Mercati obbligazionari: rebus tassi, come investire
Nel 2022 abbiamo assistito a una tra le più marcate correzioni mai registrate sui mercati obbligazionari secondo Jim Leaviss, CIO Public Fixed Income, M&G Investments che nel suo outlook sul mercato obbligazionario si concentra sull’inflazione e le mosse della Fed, proponendo un approccio selettivo.
La view sul mercato obbligazionario
“A nostro avviso – scrive l’analista – l’inflazione dovrebbe continuare a rallentare nel 2023, in parte a causa degli effetti base e del calo dei prezzi delle materie prime, ma anche per via del duro inasprimento delle condizioni finanziarie nel corso dell’ultimo anno. Di certo sarebbe una notizia positiva per i mercati obbligazionari, soprattutto perché un ciclo di rialzi trainato dagli Stati Uniti ci sembra ormai pienamente prezzato. Gli effetti della politica monetaria però si manifestano con un ritardo di 12-18 mesi, pertanto il pieno impatto di tassi più elevati inizierà a farsi sentire nel corso di quest’anno”.
D’altro canto, Leaviss si aspetta “che l’inflazione dei servizi resti elevata per qualche tempo, poiché il rigido mercato del lavoro statunitense dovrebbe esercitare una pressione continua sui salari. I cicli salariali tendono a durare anni e la Fed cercherà di evitare di innescare una spirale salari/prezzi. Pertanto, se da un lato la Fed dovrebbe essere in grado di rallentare il ritmo degli aumenti con l’attenuarsi dell’inflazione complessiva, dall’altro probabilmente vorrà mantenere la politica in territorio restrittivo ancora per un po’”.
Guardando oltre il 2023, l’esperto crede “che la Fed possa avere più difficoltà che in passato a mantenere l’inflazione al di sotto del 2%, poiché molti dei fattori che l’avevano finora contenuta potrebbero venire meno”.
“In questo contesto – aggiunge – restiamo cauti sui tassi. Finché non vedremo chiari segnali di una svolta della Fed i tassi continueranno con ogni probabilità a mostrare oscillazioni laterali, anche se con una volatilità intermittente, in base a come reagiranno i mercati alle dichiarazioni della Fed”.
“A nostro avviso, il credito presenta attualmente un valore significativo e gli investitori ci sembrano ben remunerati per l’assunzione del rischio di credito. Nel breve termine assisteremo probabilmente a ulteriore volatilità ma riteniamo che nel lungo periodo il credito offra interessanti dinamiche di rischio/rendimento”.
“Tuttavia, data l’incertezza del contesto economico, è importante essere selettivi”.
L’analista dice di privilegiare “nomi di qualità e più difensivi, che dovrebbero mostrare una migliore tenuta in caso di recessione. Restiamo invece cauti sui settori maggiormente speculativi, come i bond high yield con rating CCC, dove i default potrebbero aumentare”.
La view sui mercati emergenti
Inoltre l’analista ritiene poi che i mercati emergenti costituiscano un’area di investimento interessante nel medio termine, sempre con molta selettività. “I mercati emergenti costituiscono un’altra area interessante nel medio termine, pur necessitando di un approccio molto selettivo. Nel 2022 le obbligazioni emergenti hanno registrato drawdown significativi con rendimenti molto elevati. L’inarrestabile rialzo del dollaro USA rispetto alle altre valute ha rappresentato uno svantaggio per l’asset class, anche se riteniamo che il grosso di questo rally sia ormai alle spalle e ci aspettiamo un’ulteriore frenata da qui in poi, visto il peggioramento del deficit commerciale USA” aggiunge.
“Sebbene i vari partecipanti alle dinamiche dell’asset class siano considerati come un’unica entità, esiste una grande dispersione tra gli emittenti dei mercati emergenti, in termini di valutazioni e di traiettorie di crescita dei singoli Paesi. Ad esempio, molti Paesi dell’America Latina sono rimasti piuttosto isolati dagli effetti della guerra in Ucraina e hanno beneficiato degli elevati prezzi delle materie prime” conclude.