Mercati: tapering e non solo, ecco cosa temere nella seconda metà dell’anno
Nonostante la frenata dell’ultima settimana, il primo semestre va comunque in archivio con un bilancio ampiamente positivo per le Borse. Sono otto i mesi consecutivi con saldi positivi e da inizio anno si è assistita a una riscoperta dei mercati emergenti che si aggiudicano la palma di miglior scommessa del semestre con un balzo del 18% (Msci Emerging Markets). In generale l’azionario globale segna una crescita del 10% con Wall Street a +8% (S&P 500). In Europa crescita sopra la media per l’Ibex spagnolo (+13%), seguito a distanza da Piazza Affari che segna oltre +8%, così come il Dax di Francoforte.
Wall Street ha più volte aggiornato i propri livelli record con volatilità ridotta all’osso e anche l’Europa è salita con convinzione sostenuta da accelerazione economica, scatto in avanti degli utili societari e affievolirsi delle tensioni politiche.
Agenda Trump e svolta Bce, diversi motivi per essere cauti
Guardando alla seconda metà dell’anno, tra i fattori di incertezza spiccano quelli legati agli sviluppi d’oltreoceano. I segnali dall’economia Usa per il momento sono incentrati alla debolezza e il mercato guarda con crescente attenzione alle difficoltà che sta incontrando Trump nell’attuazione della sua agenda, dalla riforma sanitaria che è stata nuovamente rinviata all’attesissimo piano di stimolo fiscale.
Nell’ultima settimana si sono poi addensate nuove nubi circa l’operato delle banche centrali, Bce in primis. Bank of America Merrill Lynch, che fino ad oggi riteneva la Bce intenta per tutto l’anno a portare avanti una politica decisamente accomodante, ora vede l’elevato rischio di una prematura graduale normalizzazione della politica monetaria.
A destare preoccupazioni non sono solo le possibili mosse della Bce. “Manteniamo una view cauta sui mercati azionari – rimarca Equita nel proprio Monthly Report – con motivazioni invariate rispetto al mese scorso, ma rafforzate da alcune evidenze recenti”. I fattori di cautela indicati da Equita è la presenza sempre più rara di titoli con un rapporto rischio/rendimento interessante, a meno di ipotizzare che i margini continuino a migliorare e la crescita ad accelerare. In secondo luogo le strategie di incremento del rendimento basate sulla vendita sistematica di volatilità sono sempre più diffuse e pericolose, soprattutto in una fase di tapering. Terzo, i segnali che arrivano dagli US (deboli vendite retail, calo delle immatricolazioni di auto, rallentamento del credito bancario, appiattimento della curva dei tassi) puntano ad un deciso indebolimento del quadro economico.
Infine, il ciclo di espansione dei bilanci delle banche centrali toccherà il picco a fine 2017 (a $ 16 trn) e dubitiamo che la riduzione sia indolore visto l’effetto del QE sugli spread. Per quanto riguarda le evidenze recenti, Equita segnala il crollo del prezzo del petrolio (-10% ben sotto la media a 200 giorni) e il conseguente appiattimento della curva dei tassi, che rendono poco probabile una accelerazione della crescita e hanno iniziato a mettere sotto pressione gli spread sui bond high yield.
Utili attesi ancora in forte crescita
Nell’area euro, la mediana della crescita degli utili per azione ha raggiunto il 13,5% per le società dell’EuroStoxx 300. Questo dato, corretto per gli effetti di cambio, è il migliore dal 2010. E i risultati sono stati ancora più favorevoli nell’universo delle small e mid cap. Dorval Asset Management, che fa capo a Natixis Global Asset Management e ha in gestione 1,8 mld di euro, prevede una prosecuzione di questa tendenza positiva nel 2018 e una crescita degli utili a due cifre in Europa.
C’è però il rischio che i prezzi scontino già questo contesto straordinario. Il P/E mediano di Wall Street si attesta a 18,2x e quello dell’area euro è pari a 16,7x gli utili attesi per i prossimi 12 mesi: si tratta di livelli prossimi ai massimi storici. “Il divario fra l’Europa e gli Stati Uniti potrebbe ridursi ancora un po’ – rimarca Dorval AM – ma nel complesso il margine di manovra diventa molto limitato. Tuttavia, il premio di rischio delle azioni rispetto alle obbligazioni rimane favorevole, facendo apparire meno costose le azioni. I P/E dovrebbero quindi poter restare in prossimità dei livelli attuali, e i mercati azionari procedere in linea con l’incremento degli utili”.