Mediaset: cda respinge richiesta Vivendi di convocare nuova assemblea, lo scontro si sposta in tribunale
È finito ieri il tanto atteso cda di Mediaset chiamato ad esprimersi sulla richiesta di Vivendi di convocare senza ritardo una nuova assemblea straordinaria al fine di revocare le deliberazioni assunte dai soci lo scorso 18 aprile (modifica dell’art. 7 dello statuto sociale) che, secondo il gruppo francese, sarebbero invalide essendo stato illegittimamente escluso dall’esercizio del diritto di voto.
Il cda di Mediaset ha deliberato all’unanimità di non dare seguito all’intimazione formulata da Vivendi di convocare una nuova assemblea. Come si legge in una nota del Biscione, “il Consiglio ha ritenuto che non possa configurarsi in capo allo stesso un obbligo di provvedere alla convocazione, essendo l’intimazione priva dei requisiti formali previsti. Alla carenza di questi requisiti, si aggiunge che l’intimazione riguarda una decisione su cui l’assemblea dei soci si è già pronunciata e che la stessa si pone in contrasto con il rimedio specifico che l’ordinamento offre nei confronti di una delibera ritenuta invalida, ossia la sua impugnazione”.
Impugnazione che è già stata fatta sia da Vivendi il 2 luglio scorso, ossia il giorno prima di chiedere la convocazione dell’assemblea straordinaria, che da Simon fiduciaria, cui è stata trasferita la quota eccedente il 10% dei diritti di voto che per l’Agcom Vivendi non può detenere fintanto che mantiene una quota superiore in Telecom Italia.
Ammessa con riserva l’iscrizione al voto maggiorato
Il cda di Mediaset ha invece accolto con riserva la richiesta di Vivendi di iscrizione al registro per il voto maggiorato, che era stata preceduta, si legge nella nota, “da una domanda di accertamento del relativo diritto proposta giudizialmente dalla stessa Vivendi sempre con l’atto di citazione notificato il 2 luglio 2019”. La richiesta del gruppo francese fa riferimento a tutte le 113.533.301 azioni di cui la stessa è detentore e non intestate fiduciariamente a Simon Fiduciaria, pari al 9,61% del capitale sociale di Mediaset.
Il board del Biscione ha quindi deliberato all’unanimità di accogliere la richiesta di Vivendi, precisando che “l’iscrizione avviene con riserva pendente domanda di accertamento promossa dalla stessa Vivendi, e che, in caso di accertamento positivo da parte dell’autorità giudiziaria, l’efficacia dell’iscrizione decorrerà dalla data” di ieri (22 luglio 2019).
Secondo Il Sole 24 ore, Vivendi potrebbe ora ricorrere al Tribunale con procedura d’urgenza per essere ammessa a votare all’assemblea del 4 settembre per la fusione in Media For Europe (Mfe), dove la sua partecipazione (che vale il 29,9% dei diritti di voto) può costituire la minoranza di blocco nelle assemblee straordinarie, dal momento che le delibere sono valide solo se prese con la maggioranza dei due terzi del capitale presente. La prima udienza al Tribunale di Milano è stata fissata per il 26 novembre, più di due mesi dopo l’assemblea per approvare la creazione della holding olandese Mfe.
Per analisti scontato l’esito del cda
“La risoluzione del consiglio di amministrazione è stata in linea con le aspettative. L’esito non rappresenta un motore dei prezzi ma crediamo che Mediaset e Vivendi debbano trovare un compromesso sui vari fronti di discussione” afferma Banca Akros che conferma l’accumulate su Mediaset con prezzo obiettivo a 3,6 euro.
“Continuiamo a ritenere che la struttura del nuovo gruppo (Mfe), maggiormente aperta ad aggregazioni internazionali, possa essere apprezzata anche da Vivendi il cui obiettivo dell’entrata in Mediaset era creare un gruppo Europeo dei media” sottolineano gli analisti di Equita che hanno rating Hold su Mediaset con target price a 3,2 euro.