Market mover della settimana: rebus tassi Fed, lavoro Usa, ma anche inflazione Ue
Chiuso il capitolo prima riunione 2024 della Banca centrale europea (Bce), con i tassi invariati e nessuna tempistica precisa sui tagli, il mercato volge lo sguardo ai prossimi appuntamenti con le banche centrali di fine gennaio. Tra tutti quello con la Federal Reserve (Fed), con il Fomc che si riunirà il 30 e 31 gennaio. L’agenda della prossima settimana prevede anche il primo meeting del 2024 della Bank of England (BoE) e alcuni spunti macroeconomici come i dati sul mercato del lavoro Usa per il mese di gennaio e l’inflazione della zona euro.
Fed, occhi puntati su Powell
Si avvicina l’appuntamento con la prima riunione dell’anno della Fed che annuncerà le sue decisioni di politica monetaria alle 20 ora italiana del 31 gennaio. Seguendo l’esempio della Bce di Lagarde, anche la banca centrale Usa dovrebbe confermare i tassi d’interesse nel range al 5,25-5,50%, continuando al tempo stesso il processo di riduzione del suo bilancio attraverso il cosiddetto quantitative tightening.
“Il focus sarà sulla riunione Fed di mercoledì, con il Governatore Powell atteso confermare la retorica delle scorse settimane sulla necessità di non tagliare i tassi troppo presto alla luce dei recenti dati macro, che hanno fotografato un’economia ancora tonica. Inoltre, anche le incertezze sull’evoluzione della crisi in Medio Oriente e conseguenze sui prezzi potrebbero giustificare una maggiore pazienza”, commentano gli strategist di Mps Capital Services.
Pil e deflatore core: arrivano sul tavolo del Fomc
Intanto negli ultimi due giorni sono arrivati interessanti spunti proprio dal fronte macro: ieri il Pil Usa, e oggi il deflatore PCE, la misura di inflazione “preferita dalla Fed”. Nel dettaglio, l’indice core Pce (personal consumption expenditure, che misura l’andamento dei prezzi per consumi personali) ha mostrato nel mese di dicembre un rialzo del 2,9% rispetto all’anno precedente. Un dato inferiore al 3,2% di novembre e al 3% del consensus Bloomberg.
“Non ci sono state vere sorprese sul fronte dell’inflazione, con il deflatore principale della spesa per consumi personali (la misura di inflazione preferita dalla Fed) che si è attestato allo 0,2% su base mensile, ma il tasso su base annua è stato del 2,9% anziché del 3%”, ha commentato James Knightley, Chief International Economist di ING.
Alla luce degli ultimi dati, secondo l’economista, un taglio dei tassi a marzo appare prematuro, mentre il mese di maggio rappresenta un punto di partenza possibile per l’avvio dei tagli dei tassi negli Stati Uniti. “i tagli dei tassi da parte della Fed sono in arrivo, ma marzo appare ancora prematuro”, afferma James Knightley che parla di un’economia americana Goldilocks.
Dopo il dato sul Pil di ieri relativo all’ultimo trimestre del 2023, cresciuto ad un tasso annualizzato del 3,3%, Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, ha commentato: “Anche se l’aumento dei tassi di interesse ha avuto ripercussioni su settori come il real estate commerciale, l’economia statunitense si conferma straordinariamente resiliente. Questa situazione potrebbe però rappresentare una complicazione per la Federal Reserve: i mercati finanziari prevedono una riduzione nei tassi nel corso del 2024, ma la solidità dei dati economici genera dei dubbi sulla velocità di questa discesa; molto dipenderà dalla traiettoria dell’inflazione e della domanda interna nei prossimi trimestri”.
Non solo Fed: inflazione Usa, riunione BoE e trimestrali tech
L’ultima settimana di gennaio vede una agenda macro densa di dati di rilievo, tra cui l’inflazione in Eurozona (giovedì) con le prime indicazioni di Spagna, Francia e Germania in arrivo nelle giornate di martedì e mercoledì. “Il consenso di Bloomberg si attende un marcato rallentamento del dato base al 3,2% dal 3,8% precedente – segnalano gli esperti di Mps – Un rallentamento più modesto è previsto sul dato generale (2,7% da 2,9%), con gli economisti che hanno stime leggermente superiori a quelle degli inflation swap (2,6%). Come ogni primo venerdì del mese, arriverà l’aggiornamento sul mercato del lavoro Usa che porterà nuove importanti indicazioni in ottica Fed.
In agenda giovedì anche le decisioni di politica monetaria della BoE con i tassi attesi fermi al 5,25%. Secondo la view di ING, la banca centrale britannica continuerà a segnalare che i tassi rimarranno restrittivi per un “periodo prolungato”. Guardando all’inflazione dei servizi e alla crescita dei salari, “riteniamo che agosto sia il punto di partenza più probabile per i tagli dei tassi”, sostengono dalla banca olandese.
A livello societario, prosegue a Wall Street la stagione delle trimestrali con tante big tech che comunicano i conti al 31 dicembre 2023. Tra le principali Microsoft, Alphabet, Amd, Amazon, Apple e Meta.