Per azionario globale inizio anno migliore in 30 anni. Pimco: preoccupa l’assenza di paura, su cosa puntare
L’azionario globale sta riportando i guadagni di inizio anno più alti in almeno 30 anni, a conferma di come i tori siano ben lontani dal ritirarsi dall’arena degli investimenti. Un alert tuttavia arriva da alcuni fattori e anche da alcuni analisti. Focus in particolare sulle dichiarazioni rilasciate in un’intervista a Bloomberg da Joachim Fels, consulente economico globale di Pimco.
“Il fatto che manchi la paura è la ragione principale per cui dovremmo essere preoccupati. Significa infatti che la maggior parte degli investitori è ora pienamente investita e che sarà pronta a uscire quando inizierà una correzione sui mercati, esacerbando così la fase ribassista“.
Tra l’altro, avverte Fels, aumenta la probabilità che i tassi di interesse salgano più delle attese, fattore che di per sé si tradurrà in un aumento dei rendimenti dei bond sovrani.
Secondo l’esperto l’inflazione potrebbe infatti rafforzarsi, motivo per cui Fels continua a consigliare agli investitori di avere una posizione overweight sui bond indicizzati all’inflazione nei portafogli esposti al reddito fisso.
Pimco ha inoltre tagliato l’esposizione verso le obbligazioni corporate, in particolare verso i bond high yield, in quanto teme l’arrivo amminente di un sell off, a causa della forte correlazione che esiste tra questi strumenti finanziari e le azioni.
Detto questo, come fa notare Bloomberg sulla base delle sue stesse rilevazioni, gli investitori sembrano immuni ai vari avvertimenti. Basta guardare al trend dell‘MSCI All-Country World Index – indice che monitora la performance dell’azionario globale – salito dall’inizio dell’anno del 4,6%: si tratta dell’inizio anno migliore da almeno il 1988.
Un segnale inquietante arriva intanto da Wall Street, con il rapporto tra l’indice della paura VIX Usa e quello dei mercati europei che viaggia al massimo dall’agosto del 2015, ovvero dal periodo in cui avvenne il flash crash dei mercati a causa della decisione improvvisa della Cina di svalutare lo yuan. Nei quattro giorni successivi all’annuncio, l’indice S&P 500 soffrì un crollo dell’11%.