Manovra e spread, i possibili scenari per Ftse Mib e banche con il differenziale a 400 pb e oltre
Spread BTP-Bund sopra quota 300 punti base nel D-Day della manovra italiana, in cui sia il decreto fiscale sia il Dpb (documento programmatico di bilancio) dovrebbero arrivare alla Commissione europea entro la mezzanotte. Il condizionale rimane d’obbligo visto che ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. Quello che al momento appare certo è che l’Italia continuerà a rimanere sotto i riflettori, portando sui mercati una nuova volatilità, in vista delle numerose scadenze che l’attendono. Oltre al giudizio di Bruxelles, pendono anche le valutazioni delle agenzie di rating che si pronunceranno sull’Italia nelle prossime settimane.
“Gli investitori potrebbero continuare la fuga dall’azionario italiano e per le prossime settimane c’è da aspettarsi ancora volatilità e che il mercato continui a navigare senza una direzione precisa. Alla fine è lecito aspettarsi che una soluzione con Bruxelles verrà trovata. Il punto è capire quanto questo governo sia disposto a spingere prima delle elezioni europee”. Questo il commento di Gilles Guibout, gestore del fondo Pir AXA WF Framlington Italy, AXA Investment Managers. Secondo l’esperto, gli investitori si sentiranno ancora nervosi circa la sostenibilità del debito italiano e le ripercussioni che questo potrebbe avere a livello europeo.
Post legge di bilancio che scenari potrebbero aprirsi
Ma quali potrebbero essere gli scenari post legge di bilancio? Vincenzo Longo, market strategist di Ig, ne ha tracciati alcuni, prendendo in considerazione la variabile spread tra il BTp a 10 anni e il corrispettivo titolo tedesco. Il differenziale tra il rendimento del BTp e il Bund ha superato i massimi di fine maggio e staziona ora poco sopra la soglia dei 300 punti base, ma rimane distante dagli oltre 550 punti base varcati 7 anni fa e l’arrivo del governo tecnico guidato da Monti.
“Al momento sembra che il mercato abbia già prezzato un ampliamento del debito pubblico, finanze più instabili, il taglio di un notch del merito creditizio da parte di quasi tutte e 4 le agenzie di rating, anche se per ora il rischio “junk level” non è al momento sul tavolo”, segnala Longo.
Per Ig lo scenario base prevede uno spread a 400 punti base (o poco sotto), guidato dalle crescenti tensioni tra Bruxelles e Roma in scia a una bocciatura della bozza di bilancio da parte della Ue. “Nonostante il livello alto, non vediamo rischi di instabilità – spiega Longo -. Le banche potrebbero perdere un altro 20% in borsa e il Ftse Mib potrebbe tornare verso area 16.000 punti”.
Lo scenario negativo si concretizzerebbe solo con uno spread sopra 400 punti base, eventualità questa che potrebbe condurre molte banche a una nuova ondata di ricapitalizzazioni, vista l’erosione del Cet1 ratio dovuta ai BTp e agli NPL. Nonostante tutto, non ci aspettiamo che le agenzie di rating rivedano ulteriormente il merito creditizio, ma terranno l’outlook negativo sul Paese.
Per Longo lo scenario peggiore si avrebbe con l’avvicinamento alla soglia dei 500 punti base. “La situazione degenererebbe a tal punto che la soglia dell’investment grade del nostro rating sarebbe in serio pericolo – spiega Longo -. Un aspetto drammatico per un Paese come il nostro, caratterizzato da un debito altissimo”. Le conseguenze? Questa eventualità si tradurrebbe in un mancato accesso al mercato e immediata attivazione dell’Outright Monetary Transactions (OMT) della Bce. Il che vorrebbe dire che lo European Stability Mechanism (ESM) prenderebbe il controllo del Paese con manovre volte a far rientrare il debito (aumenti delle tasse e tagli alla spesa). Si tratta di un rischio dalle code grasse, con probabilità molto bassa che si verifichi.
Rischio elezioni anticipate
C’è poi un rischio, quello di un ritorno alle urne, che resta sempre sul tavolo alla luce delle distanze tra le due forze del governo su alcuni punti nevralgici del programma, come quello delle infrastrutture. Secondo l’analisi di Longo, questo rischio potrebbe palesarsi solo se si verificassero due eventi: un successo per i partiti euroscettici alle elezioni europee del prossimo anno; un raggiungimento della soglia del 40% dei consensi della sola Lega.