Mercato lavoro USA in salute chiama un altro rialzo pesante della Fed
Il mercato del lavoro negli Usa non mostra segnali di cedimento e i mercati hanno subito tradotto i dati odierni come un segnale di via libera a un altro rialzo ‘pesante’ da 75 punti base da parte della Fed tra meno di un mese. Tutti questo si traduce in rendimenti in leggero aumento (Treasury 10y al 3,873%) e vendite sulle azioni. A Wall STreet il Nasdaq è arrivato a cedere il 2,5%, mentre l’S&P 500 cede l’1,8% circa.
Il report occupazionale di settembre ha evidenziato la creazione di 263mila nuovi posti di lavoro nel mese di settembre, ritmo più basso dall’aprile del 2021. Il tasso di disoccupazione è sceso a sorpresa al 3,5% dal 3,7% grazie alla combinazione di aumento dell’occupazione (+204mila) e persone che lasciano la forza lavoro (-57mila). “La mancanza di lavoratori adeguati continua a vincolare l’economia con offerte di lavoro che superano di oltre 4 milioni il numero di disoccupati americani. Ciò indica che la Fed ha più lavoro da fare per rallentare l’economia e tenere sotto controllo l’inflazione”, commenta James Knightley, Chief International Economist di Ing.
Rivisti al rialzo i report dei mesi scorsi (+11 mila posti di lavoro in totale rispetto alle stime precedenti). Il tasso di partecipazione alla forza lavoro si è attestato al 62,3% (ancora ben lontano dai livelli di febbraio 2020 quando si attestava al 63,3%). I salari medi salgono dello 0,3% m/m (consensus +0,3%). I salari sono saliti del 5% a/a (consensus +5,1%).
Knightley di Ing ritiene che a questo punto un aumento di 75 punti base alla riunione del Federal Open Market Committee del 2 novembre è praticamente assodato considerando anche il fatto che l’inflazione core è destinata a salire ulteriormente (consensus indica +6,5% a settembre dal 6,3% precedente).
Reazione dei mercati
Dopo la pubblicazione del report odierno sul mondo del lavoro USA aumentano quindi le probabilità che la Fed si confermi aggressiva anche nel meeting di inizio novembre. I tassi salirebbero così dal range 3%-3,25% al nuovo range 3,75%-4%.
“La possibilità che la FED possa essere più hawkish ha comportato un immediato apprezzamento del dollaro sui mercati valutari e forti vendite sull’azionario in particolar modo sui titoli tecnologici USA (future su Nasdaq 100 ha perso 150 punti dalla pubblicazione dei dati). L’euro/dollaro scende a nuovi minimi settimanali a 0,9740”, sottolinea Filippo Diodovich, Senior Market Strategist, IG Italia.