Petrolio: Arabia e Russia pronte a fare di più per spingere i prezzi
Arabia Saudita e Russia potrebbero intensificare la lotta al petrolio a sconto. La conferma per altri 9 mesi dei tagli all’output varata dall’Opec e appoggiata da altri grandi produttori, tra i quali la Russia, non sta avendo l’effetto sperato. Frustrata l’attesa di misure più incisive per combattere la tumultuosa avanzata del greggio made in Usa (le compagnie petrolifere statunitensi sembrerebbero essersi attrezzate per operare anche con prezzi sotto la soglia dei 50 dollari al barile), i prezzi dell’oro nero sono tornati a scendere nelle ultime settimane.
Si tratta di un contesto che potrebbe spingere i primi due produttori mondiali ad intensificare gli sforzi. Nel corso di un incontro per il monitoraggio dei tagli produttivi che si è tenuto a San Pietroburgo, il Ministro dell’energia saudita, Khalid al Falih, ha rimarcato che in futuro i “free rides” potrebbero non essere più tollerati.
“Ci accingiamo a chiedere la partecipazione forzata di tutti”, ha detto Falih facendo ovvio riferimento alle esenzioni concesse a Libia e Nigeria. Inizialmente previste alla luce delle strozzature all’offerta nei due Paesi, le esenzioni sono coincise con la forte ripresa dell’output e hanno finito per neutralizzare un terzo dei tagli decisi dal Cartello.
Secondo i numeri contenuti nell’ultimo resoconto diffuso dall’International Energy Agency (IEA), l’output di Libia e Nigeria negli ultimi mesi è cresciuto di oltre 700 mila barili giornalieri. “Per gli altri membri dell’Opec, che hanno raggiunto un accordo per ridurre l’output di 1,2 milioni giornalieri, è frustrante vedere i propri sforzi diluiti di quasi due terzi”, rileva l’associazione con sede a Parigi.
Il Ministro dell’energia russo, Alexander Novak, ha invece puntato il dito contro quei Paesi aderenti che non rispettano pienamente gli accordi presi: “insistiamo nel chiedere che tutti i Paesi presentino un tasso di conformità al 100%”. “Una maggiore produzione da parte dei membri (dell’Opec, ndr), a giugno ha portato il tasso di ‘compliance’ al 78%, il dato minore registrato nei primi sei mesi dell’accordo”, stima l’IEA (a maggio la compliance era al 95%). In termini assoluti, per risolvere il problema è necessario ridurre l’offerta di circa 200 mila barili giornalieri.
Su queste basi, il mercato inizia a scommettere sul fatto che l’alleanza Mosca-Riad potrebbe portare a un rafforzamento delle misure restrittive: il WTI passa di mano a 47,38 dollari, +2,24% rispetto al dato precedente, mentre il Brent scambia a ridosso della soglia dei 50$ a 49,81, +2,03%.
Per ora, Falih ha annunciato che l’Arabia darà il buon esempio limitando l’esportazione di greggio a 6,6 milioni di barili al giorno, -300 mila rispetto a maggio e -1 milione nel confronto con il picco mensile registrato nel 2016. “Esporteremo 6,6 milioni al giorno nelle prossime settimane”. Novak si è detto d’accordo, a patto però di monitorare anche i prodotti raffinati.