Notizie Notizie Italia Mps, Lovaglio crede nella rinascita della banca: tutto sull’aumento di capitale e anche sul tonfo del titolo

Mps, Lovaglio crede nella rinascita della banca: tutto sull’aumento di capitale e anche sul tonfo del titolo

12 Luglio 2022 15:35

Mps: una banca forte, sostenuta da un piano industriale altrettanto solido, che ha avuto riscontri “positivi” durante il road show, pronta a lanciare un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, che gode così tanto della fiducia del mondo della finanza al punto chec’era la coda delle banche che volevano supportarci (per partecipare al consorzio di garanzia), ve lo assicuro”. Luigi Lovaglio, amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena, mostra piena fiducia nei fondamentali della banca senese, partecipata per il 64% dal Mef, che si appresta a far fronte all’ennesima operazione di ricapitalizzazione, tanto attesa dai mercati, presupposto condizione sine qua non per essere poi magari, finalmente, privatizzata, attraverso una operazione di M&A.

Mps può stare da sola? – chiede e si chiede Lovaglio, nel corso dell’audizione alla Commissione bicamerale di inchiesta delle banche – Certo se facciamo 700 milioni (di utili) la banca è forte; però qualcuno dice Bami (Banco BPM) o Bper possono stare da sole? Allora ci mettiamo nella stessa logica: possiamo fare un progetto industriale con qualcuno? Beh sì, forse però ci sediamo al tavolo con pari dignità”.

Pari dignità: un concetto che l’ad tende a voler rimarcare: della serie, nessuna svendita di Mps.

Lovaglio fa il nome delle altre due banche italiane Banco BPM e Bper, riaccendendo l’ipotesi di un nuovo risiko delle banche. Ma solo a parole, visto che i titoli delle banche non si accendono affatto, così come conferma il suo ribasso superiore a -4%, per poi ridurre le perdite, il titolo Mps, complice il sentiment negativo presente a Piazza Affari, che ora fa i conti anche con l’ennesima crisi di governo.

Lovaglio ce la mette tutta a mostrare ottimismo verso il ‘nuovo’ Monte di Stato, così chiamato in quanto, a seguito della ricapitalizzazione precauzionale del 2017, la banca vede come azionista di maggioranza lo Stato, per la precisione il Mef, il Tesoro: la stessa banca che, secondo l’accordo tra l’Italia e il DG Comp Ue avrebbe dovuto essere restituita dallo Stato al mercato, ai privati, e che invece grava ancora sulle spalle dei contribuenti, dopo la falsa speranza delle nozze con UniCredit di Andrea Orcel (che ora, con la nuova struttura di UniCredit Italia e la decisione cruciale che attiene alla sua controllata russa, ha in mente ben altro).

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La fiducia riposta nelle prospettive di Mps è tale che, di fronte alla presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, Carla Ruocco, Lovaglio afferma addirittura che Mps è la vera banca nazionale italiana”.

“Il network di questa banca è di una forza incredibile perché è riuscita, nonostante tutte le tempeste, a tenere i clienti”.

Lovaglio presenta anche la tempistica dell’aumento di capitale, comunicando la tabella di marcia che prevede, dopo l’approvazione da parte del cda della trimestrale, nel mese di agosto, la convocazione dell’assemblea, la riunione dell’assemblea degli azionisti e finalmente la ricapitalizzazione. Ricapitalizzazione che durerà tre settimane e che dovrà chiudersi entro il 12 novembre. E ricapitalizzazione che sarà tradizionale, nel senso che il diritto di opzione per gli attuali azionisti sarà presente .

Viene confermato anche il rospo tra i più difficili da ingoiare, quello che attiene alla forza lavoro. E’ quello a cui il ceo fa riferimento laddove dice, al cospetto della Commissione bicamerale, chesiamo all’ultimo miglio: perché se va in porto l’operazione di uscita entro il 30 novembre, con il fondo di solidarietà, dal 1° gennaio il Monte dei Paschi entra nel gruppo di testa della classifica delle banche del sistema italiano”.

Quella operazione è il piano che Mps ha comunicato ieri ai sindacati, che prevede l’attivazione del fondo di solidarietà e l’accesso, su base volontaria, di 3.500 dipendenti, che uscirebbero dalla banca, per l’appunto, il prossimo 30 novembre.

A tal proposito, il ceo ha detto che 800 milioni dei 2,5 miliardi dell’aumento di capitale verranno utilizzati per “per finanziare il prepensionamento dei colleghi”, ricordando le uscite volontarie.

Sull’aumento di capitale, la rassicurazione è anche sul fatto che l’operazione non avrà nessun effetto diluitivo sulla quota del Mef, che sottoscriverà “la quota di propria competenza dell’aumento”.

Sulla risposta che i privati daranno all’aumento, il ceo ha sottolineato che l’importante è “mettere sul campo tutta la credibilità che il team Mps può avere, in modo che gli investitori capiscano e partecipino per la quota che dobbiamo mettere sul mercato; poi se qualcuno prenderà un po’ di più o di meno lo vedremo alla fine ma sono fiducioso se saremo bravi a spiegare il valore della banca”.

Ma che dire del tonfo del titolo? Lovaglio spiega che “questo non deve essere visto con le metriche di un normale aumento di capitale”.

Il titolo è sottile – puntualizza il ceo – e bastano tre milioni di euro per farlo crollare ed è un titolo che, tra l’altro, è ancorato a sistemi di algoritmo per cui se lo spread sale, automaticamente partono le vendite”.

Detto questo, ammette l’ad, “anche a me spiace che il titolo scenda ma è previsto che scenda quando fai un aumento del genere, vedremo a settembre come andrà, sono molto fiducioso”.

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Ancora, rende noto Luigi Lovaglio, le trattative tra il Mef maggiore azionista e l’Unione europea attraverso la DG Comp “sono in fase conclusiva”.

Insomma, le notizie che riguardano la banca senese sembrano essere promettenti, a fronte degli ultimi rumor di mercato. Così è per la banca che ha visto ulteriormente crollare il proprio valore di mercato, tanto che il titolo, di recente, è sceso fino ai minimi assoluti di 0,454 euro, confermando il crollo da inizio anno che neanche il nuovo AD è riuscito a fermare.

Le azioni del Monte dei Paschi di Siena valgono meno della metà di una tazzina di caffé pagata al bar il cui prezzo, calcolato come media nazionale, si aggira attorno a 1,10 euro.