Oro: per Ubs fase rialzista solo rimandata. Spunti da quadro tecnico
I rialzi dei prezzi dell’oro sono solo rimandati, i vantaggi come bene rifugio restano intatti, e per far fronte all’instabilità la domanda da parte delle banche centrali non è destinata a spegnersi. Ruota attorno a queste tre considerazioni l’analisi di Mark Haefele, chief investment officer di Ubs Global Wealth Management, che si sofferma sul ruolo dell’oro in un contesto di cambiamento.
I prezzi dell’oro: la ripartenza? Solo rimandata
L’oro viaggia nuovamente sopra la soglia di 1900 dollari l’oncia, dopo la recente debolezza (in calo in ogni caso di circa il 7% dai picchi dello scorso maggio). I prezzi del metallo prezioso sono stati messi sotto pressione nelle ultime settimane (mettendo alla prova i minimi a 5 mesi in area 1.893 dollari) dalle preoccupazioni legate al fatto che i dati statunitensi resilienti possano spingere la Federal Reserve (Fed) a mantenere tassi di interesse più alti ancora a lungo. “Il contesto ha spinto al rialzo sia i rendimenti nominali sia quelli reali negli Stati Uniti, aumentando la forza del dollaro e minando l’attrattiva dell’oro nel breve termine“, ricorda l’esperto secondo il quale i rialzi dei prezzi dell’oro “sono solo rimandati, non annullati”.
Secondo Mark Haefele il prossimo potenziale rialzo delle quotazioni del metallo potrebbe essere “in parte determinato da una prevista ripresa della domanda di ETF aurei, reduci dai recenti deflussi registrati nella prima metà del 2023″. C’è poi una altra questione da considerare per una nuova accelerazione dell’oro. Storicamente l’oro ha reagito bene di fronte alla debolezza del dollaro, e Ubs vede un altro ciclo di debolezza del biglietto verde nei prossimi 6-12 mesi.
L’oro, considerato uno dei beni rifugio per eccellenza, sembra ancora attraente come copertura del portafoglio a lungo termine. Soprattutto in contesto di un prospettive di crescita globale incerte, dinamiche volatili del mercato azionario e d’instabilità geopolitica.
Un’incertezza geopolitica che preoccupa le banche centrali che mantengono alta la domanda di oro. Secondo i dati del World Gold Council, gli istituti centrali hanno acquistato 55 tonnellate d’oro a giugno, riprendendo acquisti dopo tre mesi di vendita netta. “Manteniamo la previsione di 700 tonnellate sull’intero 2023, che sarebbe il secondo anno più alto acquisti a partire dalla metà degli anni ’60, sempre alle spalle delle 1.110 tonnellate acquistate nel 2022”, segnala ancora l’esperto di Ubs.
Il punto tecnico sull’oro
(analisi tecnica cura di Simone Borghi)
Il quadro grafico dell’oro è impostato al rialzo nel medio e breve periodo. Dopo il triplo minimo tra settembre e novembre dello scorso anno, il metallo prezioso ha intrapreso un trend rialzista molto forte, sostenuto anche dal golden cross delle due medie mobili (ovvero quella più breve a 50 periodi taglia al rialzo la media a 200 giorni), che l’ha portato il 4 maggio scorso a superare nuovamente la soglia psicologica dei 2.000 dollari con un picco intraday a 2.063 dollari. Da qui è si è però avviata una fase di correzione che ho provocato a inizio giugno il break della trendline rialzista costruita sui minimi di novembre 2022 e febbraio di quest’anno. La debolezza recente ha portato l’oro sul supporto a 1.883 dollari e da qui sta tentando di impostare un rimbalzo. Da notare come le due medie mobili (50 e 200 giorni) si stanno sempre più avvicinando. In tale scenario, solo il superamento con forza dei 1.938 dollari potrebbe aprire a un nuovo assalto verso 1.989 e 2.032 dollari. Al ribasso, invece, la rottura del supporto a 1.883 dollari darebbe sfogo ai venditori verso un graduale ritorno in area 1.800 dollari.