Capitalizzazione Ftse Mib: Stellantis perde la vetta, Ferrari in pole
Il FTSE Mib, indice di riferimento della Borsa Italiana, riflette la performance di un paniere composto dalle 40 società italiane più rilevanti in termini di capitalizzazione e liquidità. Data la sua composizione, questo benchmark può essere considerato una buona approssimazione – seppur parziale – delle dinamiche economiche e finanziarie dell’Italia, oltre a fornire indicazioni sull’andamento della nostra economia e dei principali settori. Il confronto con altri indici europei e globali può aiutare a capire come si stia muovendo l’Italia nel contesto internazionale, in risposta alle tendenze macroeconomiche e alle sfide presenti e future.
A Piazza Affari, il mese di maggio ha portato con sé nuovi venti di cambiamento, riconfigurando la mappa delle capitalizzazioni nel FTSE Mib. Rispetto a un mese fa, Stellantis perde la sua posizione di leader, superata da Ferrari e Intesa Sanpaolo, mentre Enel e Unicredit si confermano nella top 5.
Automotive e Banche guidano la classifica
Ancora una volta, la società più capitalizzata di Piazza Affari appartiene al settore automobilistico, ma non si tratta più di Stellantis. Il produttore nato dalla fusione tra Fca e Psa scivola al terzo posto, con una market cap di €64,5 miliardi, scontando il crollo di fine aprile in scia ai dati deludenti su ricavi e consegne del primo trimestre, in un contesto di debolezza generalizzata per l’intero comparto europeo. Inoltre, i vertici di Stellantis hanno segnalato persistenti pressioni sui margini nel Vecchio Continente, anticipando una minore generazione di cassa nel primo semestre rispetto all’anno precedente.
Al primo posto sfreccia dunque Ferrari, con una capitalizzazione di €71,7 miliardi. Il Cavallino, che pubblica oggi i conti del primo trimestre, ha registrato un rialzo superiore al 48% nell’ultimo anno, grazie ad una solida domanda e a un mix di ricavi più favorevole, grazie ai nuovi modelli e alle crescenti personalizzazioni.
Il settore bancario piazza due big nei primi posti: si tratta di Intesa Sanpaolo, seconda in graduatoria con una market cap di 65,4 miliardi, e UniCredit, quinta con 60,1 miliardi all’indomani dei risultati sopra le attese e dell’incremento della guidance.
L’Energia tiene botta, Stm frena il comparto tech
Enel si conferma una colonna portante dell’indice, con una capitalizzazione di €64,5 miliardi (come Stellantis), nonostante la performance contenuta degli ultimi 12 mesi (+2,9%). Nonostante le sfide del settore energetico, legate alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime e alle politiche ambientali, Enel continua a investire in sostenibilità e innovazione, fattori che ne rafforzano il posizionamento di mercato.
Da segnalare anche il sesto posto di Eni (€48,8 miliardi), colosso internazionale dell’oil&gas e da sempre uno dei titoli italiani più apprezzati dagli investitori per la sua capacità di generare utili e distribuire dividendi.
Nel settore tecnologico, perde quota STMicroelectronics, con una capitalizzazione di 34,6 miliardi di euro, in un contesto complicato per i produttori di semiconduttori. I chipmaker, infatti, continuano a risentire delle turbolenze nei mercati finali, in particolare per quanto riguarda i settori dell’automotive e dell’elettronica di consumo.
Nella seguente tabella viene presentato il resoconto completo delle società del Ftse Mib, ordinate per capitalizzazione di mercato.
