Non solo BTP, con tapering Bce a rischio bond emessi da queste aziende italiane
Nel caso specifico dell’Italia, la paura del tapering della Bce non è legata solo alla consapevolezza che, prima o poi, l’assist che la Bce ha garantito ai BTP con il suo piano di Quantitative easing, prima o poi terminerà ( e, a tal, proposito, occhio al recente balzo dello spread BTP-Bund, che ora oscilla attorno a quota 180 punti). Il timore, infatti, è anche per la fine, prima o poi, dell’aiuto che, sempre attraverso il programma QE, la Bce di Mario Draghi ha garantito a diverse aziende italiane.
Oltre all’acquisto di bond sovrani, la banca centrale europea ha rilevato anche diversi corporate bond dell’Eurozona, tra cui obbligazioni emesse da società italiane.
In particolare, nell’ambito del programma Cspp – Corporate Sector Purchase Programme – che è stato lanciato nel giugno del 2016, la Bce ha acquistato le azioni di 15 aziende italiane circa, tra cui spiccano i nomi di Telecom, Exor, Rai, Eni, Terna.
La stampa italiana ha spesso fatto poi i nomi di Enel, Snam, Ferrovie dello Stato, Atlantia, Sias, Luxottica, A2A, Acea, Hera, 2i Rete Gas, i cui bond sarebbero stati acquistati.
Dai dati della Bce emerge che finora l’istituto ha acquistato un totale di 950 corporate bond emessi da 200 aziende europee, di cui il 30% tedesche e il 25% francesi.
Spagna e Italia hanno inciso sugli acquisti per circa 1/10 ciascuna. Nel caso dell’Italia, il valore dei corporate bond acquistati si aggira attorno ai 10 miliardi di euro.
Curiosità del programma di acquisto di corporate bond: il 12% circa delle obbligazioni detenute ora dalla Bce è stato acquistato a tassi negativi.
La Bce ha sottolineato che il piano CSPP ha avvantaggiato soprattutto quelle aziende che non fanno affidamento ai mercati dei capitali per reperire i finanziamenti, dunque soprattutto le Pmi.
Tornando agli acquisti dei BTP, focus sugli ultimi dati relativi al mese di giugno, da cui è emerso che la Bce ha acquistato BTP e titoli di Stato francesi per un valore superiore a quello consentito dalla regola del capital key di ben 2 miliardi di euro.
Il risultato è tutto nei numeri: nel mese di giugno la Bce e le banche centrali dell’Eurozona hanno acquistato bond sovrani italiani per un valore di 9,3 miliardi di euro, e bond francesi per 10,8 miliardi. In entrambi i casi, gli acquisti sono superiori di 1 miliardo circa (+1,19 miliardi di euro per la Francia e più 980 milioni di euro per l’Italia), rispetto alle quote di titoli di stato acquistabili dalla Bce.
Minori acquisti hanno interessato invece i Bund tedeschi: nel caso della Germania, la Bce non è riuscita a centrare il target di acquisto di 304 milioni di euro, dopo mancati acquisti per 277 milioni di euro a maggio. Inoltre, la scadenza ponderata media dei Bund è salita a 5,33 anni dal minimo record a 3,99 di maggio.
Da segnalare che il criterio del capital key stabilisce che la Bce può acquistare debiti sovrani in proporzione alla quota che ogni paese detiene nell’azionariato della Bce stessa. Ma è stato lo stesso Draghi a ribadire, nel corso della conferenza stampa dello scorso mese, che il piano Quantitative easing con cui procede agli acquisti degli asset è caratterizzato da “una flessibilità” sufficiente.