Mps: titolo in rally con rumor Ue su piano NPL con Amco. Axa sarà la dote per lanciare risiko banche?
Le incertezze non mancano, ma le ultime indiscrezioni stampa fanno sperare bene per il futuro di Mps. Il mercato crede nel dossier Mps, premiando il titolo con un rialzo superiore a +6%, a quota 1,80 euro.
Il Sole 24 Ore ha riportato nella sua edizione odierna che il verdetto di Bruxelles sul piano di de-risking di Mps è ormai in dirittura d’arrivo. “È in arrivo il verdetto della Commissione Ue sul piano di scissione dei crediti deteriorati di Mps da trasferire ad Amco, la ex Sga controllata al 100% dal Ministero dell’Economia“.
La decisione è attesa per la fine del mese. Il quotidiano precisa: “Questione di settimane, forse addirittura di giorni, secondo quanto emerge dal tavolo negoziale che coinvolge l’ampio plotone di advisor di Ue, Tesoro, Amco e Mps” . Una decisione cruciale non solo per la banca senese, ma per lo stesso intero sistema bancario italiano. Il possibile ok di Bruxelles al piano, che prevede lo smobilizzo degli NPL, libererebbe finalmente la banca dal carico pesante delle esposizioni non performanti e rilancerebbe il risiko bancario.
“L’eventuale via libera di Bruxelles al piano Mps-Amco avrebbe ripercussioni sull’intero plotone delle banche di media dimensione che in queste settimane stanno valutando progetti di aggregazione. Un Monte Paschi liberato, del tutto o in parte, della zavorra degli Npl allargherebbe a quattro il numero delle banche coinvolte nel prossimo riassetto: oltre a Mps, anche Ubi, Bper e BancoBpm”, sottolinea il Sole 24 Ore.
Una nota di Equita SIm riporta le indiscrezioni, “secondo cui entro qualche settimana la UE dovrebbe dare il via
libera all’operazione di cessione di un portafoglio di NPE il cui ammontare dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi (su 12,5 miliardi totali)”.
“Stando alle indiscrezioni – si legge nel report di Equita SIM – il prezzo di cessione non sarebbe molto distante dai prezzi di mercato. Ipotizzando la cessione di uno stock di 9,6 miliardi di NPE attraverso lo spin-off in una newco capitalizzata con 1,4 miliardi – equivalente ad assumere un prezzo di vendita di 28 cent per gli NPL e 34 per gli UTP – l’NPE ratio di BMPS scenderebbe da 12,8% a 5,1%, e il CET1, includendo la sterilizzazione dell’inflazione delle LGD, a 11%”.
Equita SIM conferma che la cessione degli NPE e la concretizzazione del processo di de-risking renderebbe Mps sicuramente “un asset più appetibile in chiave M&A”.
Non vengono ignorati, però, alcuni elementi di incertezze, che “contribuiscono a mantenere ancora bassa la probabilità di un deal almeno nel breve“. Insomma, lo smobilizzo degli NPE spianerà la strada al risiko delle banche italiane, ma un vero e proprio processo di consolidamento richiederebbe ancora un po’ di tempo. Quali sono i fattori di incertezza? Gli analisti di Equita SIM ne elencano due:
- rischio cause legali. ll petitum, ovvero le richieste totali di risarcimento formulate contro la banca, ammontano a fine terzo trimestre a 4,7 miliardi, di cui, secondo BMPS, 2,3 miliardi configurano rischi probabili (500 milioni accantonati), 1,4 miliardi rischi possibili e 1 miliardo di rischi remoti (nessun accantonamento)
- – impatto sugli economics della cessione di NPE. Stimiamo sull’anno fiscale un contributo al NII (margine netto di interesse) dallo stock complessivo di NPE di circa 150 milioni, importo che potrebbe non essere integralmente recuperato in caso di cessioni attraverso minori rettifiche su crediti. Equita SIM ha un rating “hold” sul titolo, e un target price pari a 1,6 euro.
Anche gli analisti di Mediobanca Securities si concentrano sulle indiscrezioni stampa che riguardano l’imminente decisione di Bruxelles sul piano di Mps. “Le indicazioni riportate dalla stampa coincidono all’incirca con il nostro scenario, in cui MPS raggiunge un NPE Ratio su base lorda del 5%”. Questa soglia, si legge nella nota, viene considerata cruciale: “A nostro avviso, affinché il profilo di rischio di Mps sia più appetibile, l’NPE ratio lordo non dovrebbe superare la soglia del 5%”. Viene ricordato infatti che il 5% è proprio la “soglia fissata dall’EBA (Autorità bancaria europea) nella sua guidance sulla gestione degli NPL”.
“Nello scenario in cui Mps raggiunge un NPE Ratio lordo del 5% (deconsolidando dunque circa 9 miliardi di euro di NPE, e rimanendo con NPE residui per un valore di 4 miliardi di euro circa), calcoliamo che Mps potrebbe permettersi di svalutare il valore di libro lordo degli NPE del 9%, precisamente l’8% degli NPL (con un prezzo di vendita pari al 30% del GBV, ovvero del valore contabile lordo) e del 12% circa per gli Utp (prezzo di vendita al 47% del GBV), mantenendo l’FL CET 1 Ratio all’11%. Sebbene riconosciamo il fatto che un prezzo di vendita pari al 30% del GBV possa centrare il prezzo di mercato per le sofferenze, un prezzo di vendita al 50% del GBV per gli Utp potrebbe essere ottimistico, visto che il 66% di questi crediti non è garantito, il 50% circa ha un’età superiore ai 3 anni e il 35% ha sia un’età superiore ai tre anni e non è garantito (sebbene ammettiamo che è difficile determinare il prezzo di mercato degli Utp, vista la scarsità delle transazioni).
Tornando al risiko delle banche, una volta che sarà ripulita dalle sue esposizioni non performanti, ovvero dagli NPE, Mps potrebbe portare come dote una “partnership bancassicurativa”. E’ l’ipotesi contemplata dal Sole 24 Ore, che ricorda che “Mps è legato al colosso francese Axa che, per esempio, in caso di fusione con Ubi avrebbe le risorse per diventare partner assicurativo unico del maxi-polo che si verrebbe a creare, senza escludere un rafforzamento della partecipazione azionaria in Ubi-Mps”.