Notizie Notizie Mondo Panetta (Bankitalia): stoccata alle banche esposte ai derivati. Rischio da 6.000 miliardi di euro

Panetta (Bankitalia): stoccata alle banche esposte ai derivati. Rischio da 6.000 miliardi di euro

28 Gennaio 2019 09:01

Fabio Panetta, vice direttore generale di Bankitalia, interviene con un discorso all’incontro a Bologna dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti)  e affronta diversi temi cruciali per le banche italiane ed europee in generale. Tra questi, il bail-in – che a suo avviso deve essere cambiato -, dunque la direttiva Brrd in vigore dal 1° gennaio del 2016, relativa alla gestione delle crisi bancarie, di cui mette in evidenza diverse criticità.

Nel suo intervento, Panetta non risparmia inoltre qualche stoccata più o meno indiretta a quelle banche che hanno i bilanci troppo esposti agli strumenti derivati e su cui finora, a suo avviso, l’Europa non ha prestato la dovuta attenzione.

Laddove parla della necessità di avviare una Unione bancaria, Panetta afferma che “la condivisione è auspicabile se si riducono tutti i rischi – non solo alcuni – ai quali le banche europee sono esposte”.

Per esempio, “i rischi creditizi, tipici delle nostre banche, sono da tempo al centro dell’attenzione delle autorità e degli analisti e sono in forte calo. Come ho osservato in passato, è nell’interesse di tutti che il calo prosegua con la giusta gradualità e con la necessaria flessibilità, tenendo conto delle condizioni dei singoli intermediari e di quelle del sistema creditizio nel suo complesso. Al contrario, il contenimento dei rischi di mercato derivanti dal possesso di strumenti finanziari opachi e illiquidi registra progressi insufficienti: l’esposizione delle maggiori banche dell’area dell’euro agli strumenti cosiddetti “di secondo e terzo livello”– che includono strumenti derivati è ancora dell’ordine di 6.000 miliardi di euro, un multiplo elevato sia del capitale delle banche che li detengono, sia dei crediti deteriorati netti di tutte le banche dell’eurozona. Nell’ambito del SSM abbiamo recentemente avviato una ricognizione approfondita su questa tipologia di rischi”.

Così Panetta, laddove critica invece il meccanismo del bail-in:

“In Europa è stata avviata l’Unione bancaria, che ha visto la creazione di un meccanismo unico di vigilanza (Single Supervisory Mechanism, SSM) e di un meccanismo unico di risoluzione delle crisi (Single Resolution Mechanism). Sono mutate radicalmente le norme per la gestione delle crisi bancarie, oggi definite dalla direttiva su Bank Recovery and Resolution – la cosiddetta BRRD, che pone il costo delle crisi innanzitutto sulle spalle dei creditori delle banche, attraverso lo strumento del bail-in e dalle regole europee sugli aiuti di Stato. Il nuovo sistema ha mostrato numerosi aspetti critici che rendono la sua applicazione problematica”.

Panetta si è riferito, in particolare, a due di questi aspetti critici:

“In primo luogo, l’esperienza mostra che l’applicazione del bail-in rischia di minare la fiducia nelle banche e generare instabilità; non è un caso che le autorità in più paesi tendano a evitare di applicare tale strumento, sinora utilizzato sporadicamente. Avendo presente che le norme europee riducono drasticamente i margini per l’azione pubblica e che nella lunga fase di transizione le passività bancarie previste dalla BRRD per far fronte al bail-in non saranno pienamente disponibili, è auspicabile che un tale rischio sia tenuto in conto dal legislatore e dalle autorità responsabili degli interventi. Inoltre, l’orientamento che si va affermando a livello europeo secondo cui la procedura di risoluzione va applicata a poche decine di grandi intermediari dell’eurozona mentre gli altri – quasi 3.000 – andrebbero sottoposti a liquidazione ordinaria può avere conseguenze negative”.

A tal proposito, Panetta ha fatto notare che le “banche medie non sono abbastanza tutelate in caso di crisi, e ha avvertito che “la liquidazione disordinata – in gergo, ‘atomistica’ – di una banca distrugge valore, infligge costi altrimenti evitabili ai clienti degli intermediari coinvolti, lacera la fiducia del pubblico nel sistema bancario, generando rischi di contagio”.

Di conseguenza, “anche su questo sono auspicabili interventi che prevedano meccanismi – quali l’intervento dei fondi di garanzia dei depositi – in grado di assicurare l’uscita ordinata dal mercato delle banche in crisi”.

Come è avvenuto, per esempio, nel caso degli Stati Uniti:

“Altri paesi dispongono di un assetto che ha consentito di gestire un numero elevato di crisi di banche – oltre 500 negli Stati Uniti nell’ultimo decennio – con ripercussioni trascurabili sull’economia e sui risparmiatori. Affinché il nuovo assetto normativo conferisca stabilità al sistema creditizio europeo e nazionale occorre completare l’Unione bancaria, attivando con rapidità un solido sostegno (backstop) per il fondo di risoluzione unico e una assicurazione comune dei depositi. Sono iniziative che, nel condividere i rischi nell’area dell’euro, ne faciliterebbero la riduzione”.

E qui è scattato il monito a che la condivisione dei rischi sia reale e che dunque tutte le banche riducano i loro rischi. Non solo, insomma, quelle italiane.