Mercati verso inflazione Usa e ‘grande abbuffata’ banche centrali: cosa attendersi
Le ultime riunioni del 2023 delle banche centrali e l’inflazione americana domineranno la scena sui mercati finanziari nel corso della settimana. Il primo appuntamento è fissato per domani, martedì 12 dicembre, quando verrà diffuso il Cpi Usa che dovrebbe mostrare un nuovo rallentamento, e tra mercoledì e giovedì la grande abbuffata con Federal Reseve (Fed) ad aprire le danze. Giovedì spazio poi alla Banca centrale europea (Bce) e Bank of England (BoE). L’attesa è soprattutto rivolta ai potenziali tagli futuri visto che entrambe dovrebbero i tassi d’interesse invariati. Ma cosa c’è da attendersi dall’agenda macroeconomica della settimana appena iniziata?
Inflazione Usa, le attese
Domani l’attenzione sarà rivolta all’inflazione statunitense per il mese di novembre. Il consenso degli economisti raccolto da Bloomberg ma anche gli inflation swap sono allineati nell’indicare un rallentamento del dato principale al 3,1% dal 3,2% di ottobre. L’inflazione core, ovvero al netto delle voci alimentati ed energia, è, invece, vista invariata al 4%. “Il dato sui prezzi insieme al mercato del lavoro di venerdì 8 dicembre saranno particolarmente importanti in vista della riunione Fed di mercoledì in quanto potrebbero condizionare l’atteggiamento dei banchieri centrali sulle future decisioni”, ricordano gli strategist di Mps Capital Services.
Banche centrali, la grande abbuffata
Sarà senza dubbio la banca delle banche centrali, che si presentano al mercato con le ultime riunioni e decisioni di questo 2023. Sfileranno le big come Fed e Bce, ma anche la Boe, la Banca nazionale Svizzera e la Norges Bank. Tra gli istituti centrali emergenti mercoledì si attendono le decisioni della banca centrale brasiliana e giovedì di quella messicana, con la prima che dovrebbe proseguire con il ciclo di tagli con una riduzione del tasso di riferimento di 50 pb.
Per gli investitori sarà significativo comprendere se il governatore Powell e la presidente Lagarde tenteranno di ridimensionare le aspettative di tagli dei tassi prezzati dal mercato.
Fed, focus su futuri tagli
Gli sguardi degli investitori sono rivolti in particolare sulle decisioni del FOMC, il braccio operativo della Fed che si riunirà domani e ufficializzerà le sue decisioni mercoledì sera (alle 20 l’annuncio sui tassi con le nuove prospettive economiche e alle 20:30 ora italiana è prevista la conferenza stampa del presidente Jerome Powell). Partiamo dalle attese, con la Fed dovrebbe lasciare i Fed Funds nel range compreso tra 5,25- 5,5% nella riunione di questa settimana. Con l’inflazione in forte calo nel corso del 2023, una riduzione dei tassi nel 2024 appare sempre più probabile. Jerome Powell e i suoi colleghi dovrebbero utilizzare il loro “dot-plot” per prevedere tagli dei tassi nel 2024 – anche se probabilmente non così tanti come si aspettano investitori ed economisti.
“Un’attività più debole, dati sul lavoro in raffreddamento e indicazioni positive sull’inflazione segnalano che la politica monetaria è probabilmente abbastanza restrittiva per portare l’inflazione in modo sostenibile verso il target del 2% nei prossimi mesi, una narrazione che è stata apertamente sostenuta dai principali funzionari della Federal Reserve”, sottolineano da ING che si attendono tagli dei tassi di 150 punti base nel 2024, e ulteriori 100 punti base all’inizio del 2025.
“I dati economici stanno pavimentando la strada per un cambio di rotta da parte della Federal Reserve, e i mercati stanno rispondendo prontamente. I futures sui Fed-fund ora anticipano tagli dei tassi già a marzo, una revisione significativa rispetto alle aspettative di solo poche settimane fa, quando si prevedeva un possibile taglio a luglio – afferma Gabriel Debach, market analyst di eToro -. Mentre è probabile che i funzionari della Fed interpretino i dati in modo simile, è plausibile che procedano con cautela nel passare rapidamente a tagli dei tassi, poiché ciò potrebbe vanificare parte dell’irrigidimento delle condizioni finanziarie che attualmente contribuiscono a esercitare pressione sull’inflazione”. Secondo l’esperto, la prospettiva di un potenziale braccio di ferro tra i prezzi di mercato e i messaggi della Fed è un elemento che potrebbe generare volatilità sia nei mercati obbligazionari che azionari.
Bce, oltre ai tassi: avviata discussione sullo stop al reinvestimento dei titoli acquistati con il PEPP?
Giovedì si passa a Francoforte per l’atteso meeting della Bce. Gli analisti si attendono tassi invariati, ma quello che sembra emergere è un interrogativo su tutti: fino a che punto si allineerà alle attese aggressive del mercato per i tagli dei tassi nel 2024. Secondo la view di ING, non sarà in grado di “sostenere aspettative ultra-dovish“. Certo è, che in vista della riunione di giovedì della Banca Centrale Europea, ci sono prove sempre più evidenti che il Consiglio direttivo è al momento diviso circa il messaggio presentato ai mercati. Ad esempio, Isabel Schnabel, generalmente ultra-hawkish, ha lanciato forti segnali da colomba escludendo rialzi dei tassi questa settimana, e i mercati stanno ora scontando tagli di 135 punti base nei prossimi 12 mesi. “Ci sono buone probabilità che il messaggio generale lanciato nel corso del meeting non sia all’altezza delle aspettative di un taglio aggressivo dei tassi“, segnalano ancora gli esperti della banca olandese.
BoE, anche qui domina il tema inflazione
Un super Thursday per le banche centrali. Oltre alle Bce, in calendario anche la riunione della BoE, attesa lasciare i tassi invariati, su cui però le aspettative di taglio nel 2024 (70 pb entro novembre 2024) sono inferiori a quelle che circolano sulla Bce, “poiché nel Regno Unito malgrado l’inflazione stia rallentando, rimane ancora su livelli ben oltre il target con i salari non distanti dai massimi del 2021”, indicano da Mps Capital Services.