Notizie Valute e materie prime Oro: prezzi continueranno a salire nel medio periodo ma nel breve è ipercomprato

Oro: prezzi continueranno a salire nel medio periodo ma nel breve è ipercomprato

13 Settembre 2019 16:59

Sono passati otto anni da quando l’oro ha toccato il massimo storico di 1920 dollari l’oncia, il 6 settembre 2011 per l’esattezza e per gli analisti potrà salire ancora. Ann-Katrin Petersen, Vice President, Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors indica tre buone ragioni per ipotizzare che i prezzi dell’oro possano continuare a salire nel medio periodo. Dopo la normalizzazione della politica monetaria verso la metà del primo decennio del 2000, il metallo giallo ha scambiato per lo più fra USD 1.050 e 1.350 per poi superare la soglia di USD 1.500 nell’estate 2011.

Oro: tendenza resta orientata al rialzo

In tutto il mondo le banche centrali sono passate a una linea accomodante, eccezion fatta per  la Norges Bank, il che implica costanti pressioni sui rendimenti obbligazionari. Nella giornata di ieri la BCE ha annunciato un importante pacchetto di misure di allentamento che include la riduzione di 10pb del tasso sui depositi e il rinnovo degli acquisti mensili di asset per 20 mld. di euro. I tassi di interesse sono scesi in territorio negativo in termini reali e nominali. In realtà l’oro, sottolinea l’esperta, una valuta a rendimento 0%, beneficia del costo opportunità negativo. Tuttavia, nel breve periodo, l’oro risulta ipercomprato, continua Petersen.

 Proprio gli interventi delle Banche Centrali volti a stimolare l’economia hanno provocato un rialzo dei mercati azionari anche se il mese scorso  o la crescita globale ha continuato a rallentare. Inoltre le elevate aspettative del mercato circa le mosse di Banche Centrali e Ministri delle Finanze potrebbero dare luogo ad alcune delusioni. Tuttavia, continua l’esperta, sembra che almeno alcuni potenziali ostacoli politici siano stati eliminati. Così il nuovo governo italiano pare verosimilmente che adotterà un atteggiamento meno aggressivo nei confronti di Bruxelles in ambito fiscale. Nel Regno Unito invece le ultime vicende che hanno riguarda il parlamento pare che abbiano ridotto le probabilità di un no deal per la Brexit  il 31 ottobre. Infine, sul fronte commerciale lasciano ben sperare le trattative fra Stati Uniti e Cina. L’appuntamento su cui il mercato si concentra ora, dopo la Bce di ieri, è quello con la Fed la prossima settimana.  “Le banche centrali continueranno a influenzare l’andamento dei mercati finanziari anche la prossima settimana. Negli Stati Uniti, l’attenzione sarà rivolta alla decisione sui tassi che la Federal Reserve prenderà mercoledì. Il mercato monetario Usa stima una probabilità del 95% circa di un secondo taglio preventivo dei tassi di 25 punti base (dopo quello di luglio, ndr), che porterebbe il corridoio target dei tassi sui Fed fund all’1,75-2,00%. In passato, analoghe riduzioni preventive dei tassi Usa in contesti non recessivi non hanno mai superato nel complesso i 75 punti base”, conclude Petersen. “E’ opportuna un’analisi più attenta, soprattutto quando “non è tutto oro quello che luccica” .