Petrolio: il taglio dell’output non basterà, la crescita dell’offerta statunitense è troppo rapida (IEA)
Nel 2018, l’incremento dell’offerta nei Paesi non facenti parte dell’Opec sarà sufficiente a coprire la crescita della domanda globale. È quanto si legge nel report mensile diffuso questa mattina dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA, International Energy Agency).
L’anno prossimo, l’output non-Opec (in particolare quello in arrivo da Stati Uniti, Canada e Brasile) farà segnare l’aumento maggiore degli ultimi quattro anni e spingendo nuovamente al rialzo (per il secondo semestre 2017 è attesa una contrazione) le scorte globali.
“Il nostro primo outlook sul 2018 fornisce una lettura molto disincantata per quei produttori che provano a ridurre l’offerta”, rileva l’Organizzazione con sede a Parigi che rappresenta i Paesi consumatori di petrolio.
A fine novembre 2016, il taglio dell’offerta Opec (con il supporto della Russia) ha permesso una risalita dei prezzi che ha avuto l’effetto collaterale di far rientrare sul mercato quei produttori statunitensi con costi di estrazione più elevati. La conferma dello status quo nel meeting Opec di maggio, quando i tagli sono stati estesi per 9 mesi, ha finito per penalizzare i prezzi: da inizio anno il WTI è in rosso di 19 punti percentuali mentre il Brent è sceso di quasi il 18%.
A partire da metà 2016, l’output statunitense ha fatto segnare un incremento a due cifre e al momento si attesta di poco sotto i 10 milioni di barili giornalieri, ai livelli dei primi due produttori al mondo, la Russia e l’Arabia Saudita. Il totale delle trivellazioni, secondo le statistiche elaborate da Baker Hughes, nell’ultima settimana ha segnato il 21° incremento consecutivo, la serie positiva più lunga da tre decenni. Al 9 giugno si contavano 741 impianti, 8 in più rispetto a una settimana prima, il livello maggiore dal 10 aprile del 2015.
L’anno prossimo, l’IEA stima che l’aumento delle richieste si attesterà a 1,4 milioni di barili giornalieri (+1,3 milioni nel 2017) permettendo, negli ultimi tre mesi del prossimo anno, alla domanda di sorpassare per la prima volta la soglia dei 100 milioni di barili giornalieri. Ma allo stesso tempo, l’offerta non-Opec salirà di 1,5 milioni.
Il dato è tanto più importante alla luce di due elementi: è doppio rispetto a quello dell’anno corrente e metà arriverà dalla prima economia. “Visto il dinamismo straordinario di questa industria […] è possibile che la crescita risulti anche maggiore”.
L’ultima volta che l’aumento dell’offerta non-Opec ha superato quello della domanda globale, nel 2014, le quotazioni dell’oro nero hanno segnato un rosso del 46%.