Notizie Le tensioni bancarie pesano su gas e petrolio, mentre favoriscono i beni rifugio

Le tensioni bancarie pesano su gas e petrolio, mentre favoriscono i beni rifugio

21 Marzo 2023 15:47

In seguito al nervosismo delle ultime settimane sui mercati finanziari, principalmente causato dalle turbolenze sul comparto bancario, prima statunitense con il crollo di SVB e dopo in Europa con il tracollo di Credit Suisse; la scorsa settimana abbiamo assistito ad un calo del Bloomberg Commodity, l’indice che riflette l’andamento dei contratti future di 22 commodity, che dai primi di marzo ha già perso oltre il 5%.

In controtendenza, continuano a brillare i beni rifugio come oro e argento che hanno beneficiato del peggioramento di sentiment sulle principali piazze finanziarie.

Andamento da dicembre 2021 del Bloomberg Commodity Index

Scendono gas e petrolio

Le vendite hanno colpito principalmente il comparto degli energetici, con il petrolio che è crollato in scia ai timori legati alla domanda, cali probabilmente amplificati anche da fattori tecnici legati al delta hedging dei market maker visti i forti scambi registrati sulle opzioni. In tal senso, il Delta Hedging consiste sostanzialmente nell’acquisto o nella vendita del sottostante di una opzione utilizzato come metodo di copertura dal rischio del venditore di opzioni.

In questo contesto, settimana particolarmente negativa per il Brent, riferimento del petrolio europeo, che nell’ultima settimana ha continuato il trend discendente perdendo quasi il 12%, passando da poco più 80 dollari al barile, al livello attuale vicino a 74 $/barile, segnando un minimo poco sopra il livello di supporto fondamentale (al momento) a quota psicologica dei 70 dollari al barile, prezzi di dicembre 2021. In tal senso, dal punto di vista tecnico il Brent nell’ultima settimana ha rotto violentemente al ribasso il trading range che aveva creato e sorretto le quotazioni da inizio anno.

Andamento del petrolio Brent da marzo 2022

Inoltre, il prezzo del Brent è stato penalizzato dalle dichiarazioni dell’IEA e dell’OPEC che hanno detto di aspettarsi un temporaneo surplus globale di produzione di petrolio nei prossimi mesi. In particolare l’IEA, l’agenzia internazionale dell’energia, ha avvertito che le proprie “stime sul surplus del primo semestre potrebbero essere sottostimate dato che la produzione russa sta calando più lentamente del previsto”.

Dal canto suo, l’OPEC, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, per il momento non sembra avere intenzione di intervenire per frenare il calo delle quotazioni, poiché a suo avviso la debolezza attuale è maggiormente legata a fattori finanziari (e quindi ad esempio impattato da possibili chiusure di posizioni rialziste), più che dai fondamentali.
Tuttavia, si è comunque tenuto un incontro tra i ministri dell’energia russo e saudita per discutere dell’attuale contesto e questo in preparazione del comitato di monitoraggio dell’OPEC+ in programma il 3 aprile.

In rosso anche il gas TTF, il benchamrk di riferimento del gas europeo, che solo dal 13 marzo ha perso circa il 26%, scendendo addirittura sotto i 40 euro al megawattora, livelli mai più ritestati da luglio 2021. Ricordiamo che dopo lo scoppio della guerra in Ucraina il prezzo del gas raggiunse il livello massimo addirittura sopra quota 330 euro al megawattora, ma adesso da quei livelli si trova in ribasso del 88%.

Il calo del prezzo del gas europeo è giustificato fondamentalmente da due fattori: il crescente aumento delle scorte nel Vecchio Continente (prezzo grafico e tabelle) e le attese di un clima mite in Europa per fine marzo e per i mesi a seguire.

Andamento del gas TTF

Deboli i metalli industriali e gli agricoli

Debolezza sui principali metalli industriali. Il rame è stato il peggiore con un calo settimanale del -3,4% (arrivando a perdere così l’11% da inizio anno), prima di rimbalzare in avvio di questa settimana. Il calo di settimana scorsa è giustificabile a causa della sua marcata sensibilità ai rischi di mercato.
In tal senso, è bene ricordare che nel corso della storia il prezzo rame è stato infatti più volte in grado di prevedere i punti di svolta nell’economia anticipando i segnali di recessione.

