Petrolio: incertezza dopo riunione Opec+, i tagli all’offerta non convincono gli analisti
La riunione dell’Opec+ si è conclusa con la promessa di ulteriori tagli alla produzione di petrolio ma ha lasciato aperti molti interrogativi tra gli operatori del settore, come dimostrato dalla volatilità registrata dalle quotazioni del greggio a seguito del meeting. Ecco i dettagli sulle delibere dei paesi produttori e alcune considerazioni degli analisti in merito.
L’esito della riunione Opec+
I Paesi produttori dell’Opec+ si sono accordati per aumentare i tagli alla produzione di 900 mila barili al giorno nel primo trimestre 2024. Questa riduzione si aggiunge a quelle già attualmente attive di Arabia Saudita e Russia, che hanno confermato i tagli rispettivamente pari a 1 milione e a 300 mila barili al giorno anche per i primi tre mesi del prossimo anno.
Nel frattempo, il gruppo registra l’ingresso del Brasile, che a partire da gennaio aderirà alla carta di cooperazione dell’alleanza, diventandone il 24esimo Paese membro.
Dubbi sui tagli volontari alla produzione di petrolio
Tuttavia, la natura delle riduzioni supplementari è volontaria, un elemento che ha creato scetticismo fra gli operatori sull’effettiva implementazione dell’accordo. L’Angola ha già rifiutato la propria quota di competenza, sottolineando la mancata risoluzione dei contrasti con i Paesi africani che avevano fatto slittare il meeting.
Inoltre, i tagli annunciati singolarmente dai Paesi membri (escludendo Arabia e Russia) raggiungono a malapena i 700 mila barili al giorno: nel dettaglio, i contributi ammontano a 223 mila bg per l’Iraq, 163 mila per gli Emirati Arabi Uniti, 135 mila per il Kuwait, 82 mila per il Kazakistan, 51 mila dall’Algeria e 42 mila dall’Oman.
La reazione del petrolio al meeting Opec+
Forte volatilità sulle quotazioni del greggio dopo il meeting. Nonostante l’accordo sulla riduzione della produzione, i future sul petrolio Brent e petrolio Wti hanno registrato un marcato ribasso in seguito alla riunione, a causa dell’assenza di dettagli e della confusione sui risultati del vertice.
La mancanza di un comunicato stampa ufficiale e di una conferenza stampa al termine del meeting, in aggiunta al precedente rinvio e alla decisione di svolgerlo online, hanno alimentato le speculazioni sulla mancata risoluzione dei contrasti interni al cartello, sollevando dubbi sull’effettivo rispetto dei tagli promessi dai singoli membri.
I giudizi degli analisti sul vertice
Il risultato del vertice ha lasciato perplessi anche gli analisti, scettici sul rispetto dell’accordo e sulla sua utilità per il riequilibrio del mercato nel 2024.
Per Morgan Stanley, l’esito del meeting sottintende un impegno limitato da parte dei produttori e l’impatto sul bilanciamento tra domanda e offerta sarà probabilmente inferiore a quanto suggeriscono i dati, che indicano un deficit di 300.000 barili al giorno nel primo trimestre (rispetto al surplus di 300 mila precedentemente atteso), con un nuovo eccesso di offerta nel secondo e terzo trimestre. “Nel corso del prossimo anno, vedremo un aumento delle scorte”, affermano gli analisti.
Per Goldman Sachs, si tratta di una “risposta temporanea” ai grandi aumenti delle scorte e dell’offerta. Inoltre, l’ulteriore aumento della capacità inutilizzata e la natura volontaria dei tagli implicano che eventuali ulteriori riduzioni diventeranno sempre più difficili da attuare. Confermata la previsione per il Brent a 93 dollari al barile nel dicembre 2024.
Secondo UBS le ulteriori riduzioni dovrebbero evitare un mercato in eccesso di offerta nel primo trimestre, ma l’annuncio ha creato confusione. Macquarie ritiene infine che il mercato abbia già scontato l’annuncio dell’Opec+, senza il quale ci sarebbe stato un quadro fondamentale molto ribassista nel primo trimestre del prossimo anno.