Le 16 banche sistemiche (inclusa una italiana) che fanno gridare al prossimo Cigno Nero
In tutto sono 16 e stanno spaventando il mondo della finanza. Tra loro ce n’è anche una italiana: si tratta di Deutsche Bank, Nordea, ICBC, UniCredit, Crédit Agricole, ING, Santander, Société Générale, BNP Paribas, UBS, Agricultural Bank of China, AXA, Mitsubishi UFJ Financial Group, Bank of China, Credit Suisse e Prudential Financial.
Non si tratta di tutte le banche sistemiche individuate a livello globale. Complessivamente gli istituti finanziari sistemici, ovvero Too Big To Fail, la cui crisi metterebbe sul tappeto il sistema finanziario globale, sono 39. Ma il fatto che quasi la metà di questi abbia visto le quotazioni scivolare nel mercato orso non promette nulla di buono.
Tutt’altro: intervistato dal Financial Times Ian Harnett, responsabile strategist degli investimenti per Absolute Strategy Research, ha lanciato il primo allarme “Cigno Nero” da almeno il 2009.
Harnett spiega che il fatto che quasi la metà degli istituti globali SIFI sia capitolata nel mercato oro, rappresenta un (uno dei tanti) dilemma che i banchieri centrali dovranno prima o poi affrontare.
Come? Costringendosi, probabilmente, a rinunciare ad adottare ulteriori manovre di politica monetaria restrittiva.
“L’indizio è nella parola (sistemica) – spiega Hartnett – Se queste banche sono importanti a livello sistemico, allora i banchieri centrali dovranno osservarle attentamente, per capire cosa sta accadendo”.
Il messaggio non è rivolto solo alla Federal Reserve di Jerome Powell, che comunque rimane determinata a rimanere nel percorso del rialzo dei tassi, ma anche alla Bce, che dovrebbe alzare i tassi per la prima volta dopo anni nel 2019, dopo aver detto addio al piano di Quantitative easing nel dicembre di quest’anno.
Per Harnett, il fatto che ci siano stati dei “crolli sincronizzati”, fa pensare che dai mercati finanziari sia stato lanciato un chiaro “segnale di stress finanziario”.
Tra l’altro, i cds di alcune di queste banche (che sono praticamente le più grandi al momento) sono saliti in modo vertiginoso. E questo significa che il rischio default viene percepito più alto rispetto a qualche mese fa.