Outlook: Crescita globale ai picchi, inflazione in aumento. Il protezionismo è il rischio principale
La crescita economica globale rimane solida, ma per la prima volta da settembre 2016 si limano un po’ le previsioni. Schroders, per esempio, ha rivisto al ribasso l’outlook per il 2018, passando da una crescita stimata del 3,5% al 3,4%. Questo riflette in gran parte un inizio di anno a rilento per molte economie, l’aumento dei prezzi del petrolio e le maggiori preoccupazioni sulle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
“Ci aspettiamo che queste ultime proseguano nel 2019 e che pesino sul commercio e sulle spese in conto capitale, senza tuttavia determinare lo scoppio di una guerra commerciale su larga scala – dice il Chief economist e strategist Keith Wade – Attualmente prevediamo una crescita del 3,2% nel 2019 (contro il precedente 3,3%), con un rallentamento del ritmo dell’attività economica nel corso dell’anno”.
Il timore del protezionismo
State Street Global Advisors nel suo Mid-Year Global Market Outlook per il 2018 conferma il momentum instabile per i mercati extra Usa e raccomanda un approccio più difensivo e selettivo per il resto del 2018.
Il protezionismo – è scritto nel report – resta il maggior rischio di downside, poiché le battaglie commerciali si spostano, oltre la retorica, verso dazi di rappresaglia.
“Mentre ci dirigiamo verso la seconda metà dell’anno, molte delle principali view che abbiamo espresso lo scorso dicembre restano intatte – spiega Rick Lacaille, Global Chief Investment Officer di State Street Global Advisors – Una crescita solida e un’inflazione contenuta dovrebbero continuare a sostenere gli asset di rischio, anche se ora preferiamo le azioni statunitensi, dato che l’Europa e il Giappone faticano a eguagliare i buoni risultati dello scorso anno”.
Inflazione in movimento
Proprio in tema di inflazione Schroder ha rivisto al rialzo le stime per il 2018 al 2,7% (dal 2,4%), in gran parte a causa dell’aumento dei prezzi del petrolio. “Negli Stati Uniti, che stanno raggiungendo la piena capacità, ci aspettiamo ancora che l’inflazione core aumenti nei prossimi due anni”, dice Wade. Che, sul fronte monetario, prevede che l’Istituto di Washington proceda con altri due rialzi di 25 punti base quest’anno e con due ulteriori in quello successivo, con i Fed fund che dovrebbero quindi raggiungere il 3% entro la metà del 2019.
La Banca centrale europea dovrebbe invece concludere il QE nel quarto trimestre del 2018 e aumentare il costo del denaro per tre volte nel 2019, ponendo fine all’era della politica dei tassi negativi nell’Eurozona.
“Ci aspettiamo poi che la BoJ riveda i propri obiettivi di controllo della curva dei rendimenti nel quarto trimestre dell’anno, in quanto l’aumento dei rendimenti a livello globale mette sotto pressione il target dello 0% per i JGB decennali”, aggiunge Wade. Al contrario, l’inflazione più bassa e le preoccupazioni sulla liquidità indicano che Pechino punta dalla parte opposta, con la Banca popolare cinese (PBoC) che sta allentando il coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) e abbassando i tassi di riferimento.
Il ciclo più lungo dagli anni Novanta
Secondo State Street Global Advisors non ci sono rischi di una recessione negli Stati Uniti all’orizzonte, il che significa che l’attuale ciclo economico dovrebbe diventare il più lungo dal periodo 1991-2001. “Tuttavia – è scritto nel report – sembra improbabile che l’espansione americana possa andare avanti ancora a lungo a mano a mano che ci si avvicina alla fine del decennio. Una politica monetaria più restrittiva e la fine dello stimolo fiscale lascerà un buco nella domanda statunitense nel 2020, il che renderà altamente probabile una recessione, e ciò sarebbe coerente con un ulteriore appiattimento e inversione della curva dei rendimenti dei Treasury nel 2019”.