Mps, tutto pronto per l’aumento di capitale della banca che vale meno di 100 milioni. Consob e Bce mettono le mani avanti
Mps: tutto pronto per l’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena, che parte oggi, lunedì 17 ottobre, dopo l’ok all’operazione arrivato dalla Consob e l’alert firmato Bce,l che ha parlato di chiaro elevato rischio di esecuzione.
In poche parole, a Francoforte già temono, e anche da settimane, un flop totale della ricapitalizzazione del Monte di Stato. Dal canto suo, anche la Consob non ha potuto non allertare gli investitori e potenziali tali.
Mps vale meno di 100 mln in Borsa: sell off stanno azzerando il capitale
D’altronde il titolo è crollato a Piazza Affari di oltre il 60% in appena due sessioni, dopo la notizia dell’accordo tra Mps e le banche del consorzio di garanzia, che si sono impegnate a sottoscrivere l’inoptato che dovesse presentarsi, fino a 807 milioni di euro (altri 50 milioni di euro saranno garantiti dal fondo Algebris).
Trepidazione per quello che sarà il settimo aumento di capitale in 15 anni da parte di una banca che ha bruciato, mandando letteralmente a monte, 22 miliardi di euro, di cui 4,8 miliardi dello Stato nell’arco di 14 anni, tra Antonveneta, il crac di Lehman Brothers, la crisi dei BTP e dello spread, le regole dell’Unione europea e il giogo degli NPL-crediti deteriorati.
Non per niente la stessa Germania ha definito Mps il primo shock che riporterà alla realtà il governo di Giorgia Meloni e FdI.
In cinque anni, ovvero dalla ricapitalizzazione precauzionale lanciata dallo Stato, che ha preso in mano il timone diventando primo azionista del Monte con una quota del 64%, il titolo è affondato di ben il 95%, crollando solo quest’anno del 75% circa, con risultati disastrosi per il valore di mercato, ergo capitalizzazione dell’istituto che, dopo gli schiaffi in Borsa della scorsa settimana, prima un tonfo superiore a -33%, poi una caduta di oltre il 42% venerdì scorso, si è assottigliata a un valore inferiore a 100 milioni di euro.
Aumento capitale Mps, Bce paventa flop e burden sharing
La Bce ha paventato il flop dell’operazione, avvertendo che il “mancato buon esito integrale dell’aumento di capitale e/o la mancata realizzazione delle assunzioni del Piano Industriale 2022-2026 (ulteriori rispetto a quella inerente all’Aumento di Capitale), in assenza di tempestive azioni correttive non ancora puntualmente identificate alla Data del Documento di Registrazione pregiudicherebbe la prospettiva della continuità aziendale dell’Emittente e del Gruppo”.
Ma da Francoforte la Banca centrale europea ha anche parlato degli effetti sul capitale dei costi della ricapitalizzazione, prevedendo che le spese dell’offerta – che ammontano a 132 milioni, incluse le commissioni ai Garanti e ad Algebris per un valore di 125 milioni – abbiano “prodotto un impatto negativo sui target di Tier1 ratio (previsti nell’orizzonte del Piano Industriale 2022 – 2026) di 15 bunti base nel 2024 e 13bps nel 2026, in questo modo riducendo il buffer di capitale rispetto ai requisiti Srep ed ampliando il divario rispetto al livello medio delle banche significative italiane ed europee”.
La Bce non poteva non lanciare anche l’avvertimento sul rischio di burden sharing, ricordando che, in data 30 giugno 2022 il totale delle passività del Monte dei Paschi idonee ad essere coinvolte nell’ambito di un’eventuale procedura di condivisione degli oneri era di 1,75 miliardi di euro.
Di conseguenza, nel caso in cui venisse meno la prospettiva della continuità aziendale, si concretizzerebbe per l’appunto la minaccia del burden sharing che, si ricorda, porterebbe alla condivisione degli oneri da parte di azionisti, detentori di alcune obbligazioni subordinate del Monte, e anche correntisti per la parte superiore alla quota garantita dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
Aumento capitale Mps, Consob: forte diluizione, rischio forte volatilità
Venerdì scorso è arrivato anche l’attenti della Consob, che ha annunciato di aver dato la sua benedizione all’operazione di aumento di capitale del Monte di Stato, autorizzando “il Documento di Registrazione, la Nota Informativa e la Nota di Sintesi (Prospetto) relativo all’offerta in opzione e all’ammissione alle negoziazioni sul mercato regolamentato Euronext Milano delle azioni MPS rivenienti dall’aumento di capitale in opzione, per massimi 2,5 miliardi, in forma scindibile, deliberato dall’assemblea straordinaria degli azionisti del 15 settembre, le cui condizioni e termini finali sono stati approvati dal CdA di MPS l’11 ottobre”.
