Oggi i verdetti Bce e Bank of England. Draghi risponderà a dubbi su timing rialzo tassi. Occhio all’euro
Attesa per i verdetti che arriveranno oggi dalla Bce e dalla Bank of England: è il giorno del Super Thursday per la politica monetaria europea, con le due banche centrali pronte a decidere sui tassi e sui vari programmi di acquisti di asset. Quest’ultima questione è particolarmente importante per l’Italia, visto che il valore dei BTP – ostaggio ormai degli sviluppi della politica – è stato sostenuto negli ultimi anni – così come quello dei titoli degli altri paesi dell’Eurozona – dal piano di Quantitative easing della Bce, noto agli addetti al settore anche come scudo BTP e come bazooka monetario, per l’ampia liquidità che ha assicurato ai mercati e al sistema finanziario dell’area euro.
Nelle ultime ore, Bloomberg ha rivelato che la Bce si appresta a tagliare l’outlook di crescita dell’Eurozona, a causa della maggiore debolezza della domanda globale. La commissione dei tecnici della Bce intravedrebbe anche rischi al ribasso sulla crescita, andando avanti.
Al momento, le stime di crescita del Pil dell’Eurozona – che risalgono al mese di giugno – sono per un Pil in rialzo del 2,1% nel 2018, seguito da un incremento dell’1,9% e dell’1,8% rispettivamente nel 2019 e del 2020. L’outlook sull’inflazione è per uno stabile tasso all’1,8% dal 2018 fino al 2020. Secondo le indiscrezioni, il target sull’inflazione non dovrebbe essere cambiato.
Gli economisti di Credit Suisse ritengono che la Bce confermerà la prosecuzione del tapering del Quantitative easing da ottobre fino a dicembre: a loro avviso, il numero uno Mario Draghi potrebbe anche riferirsi ai rischi Brexit e guerra commerciale, nella conferenza stampa che segue immediatamente l’annuncio della decisione dei tassi da parte della Bce.
Proprio tali rischi, secondo gli esperti di Credit Suisse, dovrebbero permettere a Draghi di affermare che “un aumento dei tassi potrebbe arrivare molto più tardi dell’estate del prossimo anno, in linea di principio: una tale dichiarazione frenerebbe il rialzo dei rendimenti dell’area core dell’Eurozona, e implicherebbe un ampliamento del differenziale tra i tassi Usa e dell’area euro”.
In questo caso, sottolineano a Credit Suisse, l’euro potrebbe cadere nel range compreso tra $1,13 e $1,15. Un tono di Draghi più improntato sull’ottimismo e sulla fiducia potrebbe invece spingere la moneta unica fino a $1,18.
Così Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund, guardando anche alla riunione della Bank of England:
“Dalle due principali banche europee non arriveranno stravolgimenti. Mark Carney non si sbilancerà e il voto dell’MPC dovrebbe rimanere un unanime 9-0 per tassi invariati in un momento in cui, nel vivo della trattativa Brexit ha tutto il senso del mondo rimanere alla finestra. Nelle parole di Draghi gli analisti cercheranno indicazioni di flessibilità sul voler attendere fino a tutta l’estate del 2019 prima di iniziare la normalizzazione dei tassi. Già ieri è trapelata l’indiscrezione secondo cui le proiezioni di crescita dell’ufficio studi verranno oggi riviste al ribasso (cosa che aveva inizialmente pesato sull’euro nella sessione di ieri). Un dato di fatto, non necessariamente utile nel preparare i portafogli per oggi, è che nel 2018 tutte e cinque le riunioni monetarie dell’ECB hanno portato a un indebolimento della moneta unica”.
In attesa della Bce, l’euro è piatto sul dollaro attorno a $1,1619.