Notizie Notizie Mondo Paradosso bond: se i tassi della Grecia junk sono più bassi di quelli degli Usa da tripla A-AA

Paradosso bond: se i tassi della Grecia junk sono più bassi di quelli degli Usa da tripla A-AA

9 Maggio 2019 15:11

Lo si potrebbe chiamare lo strano caso dei Treasuries Usa, ma il problema è più complesso e attiene in realtà all’intero mercato globale dei debiti sovrani. Per questo, per indicare il fenomeno, è forse più esatto parlare di paradosso dei bond. Come potrebbe essere descritta d’altronde quella situazione, che si sta presentando ora agli occhi di tutto il mondo, in cui i tassi sui titoli di stato con scadenza a tre e cinque anni di un paese come la Grecia – che ha un rating “junk”, ovvero spazzatura – rendono meno dei bond con simile scadenza degli Stati Uniti, paese valutato tra la tripla A e AA? Com’è possibile, anche, che a rendere di meno degli Usa siano anche i bond governativi italiani, spagnoli, portoghesi?

La questione viene affrontata da Ashoka Mody, noto anche per essere l’autore del libro “La Tragedia dell’euro: un dramma in nove atti” in un articolo pubblicato su Marketwatch.

Mody scrive che una spiegazione potrebbe essere data dalle aspettative degli investitori, che starebbero puntando sull’apprezzamento del rapporto di cambio euro-dollaro. La loro strategia sarebbe dunque quella di posizionarsi, a dispetto dei loro rendimenti bassi, sui bond dell’Eurozona, per poi venderli realizzando prese di profitto. Una strategia che di fatto è avallata da alcune stime diramate alla fine di aprile, quando gli analisti hanno previsto un apprezzamento dell’euro nel corso dei prossimi due anni.

Questo outlook, tra l’altro, è confermato dagli stessi mercati forward.

Detto questo, “nello spiegare l’appetibilità dei bond dell’area euro, le aspettative dei mercati sollevano anche un altro interrogativo. Vista la crescita anemica dell’Eurozona, perché mai la moneta unica dovrebbe apprezzarsi?“, si chiede l’economista.

“Aspettative del genere potrebbero essere ragionevoli soltanto se si prevedesse una crescita dell’economia dell’area euro superiore a quella degli Stati Uniti – continua Ashoka Mody – Un’eventuale espansione più forte (dell’Eurozona) farebbe crescere infatti l’inflazione, portando la Bce ad alzare i tassi. A quel punto, i tassi di breve termine più elevati e il presentarsi di opportunità di investimento più appetibili, uniti a una crescita più forte, incanalerebbero i flussi di investimento verso l’Eurozona, sostenendo il valore dell’euro”.

Ma neanche questa spiegazione, spiega Mody, è plausibile, se si guarda alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, che mettono in evidenza soprattutto un rallentamento del tasso di crescita dell’economia soprattutto in Europa. Che, sicuramente, non crescerà più degli Stati Uniti. Dunque?

 

Ashoka Mody non si limita a mettere in evidenza il paradosso. Trae anche qualche conclusione dal valore predittivo non proprio piacevole. La situazione attuale che vede i tassi dei bond ellenici rendere di meno rispetto a quelli Usa è, a suo avviso, “un simbolo di quella stessa esuberanza irrazionale che colpì i bond dell’Eurozona nel 2007″. E, aggiunge, “sappiamo bene com’è andata a finire”.

Riguardo al caso specifico dei BTP, c’è da dire che nelle ultime ore la carta italiana si è confermata un’eccezione al trend positivo dei bond dell’area euro.

Nella giornata di ieri, a fronte di una sessione all’insegna dei buy che ha interessato il mercato dei debiti sovrani europei, i tassi sui BTP sono volati infatti di ben 10 punti base, portando il differenziale BTP-Bund a 273 punti, record in più di due mesi. Oggi la soglia viene anche superata, a fronte di tassi decennali in crescita al 2,68%.

Commentando il trend della carta italia, n un’intervista a Reuters Pooja Kumra, strategist dei tassi europei presso TD Securities, ha fatto notare che, “visto che ci sono incertezze sull’Italia, mentre la Spagna e il Portogallo appaiono più stabili, i bond sovrani spagnoli e portoghesi continuano a beneficiare della situazione”.

Motivo per cui, nella sessione di ieri, i rendimenti dei bond decennali portoghesi sono scivolati al minimo record dell’1,07%, prima di chiudere la giornata di contrattazioni attorno all’1,09%.

I bond spagnoli sono calati inoltre allo 0,94%, al valore più basso in oltre due anni. Fiducia anche nella carta irlandese, con i tassi decennali scesi sotto la soglia dello 0,5% per la prima volta dal dicembre del 2017.

Notizie davvero positive? Forse: visto che, alla luce di quanto scritto da Ashoka Mody, viene da chiedersi se per caso non si stia formando nei mercati una bolla speculativa che anticipi un eventuale remake della crisi dei debiti sovrani dei PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna).

L’euforia attuale, si legge nell’articolo di Mody, è l’ennesimo esempio di “un deja vu”.

“Ci troviamo nella stessa esuberanza irrazionale del luglio del 2007, prima che esplodesse la crisi finanziaria globale. Allora, così come oggi, i bond governativi di Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna offrivano rendimenti inferiori rispetto ai corrispettivi americani. E l’euro si stava rafforzando nei confronti del dollaro”. La storia si sta ripetendo?