Petrolio in rialzo dopo scivolata in mercato orso. Speranza su nuovi tagli dopo dichiarazioni Arabia Saudita
Riflettori puntati sui prezzi del petrolio, con quelli del contratto WTI scambiato a New York che sono scivolati la scorsa settimana nel mercato orso, attestandosi a un valore inferiore del 20% rispetto ai massimi delle ultime 52 settimane. Oggi sia le quotazioni del WTI che del Brent sono in rialzo, grazie alle dichiarazioni provenienti dall‘Arabia Saudita, che ha reso nota l’intenzione di ridurre le vendite di crude a dicembre, alimentando così ulteriormente le speculazioni di un taglio dell’output da parte dell’Opec e dei suoi alleati, nel corso del prossimo anno.
Le dichiarazioni sono state rilasciate dal ministro saudita dell’Energia Khalid Al-Falih, ai giornalisti, ad Abu Dhabi, in occasione della riunione della commissione che monitora l’accordo che l’Opec e i suoi alleati hanno raggiunto nel 2016, volto a tagliare la produzione.
Al-Falih ha detto che la domanda per il petrolio saudita si sta smorzando, in parte per fattori stagionali, e che il Regno, di conseguenza, si adatterà alla nuova realtà effettuando minori consegne e dunque minori vendite di barili, nel mese di dicembre.
Il taglio delle esportazioni sarà di 500.000 barili. In occasione della riunione ad Abu Dhabi, altri paesi dell’Opec hanno avvertito che il mercato potrebbe aver bisogno di “nuove strategie”, che il mercato sta interpretando appunto come nuovi e ulteriori tagli.
L’urgenza sarebbe quella di agire per contrastare il crollo dei prezzi del petrolio, capitolati del 20% circa nell’ultimo mese.
Le quotazioni hanno ritracciato dai massimi dal 2014 a cui oscillavano, dopo che i timori di una riduzione dell’offerta sono diminuiti, complice la decisione dell’America di Donald Trump di permettere ad alcune nazioni – inclusa l’Italia – di continuare ad acquistare petrolio crude iraniano anche dopo l’imposizione delle sanzioni contro il paese.
Il risultato è che, lo scorso venerdì, i prezzi del petrolio scambiato sul Nymex di New York sono capitolati anche sotto la soglia dei $60 al barile, in flessione per la decima sessione, a fronte di volumi di scambio più che doppi rispetto alla media degli ultimi 100 giorni. Inoltre, riporta Bloomberg, alla fine della settimana scorsa un parametro della volatilità di mercato è volato al massimo dalla fine del 2016.
I futures sul contratto Brent con scadenza a gennaio – che ora stanno salendo sull’ICE Futures Europe Exchange, fin oltre quota $71 – sono scesi fino a $70,18 lo scorso venerdì, al minimo dallo scorso 9 aprile. Il risultato è che il Brent è arrivato a essere scambiato a premio rispetto al WTI di $10,42.
Tuttavia, a fronte delle speculazioni su un taglio della produzione che stanno scatenando i buy sul petrolio, in seno all’Opec qualche incertezza sul da farsi c’è. Intervistato da Bloomberg Takayuki Nogami, capo economista presso Japan Oil, Gas and Metals, ha fatto notare che l’Arabia Saudita ritiene comunque che sia “troppo presto procedere a discussioni sui tagli alla produzione”, mentre la Russia ha sottolineato che la domanda in eccesso è solo un fattore stagionale.