Nuovo record del debito pubblico italiano, ma per Mazziero la salita non è finita. Btp stabile al 4%
Il debito pubblico italiano continua a catalizzare l’attenzione degli operatori finanziari, con il suo livello che genera discussioni accese e preoccupazioni sulla stabilità economica del nostro paese.
Nuovi record per il debito pubblico
Anche nell’ultima rilevazione di marzo, la Banca d’Italia ha constatato un ulteriore incremento del debito pubblico italiano che è arrivato a 2.790 miliardi, un nuovo record storico per il nostro paese.
Ma la crescita non è affatto finita e secondo la Mazziero Research il debito pubblico italiano sarebbe pronto per raggiungere altri record storici già a partire dal prossimo dato riferito ad aprile.
In particolare, secondo le ultime stime di Maurizio Mazziero, il debito italiano in termini assoluti arriverà a superare i i 2.800 miliardi già nella prossima rilevazione, per poi continuare a salire e chiudere l’anno tra i 2.810 e i 2.862 miliardi. La tendenza è quindi purtroppo al rialzo e questa dinamica ci porterà, secondo le stime del Governo riportate nel Documento di Economia e Finanza, a sfiorare i 3.000 miliardi il prossimo anno, per superare poi stabilmente questa soglia dal 2025.
Eppure, come segnala Mazziero c’è chi dice che il debito è in discesa, ma si tratta del rapporto debito/PIL che è in calo..
Il debito pubblico, infatti, viene normalmente rapportato alla crescita, dimenticando però che allo stesso tempo un debito elevato in termini assoluti costringerà a pagare rendimenti sui titoli di Stato più alti erodendo risorse economiche che avrebbero potuto essere destinate altrimenti.
Come segnala Mazziero, scenderà anche il rapporto deficit/PIL e questo rappresenta un fattore importante dato che dal 2024 entrerà nuovamente in funzione il Patto di stabilità europeo.
Da questo punto di vista, la nuova formulazione del Patto prevede ancora un debito/PIL inferiore al 60%, un deficit/PIL inferiore al 3% e un percorso di aggiustamento personalizzato con una riduzione di almeno 0,5% di deficit/PIL l’anno. Di questi tre parametri, solo sul rapporto deficit/Pil potremmo rientrare correttamente, “ma questo a condizione che le stime del Governo nel DEF vengano rispettate a consuntivo: obiettivo facile a dirsi, ma quasi mai raggiunto nel passato”.
Preoccupa la crescita economica
Gli operatori non si limitano a monitorare solo l’andamento del debito pubblico ma analizzano attentamente anche la dinamica del Prodotto Interno Lordo (Pil). Come dicevamo infatti il rapporto tra debito e PIL fornisce una misura della sostenibilità del debito di un paese. L’ultima rilevazione trimestrale dell’Istat sul Pil ha battuto ancora una volta le attese degli operatori, con il Pil che nel primo trimestre del 2023 si è attestato a +0,6%. In ogni caso, come ricorda Mazziero questa è una misura in termini reali che non comprende quindi il fattore trainante rappresentato dall’inflazione.
Ecco che, qualora i prossimi 3 trimestri dovessero fornire una crescita economica piatta, e quindi pari a zero, allora la crescita acquisita per l’intero 2023 sarebbe comunque pari a +0,9%.
Nella tabella qui sotto vediamo le stime della Mazziero Research sul Pil per l’intero 2023, ma anche per i singoli trimestri. Come vediamo, Mazziero si mantiene cauto con le stime per i prossimi trimestri, infatti per il 2° e 3° trimestre si aspetta una crescita del +0,4%, e questo nonostante generalmente la stagione estiva sia favorevole all’economia italiana. Mazziero stima una crescita nulla per l’ultimo trimestre, mentre su base annuale la crescita raggiungerebbe l’1,4%.
Dobbiamo comunque ricordare che per crescita economica acquisita non si intende assicurata dato che basterebbe un solo trimestre di crescita economica in negativo per far diminuire questo valore del Pil.
Tuttavia, secondo la Mazziero Research, “l’Italia si conferma comunque in una migliore condizione rispetto ad altri Paesi. Ad esempio gli Stati Uniti e la Francia sono cresciuti nel 1° trimestre rispettivamente del +0,3% e +0,2%, mentre la Germania ha chiuso per il secondo trimestre consecutivo con il segno meno a -0,3% confermando una condizione di recessione tecnica”.
Questa condizione tedesca è accentuata soprattutto da fattori geopolitici, legata alle fitte relazioni commerciali con la Russia che si assottigliano sempre di più dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, oltre che per via di un ripensamento dei rapporti tra Europa e Cina, a cui la Germania è molto esposta.
L’avvertimento dell’Ocse
L’Ocse nel suo ultimo Economic Outlook segnala che eventuali ritardi di attuazione del Piano di ripresa e resilienza potrebbero portare ad una crescita economica inferiore per il nostro paese.
Btp stabili al 4%
Come vediamo dal grafico qui sotto i rendimenti medi dei titoli di Stato italiani si mantengono ormai da settembre 2022 su livelli elevati, con tutte le tipologie di titoli di Stato si trovano al di sopra della soglia del 3%. Il tasso tipico, linea in giallo, indica il rendimento medio ponderato per tipologia di emissione.