Petrolio, IEA: “Tagli Opec+ alimentano squilibrio mercato e inflazione”
I tagli alla produzione annunciati dall’Opec+ sosterranno probabilmente un ulteriore rialzo dei prezzi petroliferi, schiacciando i consumatori già alle prese con l’elevata inflazione. Un concetto già emerso nelle scorse settimane, dopo il taglio di 1,6 milioni di barili da maggio fino a fine anno annunciato dal cartello, e ribadito oggi dall’International Energy Agency (IEA) nel suo Oil Market Report di aprile.
IEA: “Eccesso di offerta destinato a crescere nella seconda metà del 2023”
I tagli inattesi dell’offerta annunciati il 2 aprile dall’OPEC+, afferma l’IEA, rischiano di aggravare il deficit di offerta nella seconda metà dell’anno e di far aumentare i prezzi del petrolio in un momento di incertezza economica, con l’attività industriale in rallentamento nelle principali economie globali. Il cartello ha definito la mossa come “precauzionale”, oltre che “un deterrente per gli speculatori che fanno scommesse ingiustificate contro il mercato”, ma la scelta potrebbe essere stata motivata anche dall’aumento delle scorte globali di petrolio.
In ogni caso, la decisione ha già innescato un balzo delle quotazioni, con il Brent in area 86 dollari al barile, in rialzo di oltre 15 dollari rispetto ai minimi di marzo. I consumatori, che già devono confrontarsi con prezzi esorbitanti per i beni di prima necessità, ora dovranno aumentare ulteriormente l’attenzione per i loro budget e questo, sostiene l’IEA, è di cattivo auspicio per la ripresa economica e per la crescita.
Le previsioni dell’IEA sulla domanda per quest’anno
La domanda di petrolio nelle nazioni sviluppate è stata inferiore alle attese negli ultimi mesi, a causa del clima più mite e dell’attività industriale fiacca. Tuttavia, la riapertura della Cina e in altri paesi non OCSE stanno fornendo una forte compensazione.
Nel dettaglio, il 1° trimestre del 2023 ha evidenziato una domanda di petrolio nei Paesi dell’area OCSE in diminuzione di 390 mila barili/giorno su base annua. Per contro, il rimbalzo cinese ha portato la domanda globale a superare di 810 mila barili/giorno i livelli dell’anno precedente, raggiungendo un totale di 100,4 milioni di barili/giorno. Un aumento molto più forte, pari a 2,7 milioni di barili al giorno, è previsto fino alla fine dell’anno, sostenuto da una continua ripresa dell’economia cinese e dei viaggi internazionali.
Per il 2023, nel complesso, l’IEA stima che la domanda mondiale di petrolio possa crescere in media di 2 milioni di barili/giorno, a 101,9 mb/g, con i paesi non OCSE a rappresentare l’87% della crescita e la sola Cina responsabile di oltre la metà dell’incremento globale.
Stime simili a quelle della stessa Opec, che prevede una domanda di greggio in aumento quest’anno di circa 2,3 milioni di barili al giorno.
Tagli più che compensano aumenti
Soddisfare questa crescente domanda potrebbe rivelarsi complicato alla luce dei tagli dell’Opec+, che potrebbero ridurre la produzione di 1,4 mb/g da marzo a fine anno, più che compensando un aumento di 1 mb/d nella produzione non OPEC+.
La crescita della produzione di scisto statunitense, tradizionalmente molto reattiva alle variazioni di prezzo, è attualmente limitata dai colli di bottiglia della catena di approvvigionamento e dai costi più elevati.
In definitiva, le previsioni dell’IEA stimavano già un deficit di offerta nella seconda metà dell’anno e questi tagli rischiano di esacerbare la situazione.
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