Questo è spiegato fondamentalmente dalla duttilità del metallo rosso che per via delle sue proprietà fisico-chimiche è impiegato nella maggior parte dei settori e sistemi produttivi.

La scorsa settimana il rame ha perso oltre il 3% penalizzato dalle tensioni sui rischi globali e nonostante il calo per la terza settimana consecutiva delle scorte a Shanghai. Intanto, tra le Autorità europee aumenta la consapevolezza che il rame sia vitale nella transizione energetica e per questo di recente è stato inserito nel nuovo Critical Raw Materials Act presentato al Parlamento UE (insieme al nichel), una legislazione che include i metalli per cui è necessario aumentare la produzione domestica per ridurre la dipendenza dalle importazioni.
Al momento, da questa legislazione sono esclusi argento, alluminio e zinco, ma l’associazione di categoria dei produttori di metalli europei ha chiesto che vengano inseriti.

Dal punto di vista tecnico il rame continua a scambiare all’interno di un canale ribassista di breve termine partito a gennaio (linea blu nel grafico giornaliero).

Andamento del prezzo del rame

In calo anche l’alluminio (-1,8%) e lo zinco (-1,3%), mentre al contrario è salito per la seconda settimana consecutiva il ferro (+1,6%), grazie principalmente agli acquisti da parte delle acciaierie cinesi sulla scia di una maggiore domanda di acciaio proveniente dal settore delle costruzioni.
In tal senso, segnaliamo che stagionalmente i prezzi del ferro tendono a rafforzarsi tra marzo e giugno.

 

Poco mosso l’indice generale degli agricoli (0,1%), con andamenti piuttosto divergenti e contrastanti all’interno del comparto. In quest’ottica, il prezzo del grano è balzato in settimana del +4,6%, ma gli acquisti hanno premiato anche il prezzo del mais che è salito la scorsa settimana del +2,8%.

Mais e grano sono saliti principalmente grazie all’incertezza sull’accordo per l’export ucraino dal Mar Nero, una questione delicata e molto importante per il sostentamento alimentare in particolar modo del continente africano.
Sempre con riferimento agli agricoli, si segnala la debolezza della soia, il cui prezzo in settimana è sceso del -2%, con la Cina, il principale consumatore e importatore mondiale, che si sta preparando ad aumentare, per questa stagione, la produzione locale per ridurre la dipendenza dall’estero.

Andamento del prezzo del mais

Brillano i beni rifugio

Tra le eccezioni positive troviamo i beni rifugio che tornano a brillare come di consueto in queste fasi di mercato caratterizzate da alta volatilità.
In questo contesto il prezzo dell’oro è balzato la scorsa settimana del 5,7%, superando in intraday anche l’importante livello di resistenza a quota 2000 $/oncia, livello mai più raggiunto da marzo 2022, prezzi registrati poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

Dal punto di vista tecnico la chiusura settimanale dell’oro al di sopra della resistenza statica già superata a quota 1960 $/oncia costituisce un importante segnale di forza che potrebbe spingere le quotazioni verso nuovi massimi storici. Per confermare la validità di questo segnale rialzista sarà necessario che l’oro non chiuda questo venerdì al di sotto di tale livello, poiché in tal caso di configurerebbe una figura di «bull trap» con potenziali ripercussioni ribassiste.

l rialzo, i principali livelli di resistenza da monitore si trovano in prossimità del massimo storico del 2020 a 2075 $/oncia, sfiorato l’anno scorso a marzo quando le quotazioni si fermarono a 2070 $/oncia.

Stessa dinamica anche per l’argento, che nella scorsa settimana è balzato del +9,5%, dimostrandosi ancora una volta un amplificatore di beta dell’oro.

Bene anche gli altri metalli preziosi come il palladio e platino che hanno realizzato performance poco sotto il 2%.

Andamento giornaliero del prezzo dell’oro