Mps: i conti del 2Q spingono il titolo a Piazza Affari
Mps corre in vetta al Ftse Mib con un rialzo del 3,6% a 2,55 euro, rispetto all’andamento lievemente positivo (+0,3%) del principale indice di Piazza Affari. A sostenere il rimbalzo del Monte Paschi, dopo i cali delle ultime sedute, è la trimestrale sopra le attese diffusa stamani prima dell’apertura dei mercati. Ecco come sono andati i conti della banca senese.
Mps supera le attese nel secondo trimestre
Nel secondo trimestre Mps ha registrato ricavi totali per 972,3 milioni, in aumento del 29% su base annua, superando le stime degli analisti che prevedevano 878,9 milioni (secondo la mediana delle proiezioni raccolte da Blomberg).
In particolare, il margine di interesse è cresciuto del 72% a 578,3 milioni, contro attese per 524,5 milioni, mentre le commissioni attive nette sono diminuite del 5,9% a 338,3 milioni, pur battendo le aspettative pari a 326,8 milioni.
Il trimestre si è chiuso con un utile netto di 383,3 milioni, rispetto a 30,5 milioni del corrispondente periodo del 2022 e ad una previsione di 231 milioni.
I risultati del primo semestre
Nel semestre, le entrate sono pari a 1,85 miliardi di euro, in aumento del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, grazie alla forte performance del margine di interesse, in crescita da 658,5 milioni a 1,08 miliardi.
L’utile netto del semestre attribuibile alla capogruppo è stato di 619 milioni, circa dodici volte superiore al risultato ottenuto nel primo semestre del 2022 (53 milioni).
Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, al 30 giugno, si è registrato un aumento del Common Equity Tier 1 ratio (CET1) al 15,9%, in risalita rispetto al 14,4% del 31 marzo e al 16,6% del 31 dicembre 2022.
Infine, i volumi di raccolta complessiva del gruppo hanno toccato i 178,8 miliardi, mostrando una crescita di 1,0 miliardo principalmente dovuta alla raccolta indiretta, che è aumentata di 900 milioni. La raccolta diretta è rimasta sostanzialmente stabile, con un incremento di 100 milioni.
Focus sul taglio dei costi
Da sottolineare la forte riduzione del Cost/income, in calo al 49,4% a fine giugno 2023 dal 67,6% di fine 2022.
Il calo è frutto soprattutto del piano di riduzione delle spese che ha comportato il taglio di oltre 4.000 posti di lavoro, con un risparmio di oltre 300 milioni l’anno.
Ricordiamo che a novembre Mps ha raccolto 2,5 miliardi attraverso un aumento di capitale per finanziare un piano di rinnovamento che prevede costi ridotti, una struttura più semplice e un passaggio verso attività commerciali più redditizie.
Il Ceo Lovaglio delinea i target 2023
Nel corso della conference call con gli analisti, il Ceo di Mps, Luigi Lovaglio, ha affermato che l’istituto è “sulla strada” per superare 1 miliardo di utili netti nel 2023.
Il manager ha anche illustrato le nuove stime riguardanti il margine di interesse, previsto a 2,1 miliardi, e le commissioni nette, attese a 1,3 miliardi. Per il margine di interesse si prospetta però un lieve calo nel 2024, a causa dei maggiori costi di raccolta. Con riferimento al CET1 ratio, la guidance indica un valore del 16,5%
Lovaglio ha inoltre confermato l’intenzione di tornare a distribuire dividendi, a valere sull’esercizio 2024.
Il giudizio di Equita Sim sui conti di Mps
I risultati del secondo trimestre sono stati giudicati “superiori alle attese su tutte le linee” da Equita Sim.
“A livello di ricavi, la principale sorpresa è legata ad una fortissima dinamica del margine di interesse, che cresce ben sopra le attese oltre che a una maggiore contribuzione dei dividendi. Le commissioni a 338 milioni rispetto ai 335 milioni attesi sono sostanzialmente in linea e in leggera crescita trimestre su trimestre (+2%, ma ancora -6% anno su anno).
Come per altri istituti, la crescita del margine di interesse “ha beneficiato dell’ulteriore allargamento dello spread commerciale”, conseguente ai rialzi dei tassi della Bce e alla più lenta trasmissione degli aumenti del costo del denaro dal lato della raccolta, ma anche di una “maggiore contribuzione dal portafoglio titoli”.
Mps cede pacchetto di npl da €230 mln
In parallelo ai risultati, Mps ha anche reso noto di aver ceduto un pacchetto di crediti deteriorati del valore contabile lordo di 230 milioni di euro. Gli effetti della vendita sono già riflessi nei dati economici del semestre, secondo quanto affermato dalla stessa banca, impegnata a gestire attivamente il suo portafoglio di prestiti e a ridurre la sua esposizione ai crediti in sofferenza.
L’ammontare dei crediti deteriorati lordi pro forma post cessione è pari a 3,2 miliardi di euro, con un’incidenza dei crediti deteriorati lordi (npe ratio) del 4% (vs 4,2% di fine 2022) e di quelli netti del 2,1% (vs 2,1%). Il livello di copertura complessiva pro forma dei crediti deteriorati è cresciuto di 170 bp nel semestre, al 49,8%.
Analisti e borsa
Da inizio anno il titolo Mps evidenzia un rialzo del 32%, rispetto al 21% del Ftse Mib.
I giudizi degli analisti raccolti da Bloomberg sulla banca senese sono concordi nell’assegnare una raccomandazione neutrale (Hold). Il target price medio fra le sei valutazioni più recenti è pari a 2,86 euro, con un rendimento potenziale superiore al 12% rispetto alle quotazioni attuali.