Mercati: rientrato l'”allarme rosso” su inflazione Usa? Focus sui toni della Fed, con i verbali di stasera
Se le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si stanno attenuando, con un clima più disteso dopo le dichiarazioni di apertura del presidente cinese Xi Jinping, quelle geopolitiche che ruotano attorno alla Siria salgono e rimangono in primo piano sui mercati. A distogliere l’attenzione dei mercati potrebbe pensarci però la corposa agenda macro, nella quale spicca su tutti il dato sull’inflazione americana in uscita nel pomeriggio italiano.
Inflazione Usa…
“Con la rilevazione mensile dell’inflazione statunitense per il mese di marzo arriva oggi il piatto forte della settimana dal punto di vista dei dati macro”, afferma Alessandro Balsotti, head of asset management Jci Capital Limited. Le attese sono per una moderata salita su base mensile (invariati per l’indice generale, e +0,2% core) che però si trasformerà nella lettura rispetto a marzo 2017 su un incremento visibile (+2,1% da 1,8% core, +2,4% da 2,2%) “a causa degli effetti base dovuti all’uscita dalla rilevazione di significative riduzioni dei piani tariffari della telefonia mobile dalla rilevazione annuale”, spiega Balsotti. In ogni caso il mercato non è più in ‘allarme rosso’ riguardo al tema inflazione, aggiunge l’esperto, per cui è improbabile che il dato possa generare movimenti significativi in un mercato concentrato su temi geo(politici).
Certo, la questione commerciale è un tema che i mercati non perdono di vista, nonostante al momento sia una “questione di dichiarazioni”. Secondo Micheal Hewson di Cmc Markets “quello che il presidente Xi ha effettivamente detto non è molto differente dai precedenti discorsi, questo significa che alla fine le parole dovranno trasformarsi in fatti. Probabilmente, quello più sempliece da mettere in pratica è la riduzione delle tariffe sulle auto, ma anche questo potrebbe risultare difficile visto che al momento non c’è alcuna discussione tra le parti”.
Verbali Fed…
Stasera attenzione rivolta anche alla pubblicazione dei verbali della Fed relativi all’ultima riunione di marzo, quando è stata annunciata la prima stretta dei tassi del 2018 (la prima dell’era Powell). Secondo l’analisi di Balsotti, con il comunicato delle minute sotto mano “sarà interessante avere maggiori dettagli sul pensiero dei governatori su temi relativamente nuovi, sviluppatisi nelle ultime settimane/mesi: impatto della riforma fiscale, tensioni commerciali e ritorno di una significativa volatilità sui mercati azionari”.
Secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, dalle minute della Fed “dovrebbe uscire confermata la maggiore fiducia nel raggiungimento dell’obiettivo di inflazione, ma senza timori di significativo surriscaldamento nonostante la continua riduzione delle risorse inutilizzate”. I toni, proseguono gli economisti, dovrebbero essere un po’ più aggressivi rispetto alla precedente riunione, visto che i membri del comitato erano quasi equamente divisi fra 3 e 4 rialzi dei tassi ufficiali, a parte le solite (poche) ‘colombe’.
…nell’attesa il dollaro è debole
Due appuntamenti da monitorare anche sul fronte dollaro. Debolezza stamattina per il Dollar Index, l’indice che monitora il trend del biglietto verde nei confronti di un paniere delle sei principali valute, che cede lo 0,20% poco sopra quota 89. L’euro/dollaro viaggia in questo momento a 1,2381 (+0,2%), mentre il cross sterlina/dollaro sale dello 0,28% a 1,4215 e il cambio dollaro/yen cede lo 0,13% a 107,06.