Mediobanca: anche Bolloré esce da patto di sindacato. Quali scenari potrebbero aprirsi ora?
Dopo quasi 20 anni, Vincent Bollorè lascia il patto di sindacato di Mediobanca. Dopo l’uscita di Italmobiliare, annunciata il 25 settembre, Financière du Perguet (gruppo Bolloré), titolare di 69,7 milioni di azioni pari al 7,9% del capitale, ha inviato al presidente dell’accordo la “lettera di disdetta anticipata con efficacia primo gennaio 2019“. La soglia di validità del patto di sindacato di Mediobanca era stata fissata al 25%, e con l’addio del gruppo francese (che aderiva con il 7,9%) il patto si scioglie automaticamente. Quali scenatri potrebebro aprirsi? Adesso i grandi soci saranno chiamati a valutare quale strada percorrere. Secondo alcune indiscrezioni stampa e ricostruzioni, potrebbe essere presa in considerazione l’opzione di un patto ‘leggero’ (con circa il 20% del capitale) oppure quella sciogliere il patto e rendere Mediobanca ‘contendibile’.
La versione di Bollorè
“Dopo quasi vent’anni di adesione all’accordo, la scelta é collegata al crescente impegno finanziario del gruppo Bolloré in Vivendi (la cui quota di possesso è cresciuta in 12 mesi dal 20,6% al 26,2%) e all’obbiettivo di utilizzare con maggiore flessibilità i suoi asset“, si legge in un comunicato diffuso stamattina da Mediobanca. Nonostante l’uscita dal patto di sindacato il Gruppo Bolloré ha precisato “l’intenzione di mantenere in portafoglio la partecipazione, seppur al di fuori dell’accordo” ed ha espresso “soddisfazione per gli eccellenti risultati conseguiti dal gruppo Mediobanca, convinto sostegno all’attuale strategia e pieno supporto al suo management”, conclude la nota.
L’uscita di Pesenti
E’ di qualche giorno fa l’uscita dal patto di Italmobiliare. Martedì scorso il consiglio di amministrazione della società del gruppo Pesenti, alla luce della facoltà definita dagli accordi del 22 settembre 2017 fra i partecipanti al patto di sindacato di Mediobanca, ha deliberato di dare disdetta anticipata agli accordi parasociali, con effetto dal 31 dicembre 2018. “Dopo tale data le 8.673.728 azioni attualmente conferite al patto (pari allo 0,98% del capitale sociale di Mediobanca) non saranno più soggette a vincoli che ne limitino la piena disponibilità”, si legge nella nota. Italmobiliare ha precisato che manterrà una posizione nel patto attraverso la partecipazione (14,3%) in FinPriv, titolare di una quota sindacata dell’1,62% di Mediobanca.
Tra i principali soci all’interno del Patto c’è Unicredit con una quota pari all’8,4%, poi Mediolanum (3,28%) e Schematrentatre (Edizione) con il 2,1 per cento.
Intanto a Piazza Affari Mediobanca insieme alle altre big bank del Ftse Mib soffrono in attesa di indicazioni sul fronte del Def. Le tensioni sono salite nelle ultime ore, con M5S e Lega che avrebbero trovato un accordo per fissare un target deficit-Pil pari al 2,4% nonostante l’opposizione del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Il titolo Mediobanca cede circa il 2%, mentre Banco Bpm perde quasi il 5%. In deciso ribasso, con cali di circa il 4% per Uni Banca e Bper.