Panico Twitter, il social sta per chiudere? Ultimatum Elon Musk scatena esodo di massa dipendenti
I dipendenti della nuova Twitter di Elon Musk si stanno dando alla fuga, rispondendo all’ultimatum del neo ceo con un esodo di massa: e così sulla piattaforma di microblogging acquistata dal fondatore e AD di Tesla è boom di hashtag #RIPTwitter #TwitterTakeover #TwitterDown e, ovviamente, #Mastodon, il nome del social alternativo a Twitter verso cui tanti utenti starebbero migrando.
Twitter sta per chiudere, si legge nei tweet che stanno circolando nelle ultime ore. C’è chi fa il paragone con l’affondamento del Titanic, chi annuncia ai suoi followers di iniziare a seguirlo su Instagram o su Facebook; chi si lamenta del fatto che Elon Musk abbia deciso di distruggere proprio l’unico social network più serio (finora) tra quelli esistenti, chi fa dell’ironia e chi descrive il nuovo ceo di Twitter, già numero uno del colosso delle auto elettriche Tesla e di Space X, di essere solo un megalomane brutale, e anche un po’ (tanto) fuori di testa.
Nelle ultime ore sono arrivate indiscrezioni sulla decisione di diversi dipendenti di dare loro il benservito alla nuova Twitter di Elon Musk, dopo l’impietoso ultimatum lanciato dall’ormai ex enfant prodige del mercato EV ai dipendenti: a quelli che erano rimasti, dopo il maxi licenziamento senza preavviso che ne aveva mandati a casa la metà.
“Lunghe ore di lavoro ad elevata intensità”, aveva ordinato Elon Musk giorni fa, con il suo ‘prendere o lasciare’ lanciato via email.
I dipendenti che non fossero d’accordo, aveva continuato Elon, andassero pure via, con “tre mesi di liquidazione”.
Un diktat che la dice lunga su che fine abbia fatto il social network, che Elon Musk, al momento del lancio dell’offerta di acquisizione, aveva detto di voler cambiare in quanto, a suo avviso, non era al servizio della libertà di parola. “Ho investito in Twitter in quanto credo nel suo potenziale di essere una piattaforma per la libertà di parola per il mondo intero, e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale per il funzionamento della democrazia. Tuttavia, da quando ho effettuato il mio investimento ho capito che la società, così come è, non prospera e neanche è al servizio della libertà di parola. Twitter ha bisogno di essere trasformata in una società privata” (dunque non quotata)”.
La notizia dell’investimento iniziale di Elon Musk nel gruppo era arrivata lo scorso 4 aprile, quando era stata la Sec, l’Autorità di Borsa Usa, ad annunciare che il manager aveva rastrellato una partecipazione pari al 9,2% del capitale.
Poi, il lancio dell’Opa che, fin dall’inizio, con i tweet incoerenti e deliranti di Musk, aveva finito per diventare una soap opera.
Viene da dire ora: parla proprio lui di diritto di parola, di libertà di espressione, lui che è stato accusato anche aver letteralmente cacciato (in modo illegale) alcuni dipendenti dell’altra società di cui è ceo, Space X, e dello stesso colosso delle auto elettriche Tesla, solo perché lo criticavano.
All’inizio di quest’anno, SpaceX aveva licenziato nove dipendenti per alcuni commenti che avevano fatto su Musk e sulla cultura dell’azienda, stando a quanto emerso a alcuni esposti presentati alle autorità federali.
Tra i licenziati in tronco anche gli autori di una lettera aperta, che definivano “i commenti di Elon su Twitter sessisti, inappropriati, dispregiativi”, stando a quanto emerso da una documentazione che è stata depositata proprio l’altro ieri presso la Commissione nazionale dei rapporti di lavoro, lo US National Labor Relations Board.
Stando a quanto riporta la Cnbc, i dipendenti prossimi a lasciare Twitter si sono consultati nell’APP di messaggistica Slack; diversi hanno postato nella chat di gruppo “watercooler” messaggi di addio, fino alla scadenza dell’ultimatum di Musk, che era stata fissata alla giornata di ieri, alle 5 pm ET.
L’esodo di massa è tale che, stando ad alcune indiscrezioni, Musk stesso avrebbe abbassato la cresta chiedendo ad alcuni dipendenti, in particolare ad alcuni ingegneri, di considerare l’opzione di rimanere.
D’altronde sono loro che garantiscono il funzionamento del social. Un ingegnere, interpellato alla Cnbc, ha confermato che le dimissioni hanno colpito divisioni importanti dell’unità di ingegneria di Twitter.
“Interi team che rappresentano infrastrutture cruciali stanno lasciando volontariamente la società, che ora rischia seriamente di non riuscire a riprendersi”, ha detto la fonte. D’altronde, chi la fa, l’aspetti, si dice anche.
“Siamo validi professionisti con tante opzioni, e Elon non ci ha dato alcun motivo per restare, dandocene molti per lasciare”.
La reputazione di Elon Musk come datore di lavoro è pessima: diverse le testimonianze anche dei dipendenti di Tesla, che avevano rivelato come molti, nell’azienda, non osassero neanche esprimere le loro opinioni per paura di scatenare la furia dell’imprenditore.
Brillante, molto intelligente, Elon Muskera stato anche accusato di dare un’autonomia di lavoro “pari quasi a zero” anche a dirigenti senior.
Un ex manager aveva rivelato che Musk mirava a centrare target “non realistici, senza piani realistici che potessero tendere alla loro realizzazione”.
“E’ una cultura per cui, se non hai la soluzione a un problema e non riesci a risolvere il problema entro l’arco di qualche giorno, o di una-due settimane, sei fuori. Dunque, è meglio tenere la bocca chiusa”. Sinceramente, chi vorrebbe avere un datore di lavoro così?
E una indiscutibile stoccata a Musk, in riferimento all’idea i far pagare 8 dollari ai profili con spunta blu – idea che è stato costretto a ritirare bruscamente dopo il caos esploso sulla piattaforma, vedi caso Eli Lilly e fake news insulina gratis – è arrivata nei giorni scorsi dalla deputata democratica Alexandria Ocasio Cortez.