Niente Borsa per gli yacht Ferretti, ritirata l’offerta
Ferretti non tornerà in Borsa. Salta l’attesissimo debutto a Piazza Affari di Ferretti Group in quanto il colosso degli yacht non ha ricevuto l’accoglienza prevista, soprattutto da parte degli investitori Ue. La società ha comunicato di aver interrotto l’Offerta relativa al collocamento privato delle azioni ordinarie della società, finalizzato alle negoziazioni delle Azioni su Borsa Italiana.
“Nonostante l’apprezzamento manifestato dagli investitori, in particolare italiani ed asiatici che hanno sostenuto e creduto nell’azienda, eccellenza del Made in Italy in tutto il mondo, e pur considerando la qualità ed il numero delle adesioni ricevute, il deterioramento delle condizioni dei mercati finanziari non consente di valorizzare correttamente la Società”, trecita la società in una nota.
Taglio forchetta non è bastato
La società aveva esteso il periodo di offerta relativo al collocamento istituzionale nel tentativo di attirare più investitori. Inoltre, Ferretti aveva rivisto al ribasso la forchetta. Rispetto all’intervallo di prezzo fissato inizialmente tra 2,5 e 3,7 euro per azione (corrispondente a una capitalizzazione post aumento di capitale compresa tra 727 milioni e 1.076 milioni), la società lo aveva abbassato a 2-2,5 euro proprio nel tentativo di attirare maggior interesse.
L’operazione ha mostrato una grande debolezza nell’attrarre fondi istituzionali italiani ed asset manager europei ed americani. L’azienda è oggi in mani cinesi del Weichai Group (86%), mentre Piero Ferrari ha una quota pari all’11%. Sulla prima forchetta di prezzo, l’adesione dei fondi esteri e di quelli italiani è stata bassissima poiché considerata eccessiva e da qui è scaturita una revisione al ribasso per venire incontro alle richieste.
E adesso?
Ferretti Group rimarca che continuerà a perseguire i propri obiettivi di sviluppo e di crescita considerate le ottime condizioni patrimoniali, di liquidità e di successo commerciale che sono tali da consentire all’azienda l’esecuzione del proprio piano industriale già totalmente finanziato dagli azionisti e dal sistema creditizio verso il quale l’azienda vanta una posizione di debito nullo.
I ricavi del gruppo sono passati dai 309 milioni del 2014 ai 609 milioni del 2018 e i primi sei mesi dell’anno sono stati archiviati con un fatturato di 332 milioni. Ma gli ostacoli non sono mancati.