Petrolio: il fattore Cina nei prezzi
Debolezza anche oggi per il petrolio. Dopo la discesa di ieri il Brent si è stabilizzato sotto i 75 dollari al barile. I movimenti di questa prima parte di seduta vedono il Wti cede circa l’1% a quota 70 dollari al barile, mentre il Brent (riferimento europeo) indietreggia dello 0,95% in area 74 dollari.
Fattore Cina e gli sviluppi macro
Diversi i driver che hanno dominato la giornata di ieri e che si ripercuotono anche sulle quotazioni di oggi per l’oro nero. Tra i principali catalizzatori i deludenti dati sulla produzione industriale cinese di aprile che hanno suscitato preoccupazioni sulla ripresa della seconda economia mondiale. “Anche se, come accennato ieri, i numeri specifici del petrolio dalla Cina sono stati in realtà piuttosto favorevoli, con un considerevole aumento su base annua dell’attività di raffinazione e una domanda apparente record”, sottolineano gli esperti di ING. Ma in generale, come si è visto nelle ultime settimane, gli sviluppi macro sembrano essere al momento il fattore chiave per i prezzi del petrolio.
La sorpresa Iea
A sorpresa, nel rapporto mensile di maggio (OMR) pubblicato ieri, l’IEA ha rivisto al rialzo le previsioni sulla domanda mondiale di greggio di 2,2 milioni di barili al giorno nel 2023, fino a raggiungere un record oltre i 102 milioni di barili. La previsione supera di circa 200.000 barili al giorno la precedente stima, che indicava un aumento in media di 2 milioni di barili al giorno, a 101,9 milioni di barili.
Gli analisti di Equita mettono in evidenza come l’incremento è motivato dalla maggior domanda cinese di mobilità privataa fronte di un recupero ancora piuttosto lento dei trasporti commerciali. Questa condizione è alla base della maggior domanda (e spread) della benzina rispetto al diesel. “Il quadro delineato dalla IEA è favorevole a un ulteriore recupero dei prezzi del greggio a partire nella seconda parte del 2023 sebbene il quadro macroeconomico sia ancora incerto”.
La settimana scorsa era arrivato il report mensile del Opec per il mese di maggio, con le previsioni sulla domanda di greggio invariate a 101,9 milioni (+2,3 milioni di barili al giorno yoy). “La nostra ipotesi di $80 al barile di prezzo medio del Brent nel 2023 ci sembra relativamente conservativa”, concludono da Equita.
Cosa dice Goldman Sachs
Anche Goldman Sachs focalizza l’attenzione sulle materie prime nel report dal titolo “Commodity pessimism and cross-asset performance“. “Il recente calo delle quotazioni del petrolio è dovuto a eccessivi timori di recessione, posizionamento e problemi di eccesso di offerta”, segnala il team di analisti dedicato alle commodity della banca americana.