Titolo | Settore | Ultimo prezzo (€) | Variazione 1 anno | Market Cap (mld €) | Peso % sul Ftse Mib |
Ferrari | Automotive | 400,60 | 48,6% | 71,7 | 9,9% |
Intesa Sanpaolo | Banche | 3,58 | 47,1% | 65,4 | 9,1% |
Stellantis | Automotive | 20,36 | 38,2% | 64,5 | 8,9% |
Enel | Utility | 6,35 | 2,9% | 64,5 | 8,9% |
UniCredit | Banche | 35,75 | 88,6% | 60,1 | 8,3% |
Eni | Oil&Gas | 14,86 | 9,5% | 48,8 | 6,8% |
Generali Assicurazioni | Assicurazioni | 23,46 | 24,5% | 36,8 | 5,1% |
STMicroelectronics | Tecnologia | 38,05 | -1,4% | 34,6 | 4,8% |
Tenaris | Oil&Gas | 15,90 | 28,0% | 18,8 | 2,6% |
Moncler | Moda e Lusso | 64,58 | -3,9% | 17,7 | 2,5% |
Poste italiane | Assicurazioni | 12,16 | 28,3% | 15,9 | 2,2% |
Terna | Utility | 7,52 | -5,7% | 15,1 | 2,1% |
Snam | Utility | 4,40 | -13,3% | 14,8 | 2,1% |
Prysmian | Industriali | 52,28 | 39,7% | 14,5 | 2,0% |
Leonardo | Industriali | 22,30 | 113,9% | 12,9 | 1,8% |
Campari | Food&Beverage | 9,55 | -22,3% | 11,8 | 1,6% |
Mediobanca | Banche | 13,75 | 37,7% | 11,7 | 1,6% |
Recordati | Health Care | 50,65 | 19,2% | 10,6 | 1,5% |
Inwit | Tlc e Media | 10,18 | -19,1% | 9,8 | 1,4% |
Banco BPM | Banche | 6,25 | 68,3% | 9,5 | 1,3% |
FinecoBank | Banche | 14,44 | 6,8% | 8,8 | 1,2% |
Banca Mediolanum | Servizi Finanziari | 10,30 | 27,1% | 7,7 | 1,1% |
Amplifon | Health Care | 33,85 | -5,9% | 7,6 | 1,1% |
Nexi | Industriali | 5,68 | -23,2% | 7,4 | 1,0% |
BPER Banca | Banche | 4,85 | 85,8% | 6,9 | 1,0% |
Brunello Cucinelli | Moda e Lusso | 97,30 | 12,2% | 6,6 | 0,9% |
Pirelli&C | Automotive | 6,13 | 25,0% | 6,1 | 0,8% |
Unipol Gruppo | Assicurazioni | 8,44 | 66,0% | 6,1 | 0,8% |
A2A | Utility | 1,88 | 17,3% | 5,9 | 0,8% |
Banca MPS | Banche | 4,55 | 122,3% | 5,7 | 0,8% |
Diasorin | Health Care | 92,98 | -11,0% | 5,2 | 0,7% |
Hera | Utility | 3,48 | 23,2% | 5,2 | 0,7% |
Telecom Italia | Tlc e Media | 0,23 | -15,2% | 4,9 | 0,7% |
Interpump Group | Industriali | 41,58 | -19,1% | 4,5 | 0,6% |
Saipem | Oil&Gas | 2,17 | 63,6% | 4,3 | 0,6% |
Italgas | Utility | 5,23 | -11,1% | 4,2 | 0,6% |
ERG | Utility | 25,74 | -4,5% | 3,9 | 0,5% |
Azimut | Servizi Finanziari | 25,32 | 25,8% | 3,6 | 0,5% |
Bca Pop Sondrio | Banche | 8,00 | 91,8% | 3,6 | 0,5% |
Iveco Group | Automotive | 11,48 | 45,6% | 3,1 | 0,4% |
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 7 maggio 2024
Come funziona il FTSE Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index, ovvero un indice che viene calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte. Tuttavia, queste tipologie di indici hanno il difetto che distorcono in parte la realtà, in quanto nel calcolo dei price index non viene considerata per intero la remunerazione che le società danno ai propri azionisti, ma solo quella concessa come apprezzamento in conto capitale (capital gain).
I dividendi non vengono quindi tenuti in considerazione nel calcolo di un indice di tipologia price e così il giorno dello stacco, i titoli subiscono nominalmente un deprezzamento che in teoria dovrebbe essere pari al dividendo pagato. Visto che Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), questo effetto nel lungo periodo finisce per pesare sul Ftse Mib, ma per ovviare a ciò è altresì possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib che tiene conto anche dello stacco e del reinvestimento di dividendi.