Mps: titolo ancora attaccato dai sell. Aumento capitale s’ha da fare o no ora? Il nodo Axa-Anima
Si sta per chiudere una settimana a dir poco concitata per Mps, la banca senese guidata dal ceo Luigi Lovaglio, alle prese con una operazione di aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, in tempi di guerra, nel bel mezzo della formazione del governo Meloni e mentre si rinfocolano i timori sul doom loop, a fronte dell’ansia sui tassi dei BTP. Insomma, il timing della ricapitalizzazione non sembra dei più azzeccati, per il Monte di Stato marchiato da anni da una reputazione di banca zombie, periodicamente salvata per il rotto della cuffia dal governo di turno, dal 2017 controllata dallo Stato, che con il Mef detiene il 64% circa del suo capitale.
L’aumento di capitale s’ha da fare o no, in questo momento?
E’ la domanda che assilla, a quanto pare, i vertici di Mps e lo stesso Stato, prossimo a cambiare volto con un governo di centrodestra.
Andrea Lisi di Equita SIM riporta le indiscrezioni de Il Sole 24 Ore, secondo cui l’operazione di ricapitalizzazione della banca senese, che in teoria dovrebbe essere lanciata il prossimo 10 ottobre, potrebbe slittare di una settimana. “Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, le discussioni in corso tra Mps e Axa e Anima starebbero proseguendo ma potrebbero richiedere del tempo addizionale, portando allo slittamento di una settimana dell’avvio dell’aumento di capitale. Secondo le indiscrezioni, Anima e Axa potrebbero contribuire con 400- 450 milioni complessivi in cambio di una revisione degli accordi in essere. Secondo Il Sole, all’aumento dovrebbe partecipare anche il francese Dumont (ammontare non noto), mentre rimane da verificare la disponibilità di fondazioni bancarie ed enti previdenziali”.
Le quotazioni della banca senese hanno terminato la seduta di ieri con un tracollo pari a -13,5% a 25,85 euro.
Risultato: il valore di mercato di Mps è di poco superiore a 250 milioni di euro: dunque, a poco più di 1/10 dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro che la banca ha intenzione di lanciare.
Il trend delle quotazioni conferma i vari timori degli investitori sulla capacità del Monte di Stato di raccogliere 2,5 miliardi di mezzi freschi, di cui 900 milioni sotto forma di capitali privati: 1,6 miliardi di euro dovrebbero infatti essere già blindati, assicurati dall’azionista di maggioranza, ovvero dal Tesoro.
Rastrellare quasi 1 miliardo di euro dai privati non è impresa certo semplice, in un momento in cui sui mercati il diktat è sell, da Wall Street a Piazza Affari.
Lo sanno bene le banche del consorzio di garanzia che stanno organizzando la ricapitalizzazione del Monte, che hanno fatto pressioni a un inizialmente riluttante Lovaglio a trattare con Axa e Anima, affinché le convinca a partecipare all’aumento di capitale. Tali banche sono infatti consapevoli del fatto che, almeno in questo momento, un interesse concreto del mercato, verso Mps, praticamente non è pervenuto.
Il tonfo delle azioni del Monte dei Paschi segue il raggruppamento delle azioni e la conseguente rettifica del loro prezzo, decisioni che il cda guidato da Lovaglio ha preso sempre nell’ambito del piano di ricapitalizzazione della banca, partecipata per il 64% del suo capitale dal Tesoro, maggiore azionista.
“Certamente con questa volatilità dei mercati non è il momento migliore per cercare soldi, lo stiamo vedendo anche con l’ipo di Porsche, queste operazioni non vengono apprezzate dal mercato. In più c’è un effetto tecnico legato al raggruppamento azionario, che agevola i ribassi”, ha commentato all’agenzia Ansa Vincenzo Longo di Ig Markets.
Il titolo Mps ha iniziato a sbandare, in alcuni casi non riuscendo a fare neanche prezzo, a seguito del via al raggruppamento delle azioni ordinarie, e della rettifica del loro prezzo, nelle modalità comunicate dalla banca.
Il titolo è poi rientrato nelle contrattazioni di Piazza Affari lo scorso martedì, dopo un tonfo teorico pari a -34% della sessione di lunedì e un ennesimo scivolone del 20% circa durante le prime ore dalla sessione di martedì.
