Minibond: dopo un anno da incorniciare, 2020 si apre all’insegna dell’ottimismo
Aspettative ottimistiche per il 2020 per l’industria dei minibond dopo un anno da record. Così emerge dalla sesta edizione del Report italiano sui Minibond della School of Management Politecnico di Milano secondo cui i minibond si confermano una fonte di finanziamento in continua crescita, alternativa e complementare al credito bancario, per accedere al mercato competitivo degli investitori professionali, quasi un ‘allenamento’ a successive operazioni più complesse come il private equity o la quotazione in Borsa.
Minibond: 2019 anno da record. I numeri
Secondo lo studio il 2019 si è chiuso con il segno più per l’industria dei mini bond con 183 emittenti, 129 delle quali affacciatesi sul mercato per la prima volta: entrambe due cifre record da quando è partita l’industria. Il 69,4% di esse sono SpA, il 28,4% Srl e il 2,2% società cooperative, percentuali che si mantengono stabili rispetto al 2018. Il volume dei ricavi invece è molto variabile: 54 emittenti (29,5%) fatturavano meno di 10 milioni di euro prima del collocamento. Circa il settore di attività, si conferma la netta supremazia del comparto manifatturiero (44,3% del campione).
La collocazione geografica continua ad evidenziare una netta prevalenza delle regioni del Nord: domina la Lombardia con 41 emittenti (il 22,4% su scala nazionale), ma crescono il Veneto e il Trentino-Alto Adige, grazie ad alcune operazioni di sistema come i Trentino Bond e i Pluri Bond Turismo Veneto Spiagge, e anche le regioni di Sud. Quanto alle motivazioni del collocamento, rimane dominante l’obiettivo di finanziare la crescita interna dell’azienda (62,1%) e di ristrutturare le passività finanziarie (12,7%), seguono il bisogno di alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante (PMI) e le strategie di crescita esterna tramite acquisizioni (grandi imprese).
Il database dell’Osservatorio comprende 801 emissioni di minibond, effettuate da imprese che talvolta ne hanno condotte più di una, a partire da novembre 2012, per un valore nominale totale di oltre 5,5 miliardi di euro (1,97 miliardi per le sole PMI) che scendono a 4,75 miliardi se si considera la raccolta netta. Il 2019 ha contribuito con 1,18 miliardi di euro da 207 emissioni, rispettivamente +21,1% e +24,7% sul 2018, entrambi due record storici, nonostante la raccolta delle PMI sia passata da 379 a 344 milioni. Il valore medio delle emissioni è al minimo tendenziale storico, 4,68 milioni nel secondo semestre: sotto la soglia dei 5 milioni di euro si colloca infatti il 63% del totale, ma nel 2019 la percentuale è salita al 68%. Meno della metà dei minibond (47%) è stata quotata su un mercato borsistico e nel 2019 si è scesi al 32%, anche se rimane stabile la scelta di un listino estero (9%). Per quanto riguarda la scadenza, il valore medio del 2019 è 5,0 anni (come nel 2018), benché la distribuzione continui ad essere molto variegata, con titoli short term con maturity a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza; il 57,7% prevede comunque il rimborso del titolo a rate successive.
Outlook 2020
Secondo una proiezione dei flussi di capitale da rifinanziare, nel 2020 sono in scadenza minibond per 805 milioni di euro, mentre nel 2021 l’ammontare dovuto sarà di 766 milioni. Il valore medio della cedola fissa (la più frequente) per l’intero campione è 4,89%, quello mediano 5,00%. Nel 2019 torna a scendere la remunerazione (4,42% di media rispetto a 5,07% dell’anno prima) anche grazie a numerose emissioni garantite dai Confidi o da soggetti pubblici. Nel 26% dei casi i minibond sono associati a un rating emesso da agenzie autorizzate, ma la percentuale è scesa ancora nel 2019, assestandosi al 14%. “Per il 2020 le nostre aspettative sul mercato dei minibond sono ottimistiche – commenta il professor Giancarlo Giudici, Responsabile dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano – e stimiamo un ulteriore aumento delle emissioni e del flusso di raccolta. Crediamo però che, a fronte di tante iniziative dal punto di vista dell’offerta di capitale, sia importante stimolarne la domanda da parte delle imprese per supportare nuovi, imprescindibili investimenti in innovazione, tecnologia e sostenibilità”.