Morgan Stanley avverte Governo Meloni: prepararsi ad “autunno impegnativo”, spread oltre 200pb
Che il mese di settembre e la stagione autunnale si prospettassero “caldi e impegnativi” per il Governo Meloni, alle prese con la manovra, non è una sorpresa. Ma nelle ultime settimane i segnali in questa direzione sono decisamente aumentati. A cominciare da tutta la questione banche sollevata dalla tassa sugli extraprofitti (ieri si sono svolte le audizioni in Parlamento, tra cui quella dell’Abi, e oggi è scaduto il termine per presentare gli emendamenti) che oggi ha ricevuto il parere ufficiale da parte della Banca centrale europea fino alle nuove stime della Commissione europea che ha rivisto al ribasso i numeri per il Pil italiano.
A questo scenario, bisogna aggiungere il recente report sui conti italiani firmato dalla banca d’affari Usa Morgan Stanley che avverte: “Un bilancio complesso per il 2024 renderà probabilmente questo autunno impegnativo il governo italiano“. E spiega: “ci attendiamo un deficit fiscale più elevato e una crescita più debole” e “le attese sono di uno spread BTP/Bund a 10 anni in rialzo nel range 200-210 punti base”.
Fattore (debole) crescita
Fattore crescita e stime riviste al ribasso. Su questo punto si soffermano gli esperti di Morgan Stanley nella loro analisi e scrivono: “Il Pil del secondo trimestre ha deluso le attese e ha evidenziato un calo dello 0,4%, con consumi privati stagnanti e un forte calo degli investimenti in scia a una produzione del settore edile molto debole”. “Sebbene ci aspettiamo una ripresa nel terzo trimestre, alcuni sondaggi come gli indici Pmi, insieme all’outlook sull’economia tedesca, lasciano presagire un margine di miglioramento limitato”, aggiungono gli esperti che precisano che “benché non sia il loro scenario base, non è da escludere una recessione tecnica (ovvero due trimestri consecutivi di crescita negativa)”. Nel complesso, però, le loro stime sono orientate verso una crescita del Pil al ritmo dello 0,8% su base annua sia per il 2023 sia per il 2024 (in calo rispettivamente all’1% e allo 0,9%).
Fattore deficit (in aumento)
C’è un’altra questione su cui si concentra Morgan Stanley: è l’aumento del deficit, che va a sommarsi a un quadro economico più debole. “In prospettiva, è probabile che un costo più elevato dei crediti d’imposta sulle ristrutturazioni, come il Superbonus, possa fare aumentare il deficit fiscale nel 2023 e limitare lo spazio di manovra dal 2024 in poi”, spiegano gli analisti che si attendono “un deficit al 5% per il 2023, ma includere 30 miliardi di euro di spese extra per il Superbonus potrebbe farlo aumentare 1,5 punti percentuali in più quest’anno“. Per il 2024 Morgan Stanley stima il deficit al 4,2%, contro il 3,7% anticipato dal governo ad aprile.
Cosa accade allo spread?
Oggi lo spread tra Btp e Bund si muove in rialzo, ma si mantiene sotto la soglia di 180 punti base. In ogni caso si sta allontanando dall’andamento di questa estate che lo vedeva in area 160 punti base. E secondo l’analisi di Morgan Stanley, continuerà ad allargarsi il differenziale fino a oltrepassare la soglia di 200 punti base, per l’esattezza “un ritorno verso i 200-210bp entro la fine dell’anno“.
Il punto tecnico su BTP/Bund
(a cura di Giulio Visigalli)
Sul fronte obbligazionario continua la fase di risalita di breve periodo dello Spread tra i titoli di stato italiani a 10 anni (BTP) e quelli tedeschi (Bund), con diversi analisti che stimano che presto potrebbe riavvicinarsi alla quota psicologica dei 200 punti base, quotazioni di inizio marzo. In particolare, lo spread da inizio settembre mostra un progresso di oltre il 7%, con il differenziale che mostra un rialzo di oltre il 14% dal minimo messo a segno a metà giugno in area 150 punti base. Ora il differenziale si trova a quota 176 punti base e in caso di rialzo i livelli di resistenza più importanti sono prima a quota 180 punti base e poi verso l’area 190 punti base, quotazioni di metà maggio. Al contrario, in caso di debolezza i livelli supportivi più importanti si trovano prima a quota 170 bp e poi in area 165 punti base, un’area di prezzo ampiamente consolidata negli ultimi mesi. In ogni caso, se allunghiamo lo sguardo di analisi sullo spread ci accorgiamo che ci troviamo ancora distanti dalle quotazioni di un anno fa e soprattutto ancora lontano da quelle di fine 2022 quando lo spread si trovava ampiamente sopra i 200.