massimo storico) e delle crescenti preoccupazioni sulla domanda globale. In particolare si guarda agli ultimi sviluppi in Cina con i nuovi lockdown Covid. Preoccupazioni degli operatori confermate questa notte dal dato sulla bilancia commerciale che ha evidenziato un forte rallentamento soprattutto delle esportazioni.
La Cina è il più grande importatore mondiale di petrolio. Tra le località che affrontano i blocchi spicca Chengdu nel Sichuan che ha esteso un ordine di soggiorno a casa per i suoi 21 milioni di residenti, mentre la capitale Pechino ha intensificato gli sforzi dopo aver scoperto nuovi casi e l’hub tecnologico di Shenzhen continua a essere soggetto a controlli sui movimenti.
OPEC+ alla finestra per ulteriori tagli
La debolezza del petrolio di inizio settembre si aggiunge ai cali messi a segno nei tre mesi precedenti e dettati dall’aggressività delle banche centrali nell’alzare i tassi per reprimere l’inflazione; politiche monetarie restrittive che stanno alimentando le attese di una caduta in recessione.
A inizio settimana era arrivato il taglio della produzione OPEC+ (-100 mila barili al giorno da ottobre) che ha offerto solo un sollievo momentaneo alle quotazioni di WTI e Brent. Riflettendo la debolezza del mercato, Riyadh ha anche ridotto i prezzi per i clienti in Asia e in Europa per le spedizioni del mese prossimo.
“Data la rinnovata debolezza, non escludiamo una qualche forma di intervento verbale da parte dell’OPEC+ a breve, per ricordare al mercato che possono tagliare una quota maggiore di produzione se necessario“, rimarcano gli esperti di MPS Capital Services.
“La decisione di riduzione della produzione da parte dell’OPEC+, con la conseguente risalita dei prezzi del greggio, sembra essere già svanita – rimarca Gabriel Debach, market analyst di eToro – . Prezzi dei futures sul Crude Oil americano che registrano nuovi minimi delle ultime 31 settimane, scambiando a circa 85 $/barile. Gli investitori restano infatti ancora in allerta sull’indebolimento delle prospettive della domanda, indotta dall’aggressiva stretta monetaria in tutto il mondo e dalle limitazioni imposte dalla Cina, primo importatore. Ad aggiungere nuove pressioni l’Iran”. Stando infatti ai media israeliani l’accordo tra America e Iran sarebbe fuori dall’ordine del giorno. A monte del cambiamento la mancanza di un accordo tra le parti. Mancanza di eventuale accordo che se da una parte può rappresentare minori pressioni al ribasso sul prezzo del greggio dall’altra potrebbe far riavvicinare gli Stati Uniti a Riyadh. “Intanto interessante osservare come la correlazione tra petrolio e azionario sia tornata positiva“, asserisce Debach.