Ieri giornata da dimenticare per Monte dei Paschi, dopo il calo limitato ad appena -0,23% della seduta di mercoledì. A zavorrare le quotazioni, l’alert spread BTP-Bund, con i tassi sui BTP a 10 anni che hanno sfiorato la soglia del 5% , volando fino al 4,9% circa, sulla scia di vendite scatenate che hanno colpito in generale i mercati dei debiti sovrani mondiali.
Nei giorni scorsi lo spread BTP-Bund è salito oltre la soglia di allarme per la Bce, pari a 250 punti, schizzando fin oltre quota 260.
Gli investitori, temendo anche eventuali conflitti tra il governo Meloni e l’Unione europea, e le ripercussioni negative sui tassi e sullo spread, sono tornati a prezzare in modo prepotente il peccato originale del doom loop, ovvero dell’abbraccio mortale tra le banche e i BTP che hanno in pancia.
Un abbraccio particolarmente mortale nel caso di Mps visto che, ha ricordato un articolo di Bloomberg, “il 90% circa dei debiti sovrani presenti nel bilancio della banca Mps è costituito da debiti italiani, dunque da BTP & Co: di questo ammontare più della metà è valutato al prezzo corretto (fair value), mentre l’ammontare totale incide sui risk-weighted asset per il 17% circa”.
E’ vero che durante la settimana c’è stato un momento in cui i tassi dei titoli di stato italiani (e non solo) si sono sfiammati: ma si è trattato di una reazione seguita all’intervento della Bank of England, che è intervenuta per fermare il massacro sui titoli di stato UK ovvero sui Gilt. Riuscendoci. Ma solo per poco.
Non per niente il problema che assilla i mercati mondiali ora si chiama proprio Regno Unito, dopo il bazooka fiscale annunciato dal governo di Liz Truss, fattore che porta i mercati ad avere più paura della neo premier UK che della prospettiva di un governo Meloni.
Va detto che da Fratelli d’Italia sono arrivate dichiarazioni che hanno confuso ulteriormente i mercati sul destino del Monte dei Paschi, come dimostra la repentina retromarcia del responsabile economico Maurizio Leo, che è stata messa in evidenza dalla stampa tedesca come il primo shock che ha riportato alla realtà Fratelli d’Italia.
E ora ci sono le voci, di nuovo, di un possibile slittamento della ricapitalizzazione del Monte. Così il quotidiano La Stampa:
“Le vendite sull’intero comparto bancario impediscono a Siena di trattare a sconto rispetto al settore e così la convenienza relativa a investire su Siena è in costante calo. Motivo per cui i vertici di Mps stanno pensando di posticipare di una settimana il via dell’operazione, dal 10 al 17 ottobre”.
Viene ricordato che l’aumento di capitale deve essere chiuso entro il 12 novembre, “per finalizzare il piano di uscite volontarie dei dipendenti (cui hanno già aderito oltre 3.500 addetti): un’operazione che da sola garantirebbe minori costi su base annua per 270 milioni di euro”.
La decisione di posticipare la data dell’inizio dell’aumento di capitale si spiegherebbe con l’ulteriore tempo di cui il ceo Luigi Lovaglio avrebbe bisogno per concludere le trattative con Anima e Axa, anchor investors che potrebbero partecipare iniettando 300-400 milioni di euro.
Tornando all’articolo de Il Sole 24 Ore su Mps, anche qui si legge che l’avvio dell’aumento di capitale potrebbe slittare di una settimana, a meno che di un accordo con Anima e Axa nell’imminente weekend:
“Tutto si capirà meglio nelle prossime 48 ore, visto che il dialogo tra Mps da una parte e Anima e Axa dall’altra sta andando avanti in maniera serrata”.
E sempre il Sole riporta che “fonti segnalano come certa la partecipazione all’aumento da parte del francese Denis Dumont, l‘ex azionista del Creval avrebbe dato disponibilità a sottoscrivere una quota la cui size sarebbe ancora da definire puntualmente”. Un aiuto sotto forma di partecipazione all’aumento di capitale potrebbe arrivare per l’appunto anche dal mondo delle Fondazioni bancarie – precisa il quotidiano – soprattutto toscane, e dagli “enti previdenziali come Enpam e Cassa Forense, con cui il Mef avrebbe avviato alcuni contatti”.
Non bastano però queste voci a far recuperare terreno al titolo Mps che, dopo essere affondato di oltre il 13% nella giornata di ieri, scivola anche oggi.