L’aumento di capitale, ha avvertito l’Autorità di Borsa, “presenta caratteristiche di forte diluizione“ e “tale circostanza determina il rischio che durante il periodo di offerta in opzione delle nuove azioni si verifichi una forte volatilità del prezzo delle azioni dell’emittente, inclusa una sopravvalutazione del prezzo di mercato rispetto al suo valore teorico. Per prevenire tale rischio, l’aumento di capitale in parola sarà gestito secondo il modello c.d. rolling”, che è stato spiegato dalla stessa Consob:
“Il metodo rolling, prevede in sostanza che, una volta iniziato l’aumento, sia possibile esercitare i diritti di opzione in ciascun giorno dell’aumento a partire dal terzo e ricevere in via ‘anticipata’ le azioni di nuova emissione” .
La consegna ‘anticipata’ delle azioni di nuova emissione permette di effettuare attività di arbitraggio, consistente nell’acquisto dei diritti di opzione e nella successiva vendita di un numero di azioni pari a quello delle azioni che si riceveranno esercitando i diritti, già a partire dal primo giorno di avvio dell’aumento di capitale; tale attività, a sua volta, permette di prevenire l’eventuale volatilità di prezzo suindicata – si legge nella nota della Consob, che prosegue, sottolineando che “è necessario evidenziare che la consegna ‘anticipata’ delle nuove azioni permessa dal modello rolling può far perdere all’investitore il diritto di revoca previsto dall’articolo 23, paragrafo 2, del Regolamento (UE) n. 2017/1129.
In particolare, nel caso in cui, nel corso dell’aumento, si verifichino fatti nuovi significativi, errori o imprecisioni rilevanti che portino alla pubblicazione di un supplemento al Prospetto, il diritto di revoca non sarà riconosciuto agli investitori che abbiano ricevuto ‘anticipatamente’ le nuove azioni se tale consegna è avvenuta prima dell’evento che determina la pubblicazione del supplemento. Gli investitori che intendessero partecipare all’aumento di capitale senza rischiare di perdere il predetto diritto di revoca dovranno quindi aderire all’Offerta con la modalità ordinaria (non rolling)”.
“Gli investitori che non opteranno per la consegna ‘anticipata’ delle nuove azioni prevista dal modello rolling riceveranno le nuove azioni in un unico momento, alla fine dell’operazione, e non, come avviene di solito, alla fine del periodo d’opzione. Tale peculiarità deve essere tenuta nella debita considerazione dagli investitori che intendessero porre in essere attività di arbitraggio fra diritti di opzione e azioni negli ultimi giorni del periodo di opzione, ai fini del rispetto del divieto di effettuare vendite allo scoperto in assenza della disponibilità dei titoli (c.d. vendite allo scoperto “nude”) previsto dall’articolo 12 del Regolamento (UE) n. 236/2012 in materia di vendite allo scoperto”.
Aumento di capitale Mps: tutto quello che c’è bisogno di sapere
L’aumento di capitale di Mps ha un valore di 2,5 miliardi di euro. I dettagli sono stati forniti dal Monte dei Paschi di Siena lo scorso giovedì 13 ottobre, dopo la riunione fiume del cda capitanato dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio, che si è conclusa con un accordo tra Mps e le banche del corsorzio di garanzia.
L’aumento di capitale prevede l’emissione di massime 1,250 milioni di azioni ordinarie di nuova emissione, al prezzo di sottoscrizione pari a 2 euro per ogni nuova azione “da imputarsi interamente a capitale, nel rapporto di 374 nuove Azioni ogni tre azioni Mps possedute. Il controvalore massimo dell’Offerta sarà pertanto pari a Euro 2.499.331.296”.
Il prezzo di sottoscrizione “incorpora uno sconto pari al 7,79% rispetto al prezzo teorico ex diritto (c.d. Theoretical Ex Right Price -TERP) delle azioni Mps, calcolato secondo le metodologie correnti, sulla base del prezzo ufficiale di chiusura di Borsa delle azioni Mps al 11 ottobre 2022″.
