Oro trova sponda da debolezza del dollaro: sotto la lente resta soglia critica di 1.300$
Oro sotto i riflettori sui mercati, con le quotazioni che si sono portate a ridosso della soglia psicologica dei 1.300 dollari l’oncia (ora i prezzi del metallo prezioso sono in area 1.293). A favorire il movimento la debolezza del dollaro in scia ai toni accomodanti emersi dai verbali della Fed. Di fronte alla pazienza della Fed, il biglietto si è deprezzato e l’oro ne ha approfittato.
Come spiega Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades, in un commento odierno, “la debolezza del dollaro americano ha funzionato da molla per i prezzi dell’oro, che sono saliti di nuovo vicino ai 1.300 dollari, confermando lo scenario rialzista per il lingotto”. A livello tecnico, De Casa sottolinea che “i prezzi sono ancora all’interno del grafico di venerdì scorso, segnato da un minimo di 1.277 e un massimo di 1.300” e che “questa settimana l’oro è riuscito a non scendere al di sotto dei 1.277 e al momento sta cercando di attaccare nuovamente il livello 1.300“. L’esperto avverte infine che se “se il lingotto riuscisse a raggiungere questo soglia, ci sarebbe spazio per ulteriori rialzi“.
Una Fed sempre più Colomba?
Dalle minute del Fomc diffuse ieri sera è emerso che i funzionari della banca centrale Usa hanno ammesso che il percorso della politica monetaria Usa appare a questo punto “meno chiaro”, a causa della crescita dell’inflazione, che rimane ancora poco convincente. L’ultima riunione del 2018 della Fed si è chiusa con i tassi di interesse sono stati alzati di un quarto di punto percentuale al nuovo range compreso tra il 2,25% e il 2,5%. Si è trattato del quarto rialzo del 2018 e del nono dall’inizio del processo di normalizzazione, iniziato nel dicembre del 2015. Dalle minute, considerati anche i rischi legati alle tensioni commerciali, è emerso insomma che la Federal Reserve “può permettersi di essere paziente” in merito a future eventuali strette monetarie. Si parla a questo punto di “alcuni aumenti ulteriori e graduali” dei tassi, in contraddizione con l’outlook precedente della stessa Fed, che aveva lasciato presagire ben quattro strette nel 2019.
Da Mps Capital Services ricorda che oggi sono previsti diversi discorsi di membri Fed votanti (Evans, Bullard e Clarida) oltre che quello di Powell, utili per capire se l’ipotesi di una pausa a marzo sia verosimile o meno. Intanto ieri, le dichiarazioni ‘colomba’ del presidente della Fed di Atlanta, Bostic, il quale ha aperto alla possibilità di un taglio qualora necessario, hanno sostenuto il cambio euro/dollaro salito sopra 1,15.