Oil&Gas: prosegue la corsa del WTI su eventi esogeni (commento fondamentale e tecnico)
Ieri le quotazioni del future WTI hanno raggiunto un nuovo record a 60 dollari al barile. Livello che il dervitato sull’oro nero non vedeva dal giugno del 2015. Nella mattinata di oggi invece dominano le prese di beneficio sui futures, con il WTI che flette dello 0,6% a 59,6 dollari al barile e il Brent del 1% a 66,33 dollari.
Prosegue dunque la corsa dell’oro nero che negli ultimi mesi ha visto una spinta dei prezzi soprattutto grazie ad eventi non ordinari e non legati direttamente ai fondamentali del mercato. Ricordiamo per esempio quanto accaduto il 16 novembre, quando fu rilevato un ingente sversamento di petrolio nell’area presso la Keystone pipeline, che consente il trasporto di petrolio dal Canada al Midwest degli Stati Uniti e rifornisce il sito di stoccaggio nell’area di Cushing (Oklahoma). Un disastro ambientale che ha portato allo sversamento di 795 mila litri di petrolio, la più grande mai registrata onshore negli USA. Dinamica che spinse i corsi del WTI. A muovere il Brent invece, di recente, era stata la notizia del guasto alla rete del Forties, nel Mare del Nord.
Questa volta la notizia che ha avviato gli acquisti è stata quella dell’esplosione di un oleodotto in Libia, forse per scarsa manutenzione, oppure a causa di un attentato terroristico. La pipeline messa fuori uso è di proprietà della Wafa Oil Co, joint venture tra la National Oil Company (Noc) e i partner americani Hess Corp, Marathon Oil e ConocoPhillips, e collega i pozzi della Cirenaica al terminal di Es Sider, il porto pricipale per l’export di greggio libico, con una capacità di 450mila barili al giorno e grandi depositi di stoccaggio.
Una storia difficile quella del porto libico che era rimasto bloccato per oltre due anni a causa della guerra civile e che solo da marzo aveva ripreso le attività, dando un contributo importante alla ripresa delle esportazioni dal Paese arabo. Il danno dell’evento dovrebbe essere di circa 90.000 barili al giorno in meno di produzione e nulla si sa ancora sulle tempistiche.
Commento fondamentale
Il rialzo delle quotazioni del petrolio sta spingendo da diverse sedute i titoli del comparto oil&gas con particolare riferimento alle oil services che, come noto, hanno beta e volatilità più elevati rispetto alle oil majors. Il comparto oil&gas Italia da inizio dicembre ha registrato una crescita del 2,7% (contro lo 0,5% del Ftse Mib) e l’omologo europeo dello 0,4 per cento. L’italiana Saipem, nello stesso periodo è cresciuta del 12% e la competitor TechnipFMC del 7,3 per cento.
Sui multipli il titolo Saipem appare a sconto sul Ev/Ebitda 2018 a 6,1 volte, contro la mediana di mercato di 9,11 volte.
Commento tecnico
Le quotazioni del WTI proseguono al rialzo lungo il canale rialzista tracciato congiungendo i minimi del 31 agosto, del 9 ottobre e del 14 dicembre, con i massimi del 25 settembre e 24 novembre. Tale movimento ora incontra un’importantissima resistenza a 60 dollari che nel 2015 aveva portato ad una fase laterale di due mesi proprio su tale livello, prima di proseguire il trend ribassista. 60 dollari dunque, che rappresenta anche una barriera psicologica, si configura come una resistenza non facile da oltrepassare. Si segnala che RSI comincia a mostrare delle divergenze tra i massimi compiuti tra novembre e dicembre sui prezzi e quelli dell’oscillatore.
Se i corsi dovessero dunque virare al ribasso, i primi supporti sono a 58,95 dollari e poi sulla trend line dinamica. L’eventuale rottura al rialzo dei 60 dollari, che necessiterà di conferma nelle sedute successive, avrebbe come prime resistenze 61,6 e 62,6 dollari.