L’operazione è interamente garantita con gli accordi che Mps è riuscita a raggiungere con le banche del consorzio di garanzia e il fondo Algebris, che hanno garantito una sottoscrizione per un valore massimo di 857 milioni di euro.
Il calendario dell’Offerta, si legge nel comunicato del Monte dei Paschi di Siena, “prevede che i diritti di opzione, validi per la sottoscrizione delle Nuove Azioni (i ‘Diritti di Opzione’) siano esercitabili, a pena di decadenza, dal 17 ottobre 2022 al 31 ottobre 2022, estremi inclusi (il ‘Periodo di Opzione’). I Diritti di Opzione saranno inoltre negoziabili su Euronext Milan dal 17 ottobre 2022 al 25 ottobre 2022, estremi inclusi. I Diritti di Opzione non esercitati entro il termine del Periodo di Opzione saranno offerti su Euronext Milan (l”Asta dell’Inoptato’) il 1 novembre 2022 e il 2 novembre 2022, salvo che i Diritti di Opzione non siano stati già integralmente venduti, ai sensi dell’art. 2441, terzo comma, del Codice Civile. I Diritti di Opzione acquistati durante l’Asta dell’Inoptato dovranno essere esercitati entro il 3 novembre 2022″.
Aumento capitale Mps: chi si è impegnato a sottoscrivere le azioni
Mps ha confermato l’impegno del Mef maggiore azionista ad “aderire all’operazione (di aumento di capitale) in proporzione alla propria quota di partecipazione al capitale (64,23%) per un importo massimo pari a euro 1,606 miliardi”.
Il comunicato della banca ha ricordato che l’impegno dello Stato “è caratterizzato da un vincolo, e cioè dal fatto che, ai fini del rispetto della normativa comunitaria sugli aiuti di stato, ad esito dell’Aumento di Capitale il Mef (maggiore azionista) non potrà in ogni caso superare la suddetta quota partecipativa. Pertanto, l’impegno di sottoscrizione del MEF diventerà efficace solo pari passu con gli altri azionisti e, dunque, in misura tale da mantenere invariata la percentuale di partecipazione del MEF nel capitale sociale di Mps post Aumento di Capitale, pari al 64,23%”.
Anima ha reso noto che parteciperà all’operazione di ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena con un intervento di 25 milioni di euro: davvero poca cosa rispetto alla disponibilità iniziale di 200 milioni di euro, che era stata data all’inizio delle trattative con il ceo di Mps Luigi Lovaglio, a patto tuttavia di un rafforzamento della partnership in essere con la banca. Rafforzamento che l’AD non ha voluto: di conseguenza, Anima ha fatto un deciso passo indietro riducendo il suo contributo a 25 milioni, in cambio di un’alleanza con Mps che rimane invariata.
Altri 200 milioni circa li fornirà Axa.
Ci sono poi i contributi dell’imprenditore francese Denis Dumont (30 milioni), il fondo Algebris di David Serra (20 milioni), le Fondazioni toscane, “che verseranno circa 30 milioni, da spartire tra CariFirenze (10), Fondazionde Mps (10), e CariLucca (5)”.
Ci sono poi gli investitori che agiranno da sub-writer, ovvero interverranno prima delle banche d’affari, trasformandosi quindi realisticamente in azionisti della banca, come aveva indicato un articolo de Il Sole 24 Ore la scorsa settimana. Questi investitori si sono esposti fino a coprire, dei 900 milioni di capitali privati che Mps doveva rastrellare, una somma di 500 milioni in caso di inoptato, ovvero di mancata sottoscrizione delle azioni.
Tra di loro ci sono gli obbligazionisti che hanno fatto shopping dei bond Tier 2 della banca e che non vogliono certo rischiare che l’aumento di capitale faccia flop: in quel caso, scatterebbe infatti il burden sharing, spettro che si è riaffacciato a Siena negli ultimi giorni, quando si è parlato del rischio che il rafforzamento di capitale del Monte di Stato neanche partisse. Il Sole 24 Ore ha fatto i nomi “di fondi come Pimco, BlueBay, Malquart, che nel complesso tireranno fuori una cifra vicino ai 200 milioni “.
Domani, lunedì 17 ottobre 2022, si parte: Mps lancerà il settimo aumento di capitale che, in teoria, dovrebbe salvarla. Peccato che le precedenti ricapitalizzazioni non siano riuscite a rimettere in piedi la banca senese. Non deve stupire che l’effetto salvifico di questa operazione venga messo fortemente in dubbio.