Npl: Italia torna ai livelli pre-crisi, recuperi vanno a rilento
Quando si parla degli Npl il recupero resta il tema principale visto che “nei bilanci delle banche rimangono circa 164 miliardi di crediti non performanti, 177 miliardi sono stati ceduti ma solamente 11 miliardi sono stati recuperati al 2019. Ci sono quindi da gestire 330 miliardi di crediti deteriorati”. A dirlo l’ad di Banca IFIS Luciano Colombini nel corso dell’ottava edizione dell’NPL Meeting, l’evento promosso e organizzato da Banca IFIS per il mercato italiano e internazionale dei Non-Performing Loans e il bank restructuring in cui è stata diffusa la nuova edizione del Market Watch NPL.
Npl: Italia torna ai livelli pre-crisi
L’Italia, nel confronto europeo, totalizza la riduzione più significativa in termini di NPE ratio con ben il 51% in meno, dal 2015 a oggi, -8% rispetto fine 2018. Il livello di Non performing Loans è tornato ai livelli pre-crisi ma il passaggio da UTP a NPL resta elevato. Per il 2019, indice Banca IFIS, si stimano 46 miliardi di transazioni NPL complessive, il 17% coperte da Gacs, il 35% nel mercato secondario. Per il 2020 la previsione è di 43 miliardi di transazioni con una percentuale di deal, nel secondo mercato, in crescita al 40%. Alla fine di quest’anno, grazie ad alcuni big deal, le transazioni di UTP potrebbero raggiungere i 29 miliardi. In merito alla gestione, dal 2015 a oggi circa il 66% delle transazioni NPL sono state originate da dieci istituti di credito e i primi cinque buyer per volumi sono in ordine: Quaestio, Banca IFIS, Fortress, Lindorf- Intrum-Carval Investors, Fonspa. Circa il 50% delle transazioni sono NPL secured.
In relazione ai prezzi, nel 2019 quelli dei crediti secured sono stati stabili al 33%, mentre i prezzi medi degli unsecured sono invece aumentati dal 6% al 9% ma è migliorata anche la qualità dei portafogli. La profittabilità del settore è quindi attesa elevata nel medio termine. Sul fronte investitori, i non performing continueranno a offrire ritorni interessanti. Il mercato dei crediti deteriorati è in evoluzione e necessita di un approccio di tipo industriale, sottolineano da Banca Ifis. “Le strutture di recupero – aggiunge Colombini – devono essere appropriate alla dimensione, complessità e caratteristiche delle attività delle banche con sistemi di monitoraggio continui ed efficienti. Gli investimenti in intelligenza artificiale e IT saranno fondamentali e, per sostenerli, l’economia di scala costituirà un vantaggio competitivo».