Meloni e le critiche a Lagarde & Co nella lotta all’inflazione. Tassi futuri? Ecco cosa dice bollettino Bce
La parola inflazione resta uno degli argomenti caldi fuori e dentro i mercati. In attesa della pubblicazione del dato dell’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti per il mese di luglio nel primo pomeriggio italiano, la Banca centrale europea (Bce) torna a ribadire nel suo ‘Bollettino economico‘ che “le prospettive per la crescita economica e l’inflazione restano estremamente incerte” e difende le scelte di politica monetaria fatte fino a questo momento per contrastare proprio le pressioni sui prezzi. Indicazioni che arrivano all’indomani della stoccata da parte della premier italiana Giorgia Meloni nel video “Gli appunti di Giorgia“, pubblicato sui social per fare il punto sulle misure annunciate lo scorso 7 agosto dal Governo, e in particolare la tassa sugli extraprofitti delle banche.
Meloni e le critiche alla Bce
Proprio ieri, Meloni ha preso la parola (dopo il consiglio dei ministri del 7 agosto, con l’annuncio sulla tassa sugli extraprofitti) e ha mandato un messaggio anche a Lagarde&Co. Riferendosi alle iniziative messe in campo dalla Bce in tema di tassi nella lotta all’inflazione ha detto: “si potrebbe discutere sull’efficacia”. “Viviamo una fase economica e finanziaria che è molto complicata – ha detto Meloni -. In Europa abbiamo avuto una forte inflazione dovuta a fattori esterni alla nostra economia: la risposta della Banca centrale europea è stata quella di intervenire – si potrebbe discutere sull’efficacia della iniziativa – con una politica molto decisa di aumento dei tassi di interesse. Questo ha portato a una situazione nella quale aumentano i prezzi, aumenta il costo del denaro e quindi anche quello dei mutui a tasso variabile, dei nuovi mutui e dei prestiti esistenti e comporta una contrazione dell’economia”.
Cosa dice l’ultimo bollettino economico della Bce
Ma cosa dice il bollettino economico della Bce? “L’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende ancora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Nella riunione del 27 luglio 2023 ha pertanto deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce”. Comincia così il nuovo bollettino economico della Bce, a distanza di qualche settimana dalla riunione di fine luglio. Aspettando il meeting di settembre, le strade restano tutte percorribili (sia un nuovo rialzo sia una pausa) dipenderà dai dati. Viene, infatti, ribadito il concetto che “le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario, di conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine”.
Un approccio che resterà “data dependent”, in stile Federal Reserve (FED). Dopo le decisioni di luglio, nel bollettino economico odierno si sottolinea, infatti, che “il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo”. In particolare, spiegano da Francoforte, le decisioni sui tassi di interesse seguiteranno a essere basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della
trasmissione della politica monetaria.
Prospettive crescita economica e inflazione restano estremamente incerte: rischi al ribasso e al rialzo
“Fra i rischi al ribasso per la crescita vi sono la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e l’incremento delle tensioni geopolitiche su più ampia scala, rischi che potrebbero frammentare il commercio internazionale e quindi gravare sull’economia dell’area dell’euro. In aggiunta, l’espansione economica potrebbe risultare più lenta se gli effetti della politica monetaria fossero più forti delle attese o se l’economia mondiale si indebolisse, deprimendo la domanda di esportazioni dell’area dell’euro”, spiegano ancora da Francoforte aggiungendo che “l’espansione potrebbe invece rivelarsi maggiore del previsto se, grazie alla vivacità del mercato del lavoro, all’incremento dei redditi reali e alla minore incertezza, cittadini e imprese riacquistassero fiducia e aumentassero i consumi”.
Da considerare anche i rischi al rialzo per l’inflazione. La Bce segnala che “vi sono possibili nuove pressioni verso l’alto sui costi dei beni energetici e alimentari, legate anche al ritiro unilaterale della Russia dall’iniziativa per il trasporto dei cereali dal Mar Nero (Black Sea Grain Initiative). Le condizioni metereologiche avverse, alla luce dell’evoluzione della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari più del previsto”. Oltre a ciò, un incremento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo, oppure aumenti delle retribuzioni o dei margini di profitto maggiori di quanto anticipato, potrebbero spingere al rialzo l’inflazione, anche nel medio termine. “Per contro, una domanda più debole, riconducibile ad esempio a una più intensa trasmissione della politica monetaria, condurrebbe a un allentamento delle pressioni sui prezzi, soprattutto nel medio periodo – si legge sempre nel bollettino economico della Bce -. Inoltre, l’inflazione si ridurrebbe più velocemente se il calo delle quotazioni dell’energia e i minori rincari dei beni alimentari si trasmettessero ai prezzi degli altri beni e servizi più rapidamente di quanto attualmente atteso”.